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22/05/2024

Iran - Le ripercussioni della morte di Raisi

Il capo dell’amministrazione presidenziale iraniana, Gholam-Hossein Esmaili, che accompagnava il presidente iraniano Ebrahim Raisi in un altro elicottero, ha raccontato all’agenzia Irna le fasi dell’incidente.

“Forse c’era nebbia nelle profondità della gola, ma non c’era nebbia sulla traiettoria del nostro volo. Le nuvole erano leggermente più alte dell’elicottero”, ha detto Esmaily.

Secondo il funzionario, l’equipaggio dell’elicottero su cui stava volando ha notato la scomparsa dell’elicottero del consiglio presidenziale circa 30 secondi dopo che il suo pilota aveva ordinato al resto degli equipaggi di guadagnare quota per salire sopra le nuvole.

Dopo la scomparsa dell’elicottero di Raisi, l’equipaggio del secondo velivolo è andato a cercarlo cercando di mettersi in contatto con lui. I piloti sono riusciti a chiamare l’imam, che era a bordo con Raisi. L’equipaggio, secondo Esmaily, è rimasto in contatto con lui per diverse ore prima della sua morte. Dalle sue parole, è diventato chiaro che l’elicottero presidenziale si era schiantato. “Non mi sento bene, non so cosa sia successo, non so dove sono, sono sotto gli alberi, non lo so, non vedo nessuno, sono solo”, così il capo dell’amministrazione presidenziale ha riferito le ultime parole dell’imam.

La morte del presidente iraniano Raisi è arrivata sicuramente in un momento difficile per il Medio Oriente. Fatta eccezione per Israele e Stati Uniti – quest’ultimi in modo fin troppo sguaiato – i leader mondiali hanno inviato le loro condoglianze all’Iran.

Raisi, in qualità di presidente dell’Iran, era la seconda persona più potente del paese, dopo il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei.

Il primo vicepresidente dell’Iran, Mohammed Mokhber, è ora presidente ad interim mentre il negoziatore Ali Bagheri Kani è stato nominato ministro degli Esteri ad interim. Sulla base della Costituzione iraniana, entro 50 giorni sarà eletto un nuovo presidente.

L‘eredità di Raisi dopo la sua morte avrà un forte impatto sulle relazioni interne ed estere iraniane in futuro, soprattutto su tre dossier: le tensioni con Israele, la normalizzazione delle relazioni con l’Arabia Saudita, l’accordo sul nucleare. Sul piano interno Raisi era stato un punto di equilibrio dentro le rivalità nei gruppi conservatori al comando del paese.

Le tensioni tra Iran e Israele

Durante la presidenza di Raisi, le tensioni tra l’Iran e l’asse USA-Israele hanno raggiunto i livelli più alti dalla rivoluzione del 1979. Il 1° aprile 2024, un attacco aereo israeliano su un edificio consolare iraniano a Damasco ha ucciso diversi alti ufficiali iraniani.

In risposta, il 13 aprile, l’Iran ha effettuato il suo primo attacco diretto sul territorio israeliano lanciando oltre 300 velivoli senza pilota e missili. Una continuazione dell’attuale tendenza tra l’Iran e l’Occidente e Israele potrebbe portare a una guerra totale tra Iran e Israele.

Il riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita

Sotto la presidenza di Rouhani, nel gennaio 2016, una manifestazione in Iran di persone infuriate per l'esecuzioni da parte dell’Arabia Saudita di un importante religioso sciita e di 47 prigionieri, aveva fatto irruzione nell’ambasciata saudita, portando a una crisi diplomatica tra Riyadh e Teheran.

Nel marzo 2023, la Cina ha mediato il riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita.

Tuttavia, la ragione principale di questo sviluppo è che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha adottato una nuova strategia per trasformare l’Arabia Saudita nella principale potenza economica del Medio Oriente da qui al 2030.

Per raggiungere questo obiettivo, ha agito per normalizzare le relazioni con i paesi della regione, tra cui Iran, Qatar, Egitto e Turchia, e persino con Israele, espandendo anche le relazioni con le potenze del blocco eurasiatico, Russia e Cina.

