Le elezioni europee si stanno avvicinando, e dunque si fanno sempre più pressanti i tentativi di mettere un’ipoteca sugli equilibri del prossimo Parlamento europeo, sulla base dei sondaggi ad oggi diffusi. È evidente che nell’Aula di Strasburgo ci sarà una forte presenza della destra, nei suoi vari schieramenti.
Il Partito Popolare Europeo, assimilabile a un generico centrodestra, dovrebbe conseguire la maggioranza relativa, e sarà quindi il perno intorno a cui si costruirà la prossima maggioranza. Sostanzialmente senza poteri, ma cartina tornasole per gli indirizzi che prenderà la prossima Commissione Europea.
La ‘maggioranza Ursula’, cioè quella del mandato in via di chiusura e che andava dai socialisti ai popolari, passando per soggetti come i pentastellati italiani, sembra ormai superabile da un netto spostamento a destra del quadro politico. A conquistare consensi sono infatti ECR e ID.
Gli European Conservatives and Reformists esprimono l’ala conservatrice dei paesi comunitari. Al suo interno sono presenti partiti con posizioni nette sui diritti civili (ad esempio, contro quelli LGBTQI+ e sulla libertà di aborto), contro l’immigrazione, cauti sul federalismo europeo e fortemente legati agli ambienti imprenditoriali.
Sono avviati da tempo sulla strada dell’istituzionalizzazione, e un esponente oggi centrale è proprio la prima ministra italiana Giorgia Meloni. Appena una settimana fa, a Madrid, a una kermesse del partito spagnolo Vox, ha ribadito il no alle ‘teorie gender’, la tutela delle imprese e degli agricoltori, e l’opportunità di una maggioranza di centrodestra.
Accanto ai conservatori c’è Identity and Democracy, che riunisce i partiti di estrema destra, anche se sul piano europeo il compasso politico non rispecchia sempre quello a cui siamo abituati entro i confini nazionali. I due principali esponenti sono la Lega italiana e il Rassemblement National francese.
In teoria, questo gruppo si distingue da quello della Meloni più che altro per un maggiore euroscetticismo. Ma anche questo sta affrontando un evidente processo di istituzionalizzazione e ‘ripulitura’, per mostrarsi responsabile e pronto a governare.
ID ha appena deciso di espellere AfD, il partito tedesco di chiara impronta neonazista, in seguito alle dichiarazioni del capolista Krah, per cui chiamare le SS criminali è una “generalizzazione”. Insomma, per lui anche i nazisti hanno fatto cose buone...
In un’intervista concessa al Corriere della Sera lo scorso sabato, Marine Le Pen ha colto la palla al balzo, rivolgendosi alla Meloni con una proposta di alleanza. “Se ci riusciamo possiamo diventare il secondo gruppo del Parlamento europeo”.
Insomma, anche perdendo i parlamentari di AfD, l’obiettivo è quello di costruire una maggioranza solida e più omogenea, di centrodestra. In cui un’estrema destra abbia un peso maggiore, con tutti i risvolti che ciò porta con sé sulla vita democratica dei nostri paesi.
La von der Leyen, e Michel prima di lei, hanno reso chiaro che non esisterà incontro possibile se non sostenendo saldamente lo sforzo bellico in Ucraina e il rispetto dei vincoli di bilancio. Ma ha anche aperto chiaramente a ERC, affermando che con Giorgia Meloni, politica “pro-UE”, ha lavorato bene.
Lo spostamento verso destra dell’asse europeo, al di là del voto, è comunque evidente. Sappiamo che ciò è frutto della crisi e della deriva bellicista del modello europeo, che implica anche una pesante torsione autoritaria interna, per far fronte alla crescente politicizzazione delle contraddizioni.
Il Parlamento europeo è un’istituzione in pratica senza poteri. Ma la sua è l’immagine di una dinamica generale decisamente preoccupante, contro cui bisogna combattere, a partire dal nostro governo alla manifestazione nazionale del primo giugno.
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