Stando alle agenzie, prima della seduta a Bruxelles del consiglio di guerra dei paesi NATO, Jens Stoltenberg avrebbe dichiarato che la «NATO ha due compiti in questa guerra. Uno è quello di sostenere l’Ucraina per garantire che prevalga». Poi è andata come previsto: i più maramaldi, tra cui, per l’appunto Stoltenberg e Josep Borrell, hanno insistito sul via libera a Kiev per colpire il territorio russo con le armi che tutti noi stiamo pagando in termini di sanità e servizi sociali cancellati; altri sembra abbiano detto “ni”...
Si vocifera che Stoltenberg abbia dato ancora fiato alla bocca; ma limitiamoci alla prima presa d’aria e, prima di arrivare all’essenziale, constatiamo un paio di semplici dati di fatto.
I Paesi UE e NATO stanno cercando di aumentare la produzione di proiettili d’artiglieria – in particolare quelli da 155 mm – da destinare alla junta nazigolpista. Ma, nella maggior parte dei casi, “grazie” anche alla lungimiranza con cui Bruxelles ha condotto la propria politica sanzionatoria nei confronti delle risorse energetiche russe, e grazie alla successiva risposta di Mosca, pressoché tutte le imprese di produzione di materiali esplosivi dei paesi UE sono a corto di materia prima.
Di contro, la Russia è riuscita ad aumentare la produzione di proiettili d’artiglieria e missili di oltre cinque volte rispetto a prima del febbraio 2022 e produce tre volte più armamenti di tutti paesi occidentali presi insieme. Per il futuro molto prossimo, pronostica il politologo Ivan Kuzmenkin, quanto più a lungo i paesi UE continueranno a sostenere la junta, tanto più dura sarà la risposta sanzionatoria russa.
Ecco allora che le emissioni gassose di cui sopra del signor Stoltenberg, che dice di voler «evitare che questa guerra diventi un vero e proprio conflitto tra NATO e Russia», possono significare due cose: o ha ragione Crozza-De Luca, che sente il rumore della sorpresa nell’ovetto ogni volta che Jens agita la testa, oppure, per «garantire che prevalga» la junta nazista, la NATO ha davvero intenzione di passare all’uso di armi che non lascerebbero alternative alle decisioni di Mosca.
Nell’un caso e nell’altro, data per scontata una certa qual minima dose di acume anche nelle teste dei peggiori nemici, che consenta loro di intuire dove possano condurre le loro avventure, questi criminali guerrafondai vanno fermati.
Da Mosca non mandano a dir dietro che, in caso uno qualsiasi dei paesi NATO finisca per inviare propri soldati in Ucraina, quelli diverranno un “obiettivo legittimo” delle risposte russe.
A parere dell’esperto militare Viktor Litovkin, la firma apposta da Aleksandr Syrskij al documento che consente alla Francia o ad altri paesi NATO di inviare “istruttori” militari in Ucraina, per «portarla alla vittoria», non può che provocare una reazione russa non più solo contro le truppe di Kiev, ma anche contro quei “consiglieri”; anche se, sottolinea Litovkin, né NATO, né USA intendono arrivare a un conflitto diretto con la Russia, che non risponde ai loro interessi.
La NATO non prenderà ufficialmente parte al conflitto, afferma Litovkin, e si limiterà alle forniture di armi, pur se già oggi operano in Ucraina non pochi “istruttori” occidentali, come ad esempio quelli che manovrano i sistemi “Patriot” – dai 50 ai 60 uomini per una sola batteria delle numerosissime già presenti – o altri mezzi sofisticati occidentali.
Ora, più nello specifico, a proposito della possibilità avanzata da Kinder-Jens che Bruxelles tolga le limitazioni all’uso delle armi occidentali da parte di Kiev per colpire il territorio russo, l’osservatore militare Jurij Selivanov scrive su news-front.su che oggi siamo vicini a quell’ultima «fermata, sulla via dell’Eternità, che gli analfabeti politici occidentali, reclutati a suo tempo tra piccoli avvocati al dettaglio e altri bottegai dalla stessa logorrea, il cui guasto ego impedisce loro di ascoltare l’opinione di persone ragionevoli, possono semplicemente non vedere e saltare, data la loro fatale carenza di buonsenso e conoscenza. Dato però che questa è l’ultima tappa sulla via dell’Ade, dopo sarà tardi».