Questo sviluppo ha gettato le basi per migliorare le relazioni arabo-iraniane durante la successiva amministrazione iraniana.

L’altra importante iniziativa di Raisi è stata l’adesione permanente dell’Iran all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) e la richiesta di aderire ai Brics. Se le ostilità tra l’Occidente e l’Iran continuassero, l’adesione dell’Iran a queste due importanti organizzazioni fornirebbe una base per completare il processo di integrazione dell’Iran con questo nuovo blocco internazionale.

L’accordo sul nucleare iraniano

Sebbene la maggior parte dei conservatori si sia opposta con veemenza all’accordo sul nucleare iraniano, noto come Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), il governo di Raisi ha fatto ogni sforzo per rilanciarlo, anche se senza successo, con l’amministrazione Biden che ha mostrato poca voglia di fare passi in avanti.

La Casa Bianca e l’Unione Europea non erano inclini a rilanciare il JCPOA a causa della cooperazione dell’Iran con la Russia, soprattutto nella guerra in Ucraina, e poi del sostegno dell’Iran ad Hamas.

Biden non solo ha mantenuto circa 1.500 sanzioni imposte contro l’Iran durante la presidenza di Donald Trump, ma ha anche aggiunto circa 700 nuove sanzioni. Anche i governi europei hanno imposto decine di nuove sanzioni contro l’Iran.

A causa delle sanzioni, all’inizio del 2024, la popolazione iraniana ha dovuto affrontare un’inflazione elevata e una valuta ancora più indebolita. Il tasso di cambio del libero mercato è passato da 250.000 rial per dollaro alla fine della presidenza di Hassan Rouhani nel 2021, a oltre 600.000 rial nel marzo 2024.

Di conseguenza, la reazione più significativa del governo Raisi è stata quella di prendere le distanze dal JCPOA, espandere il suo programma nucleare e di alzare la soglia dell’Iran verso uno stato nucleare. Resta da vedere se l’Iran riuscirà a diventare uno stato nucleare dopo la morte di Raisi.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea attualmente non hanno alcuna iniziativa diplomatica o volontà di impegnarsi in un dialogo serio e ampio con l’Iran, concentrandosi invece sull’aumento delle sanzioni e delle minacce. Se questa tendenza continua, indipendentemente da chi potrebbe essere il prossimo presidente, Teheran probabilmente andrà avanti con l’acquisizione di capacità nucleari.

Ripercussioni sul governo del paese

Raisi è stato il primo presidente dell’Iran durante i 35 anni di leadership dell’ayatollah Khamenei ad essere pienamente allineato con le politiche della leadership religiosa a livello nazionale, regionale e internazionale. I precedenti presidenti del campo riformista o moderato, come Akbar Rafsanjani, Mohammad Khatami e Rouhani, avevano infatti opinioni diverse sia sulla politica estera che su quella interna rispetto alla leadership. Anche Mahmoud Ahmadinejad, eletto dal fronte conservatore, alla fine ha avuto ampi disaccordi con la leadership religiosa del paese.

In effetti, l’era di Raisi ha segnato il primo periodo in cui la governance in Iran è diventata unificata, con i conservatori che detengono il potere su governo, parlamento, magistratura, sicurezza e istituzioni militari.

Sotto Raisi, tuttavia, il fronte conservatore ha conosciuto una divisione. Figure moderate del campo come Ali Larijani, ex presidente del parlamento, sono state messe da parte, mentre figure semi-moderate come Mohammad Bagher Ghalibaf, l’attuale presidente del parlamento, hanno affrontato severe critiche da parte della fazione più radicale. Raisi ha cercato di posizionarsi al centro di questa rivalità. Pertanto, l’idea di “unità di governo” era stata messa in discussione.

Di conseguenza, dopo Raisi, sono prevedibili due ipotesi sulla politica interna dell’Iran.

Uno suggerisce che i conservatori più radicali rafforzeranno la loro presa e controlleranno completamente il governo, il che potrebbe portare a un’escalation delle tensioni tra l’Iran e l’Occidente.

La seconda ipotesi è che, con la guida della leadership religiosa, entreranno in scena forze moderate all’interno del campo conservatore, il che aumenterebbe le possibilità di allentare le tensioni tra l’Iran e l’Occidente.

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