Nella nottata appena trascorsa, l’esercito israeliano ha lanciato un attacco sul centro per sfollati a Barkasat, nel nord-ovest dell’area di Rafah. La struttura è gestita dall’UNRWA, che ha contato già decine di morti tra i suoi operatori e le ritorsioni dell’occupazioni sionista per l’aiuto dato ai palestinesi.
Da Tel Aviv dichiarano che l’attacco è stato portato contro terroristi, “bersaglio in conformità con il diritto internazionale”, e che è stato eseguito con munizioni di precisioni – ordigni da una tonnellata... –. Ovviamente, il bombardamento ha prodotto un incendio che si è subito diffuso tra le tende, portando la conta delle vittime a 50 morti e 180 feriti proprio in questi minuti.
Come spesso è accaduto durante questi mesi di massacro, la maggior parte delle vittime sono donne e bambini. Il tutto giustificato con la necessità di eliminare due alti ufficiali di Hamas, identificati dall’IDF come Yassin Rabia e Khaled Nagar, responsabili di varie operazioni nella Cisgiordania.
La Mezzaluna rossa palestinese ha dichiarato che sta lavorando per salvare quante più persone possibile. Ma ha anche ribadito che le persone del campo profughi erano lì perché “questo luogo era stato indicato dall’occupazione israeliana come una zona umanitaria”.
Dopo questo ennesimo crimine israeliano, Hamas ha invitato pubblicamente a una ulteriore sollevazione palestinese: “invitiamo le masse del nostro popolo in Cisgiordania, a Gerusalemme, nei territori occupati e all’estero a sollevarsi e marciare con rabbia contro il massacro sionista in corso”.
Persino l’Autorità Nazionale Palestinese ha detto che gli atti di ieri sera sono “una sfida a tutte le risoluzioni di legittimità internazionale”, riferendosi alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che ha ordinato a Israele di fermare l’offensiva a Rafah. E a cui Tel Aviv aveva subito risposto bombardando la città.
Nella notte, un raid aereo ha colpito anche il sud del Libano, dove le forze armate israeliane dicono di aver identificato infrastrutture ‘terroristiche’ di Hezbollah. Di nuovo, quindi, un’azione portata avanti dai sionisti in tutte le direzioni, continuando a seminare morte e destabilizzazione in tutta l’area.
Gaia Giletta, infermiera italiana di Medici Senza Frontiere, presso cui uno dei centri sono stati portati i colpiti dall’attacco israeliano al campo profughi UNRWA, ha ripetuto che “quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro a Gaza”. Perché ciò accada Israele deve essere fermato e la sua occupazione terminata.
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