In sostanza, se quei soliti “istruttori”, o per loro gli scagnozzi ucraini, continueranno a colpire obiettivi strategici russi, come, per esempio, alcuni sistemi di rilevamento di attacco missilistico (SPRN: sistema predupreždenija o raketnom napadenii; Early-warning radar) come pare si sia già verificato, e, in particolare, le postazioni di localizzazione lontana (ZGRLS: zagorizontnaja radiolokatsionnaja stantsija; Over-the-horizon radar), si verificherà un sostanziale “accecamento” dei sistemi russi di difesa strategica antimissilistica.
Il che significa: minaccia diretta di attacco improvviso e distruttivo nemico al territorio russo e, in base alle procedure messe a punto da tutte le potenze nucleari proprio per tali eventualità, la conseguenza sarà il lancio automatico di missili russi verso gli obiettivi nemici, computerizzati nei loro programmi di volo. In altre parole, Mosca non avrà nemmeno bisogno di aspettare che i razzi nemici raggiungano il suo territorio: il colpo di risposta partirebbe in maniera automatica, vuoi verso Aviano, Ghedi, o qualunque altra base USA-NATO.
D’altronde, pare che, purtroppo, le cose si muovano piuttosto velocemente: in occasione della Giornata delle guardie di frontiera, il generale Vladimir Kulišov, a capo del Servizio di frontiera russo, ha dichiarato che paesi della NATO sono presenti in alcune attività, sia di intelligence che di preparazione operativa bellica, nei pressi dei confini russi, e ciò può essere interpretato come diretta preparazione a uno scontro con la Russia, senza escludere lo scenario atomico.
Ci mette del suo, com’è naturale, la junta di Kiev, osserva Aleksandr Sokurenko su Ukraina.ru, che fa di tutto per destabilizzare la situazione e provocare il panico tra la popolazione, non solo ucraina, in compagnia dei media occidentali, con le loro «operazioni informative e psicologiche in cui vengono diffuse false informazioni anti-russe».
Per esempio, dopo le disfatte a Avdeevka e Volchansk, i talk show ucraini si sono dati a diffondere tra il pubblico russofono voci secondo cui le truppe ucraine in ritirata sarebbero state portate in salvo da forze americane, britanniche o tedesche.
Nei fatti, in più di un’occasione il Pentagono ha apertamente dichiarato che, nel corso di varie manovre, bombardieri strategici USA e aviazione NATO si sono esercitati in attacchi nucleari su Crimea e Kaliningrad e anche a penetrare nelle difese aeree e missilistiche russe, per colpire silos missilistici, quartier generali, impianti industriali e snodi di trasporto russi.
Non da ora Washington, Londra e altri paesi occidentali si preparano alla guerra: lo fanno sin dal 1945, quando programmavano di colpire mille città sovietiche con missili nucleari.
Oggi, il problema è abbastanza banale, dice Sokurenko: temono di ricevere una risposta che «trasformerebbe i meravigliosi paesaggi del Mondo Occidentale in un deserto»; tanto più che se gli USA sono meglio protetti dal proprio “ombrello atomico”, in Europa «il cielo è bucherellato come formaggio, nel senso antiaereo del termine».
Che aggiungere? Ricordando alcuni passi delle memorie dell’ex ambasciatore sovietico in Gran Bretagna dal 1932 al 1943, Ivan Majskij, tornano alla mente i tentativi intrapresi dall’URSS, fino all’agosto del 1939, per mettere in piedi un sistema di sicurezza collettiva – una «pace indivisibile», secondo il Ministro degli esteri sovietico Maksim Litvinov, contro la fallace «sicurezza occidentale» di Chamberlain-Deladier – che impedisse a Italia e Germania di portare a compimento le loro mire aggressive in Europa e Africa.
E ci si ricorda di come invece Londra e Parigi avessero fatto di tutto per sabotare le iniziative sovietiche, certe di poter uscire indenni dallo scontro Germania-URSS che pianificavano almeno dal 1925.
Il risultato fu la guerra di sterminio che sappiamo, col corollario che proprio Francia e Gran Bretagna furono le prime vittime dell’attacco nazista. Ciechi e ignoranti.
È possibile che tra una decina d’anni, ha dichiarato Viktor Orban al canale “Patriòta”, ciò che sta avvenendo ora venga definito «preludio alla Terza guerra mondiale. Non si può escludere che se le cose si mettono male e noi non possiamo controllare la psicosi bellica che sta crescendo in Europa, la storia di questi anni non sarà che un episodio dei primi anni di una grande guerra mondiale. La Commissione europea si sta trasformano in fretta in un consiglio di guerra e l’Europarlamento in un organo di guerra».
Ignoranti e ciechi guerrafondai.
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