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19/05/2024

Lo strano caso della premier che riceve un ergastolano dagli USA

Chico Forti, imprenditore 65enne condannato all’ergastolo negli Usa per omicidio, che ha già scontato 24 anni di pena in Florida, è arrivato ieri in Italia ed è stato subito portato nel carcere di Rebibbia prima di essere trasferito a Verona e – con tutta probabilità – essere poi scarcerato applicando la normale legislazione penitenziaria che dovrebbe, ma solo in teoria, valere per tutti i detenuti.

Siamo naturalmente contenti di sapere che un detenuto sia prossimo alla liberazione, specie dopo 24 anni di carcere.

Ci sorprende, comunque, che per riceverlo si sia scomodata addirittura la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, notoriamente poco sensibile ai diritti dei detenuti (vedi il povero Alfredo Cospito, che non ha ucciso nessuno né è stato mai neanche accusato di omicidio).

Ma certo Alfredo non è un imprenditore...

Rimaniamo contenti di sapere che Forti sarà liberato anche se condannato da uno “stato democratico” che in teoria dovrebbe avergli garantito tutti i diritti a una difesa e un processo giusto. Si può naturalmente essere fiduciosi nella sua innocenza, ma finché un tribunale con tutti i crismi non l’avrà dichiarato tale, riaprendo il processo da capo, resta pur sempre un condannato in via definitiva (che comunque ha scontato, secondo noi e la cultura giuridica europea, fin troppi anni di carcere).

24 anni di carcere ci sembrano troppi anche nel caso di un omicidio ignobile come quello per cui è stato accusato e condannato Forti: il 15 febbraio 1998 il giovane Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza, viene trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami.

Gli inquirenti telefonarono all’albergo e vennero a sapere che Dale era partito per Miami per annullare la vendita dell’albergo di proprietà del padre, dopo che un mediatore aveva detto a Dale che Forti stava truffando il padre Anthony Pike, da tempo affetto da demenza.

Un reato molto “imprenditoriale”, di cui comunque Forti si è sempre dichiarato innocente.

Non abbiamo nulla in contrario rispetto al suo rientro in Italia e alla sua scarcerazione, ripetiamo. Ci sembra però curiosa l’immensa sollecitudine di tutto il centrodestra per questo caso, mentre su mille altri ha un atteggiamento diametralmente opposto.

Ad esempio, un’altra nostra connazionale imprigionata con l’accusa – ancora non dimostrata né confermata da condanna, neppure di primo grado – di aver fermamente “accarezzato” un paio di neonazisti ungheresi è, invece, considerata (per esempio dal vicepresidente del consiglio) non meritevole dell’interessamento del governo italiano.

Forse perché non è un imprenditore. Anzi, è addirittura antifascista...

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