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04/12/2024

Da quale anno parla la CGIL?

Lo sciopero generale è stato preceduto come d’abitudine da una serie di interviste del segretario generale della CGIL ai giornali di riferimento. Un format comunicativo che affonda le radici nei profondi anni ’80 e che, anche nei contenuti, sembra venire da quell’epoca tanto che le interviste sembrano concesse da Pizzinato piuttosto che da un sindacalista del 2024. Qui la fonte del problema non sta tanto nella mancanza di radicalità di contenuti quanto, piuttosto, nel contesto narrato da Landini che non esiste più dalla prima metà degli anni ’80: quello del maggiore sindacato italiano che parla a uno stato sovrano in grado, una volta costretto dalle lotte, a prendere decisioni nella direzione progressista voluta dal sindacato. Certo, se vogliamo interpretare tutto questo secondo la coppia oppositiva radicalità/riformismo si potrebbe dire, semplificando, che è saltata la base istituzionale per fare politiche di riforma ma veniamo, piuttosto, ai contenuti espressi da Landini.

1) Pietra angolare delle politiche di riforma chieste dalla CGIL: recupero evasione fiscale e tassazione grandi patrimoni. Qui bisogna semplicemente ricordare che dal 1999, con l'entrata in vigore dell’euro, la fuga dal regime fiscale italiano, da parte di aziende precedentemente basate nel nostro paese, tocca massicciamente due settori strategici (tecnologici e manifattura) ed è nell’ordine, a seconda degli studi, di diverse centinaia di miliardi di euro. Oggi, tra l’altro, il maggior contribuente italiano, di nazionalità, paga le tasse in Olanda e, per lui come per altri parlare di “recupero” è legalmente impossibile. In queste condizioni, di concorrenza fiscale tra paesi Ue subita dall’Italia, diventa difficile far pagare le tasse “per la redistribuzione sociale”. La concorrenza fiscale tra paesi Ue che tocca la base materiale della redistribuzione sociale in Italia, questo è il problema omesso.

2) Il recupero dell'evasione fiscale esiste, le statistiche di quest’anno lo dimostrano, ma non si prefigura di dimensioni tali da generare risorse per l’inversione delle politiche di austerità che chiede la CGIL. E qui Landini si è badato bene, nel suo format comunicativo anni ’80, di ricordare che il patto di stabilità europeo, l’austerità concertata tra i paesi dell’eurozona, all’Italia assegna almeno sette anni di duri risparmi per cui il recupero di risorse dall'evasione fiscale non andrà all’inversione delle politiche di austerità ma può persino servire solo per pagare gli interessi sul debito (quest’anno 77 miliardi contro 25 di recupero evasione) se le condizioni dei mercati finanziari peggiorano.

3) A meno di far finta di credere di essere ancora negli anni ’80 le “politiche industriali”, es. automotive, chieste da Landini presuppongono una chiara visione, tavoli di trattativa diretti e chiare alleanze, con partner esteri. Altrimenti le trattative a Palazzo Chigi sono solo un rito di sopravvivenza. Qui i problemi sono due: a) Stellantis, che ha fabbriche in Italia, non ha una vera politica industriale b) il principale cliente estero dei componenti automotive italiano, la Germania, può ristrutturare mettendo fuori mercato molta manifattura italiana se le politiche non sono comunemente concertate ma qui si tocca la realtà più reale e andiamo al punto successivo

4) La Germania intende ristrutturare mettendo al centro delle politiche industriali la IA che, nelle interviste anni ’80 di Landini, non è neanche nominata, e forse nemmeno conosciuta, come fattore produttivo. Questo presuppone delle politiche di allineamento tra paesi Ue, non solo la Germania, sia industriali che di ricerca che non si intravedono nelle strategie del segretario CGIL semplicemente perché non ci sono. Bisognerebbe trattare su prodotti e ricerca tecnologica con l’Italia e un altro paese e in settori di cui la CGIL non sa praticamente nulla (IA legata ad automotive valorizzando qui l’università pubblica) mentre si cerca, giustamente ci mancherebbe, di tenere a galla il lavoro italiano per Stellantis.

5) Last but not least: la CGIL crede ancora che il futuro del lavoro di questo paese sia la piena occupazione come negli anni ’60? Crede ancora che IA e robotica, combinate col fattore demografico, abbiano un ruolo marginale nel determinare la forza lavoro? Personalmente credo che il diritto informatico, detto in senso largo, oggi sia direttamente diritto sindacale e che un segretario che ancora parla, e pensa, come se si fosse nell’epoca delle carte telefoniche da usare in cabina sia più una curiosità del presente che una risorsa per il futuro. Solo combinando diritto informatico e diritto del lavoro si ha davvero una tutela dei lavoratori e sono parole basiche, semplici, per chi frequenta la realtà, mentre nel mondo CGIL affermazioni del genere risultano, al massimo, rumore da decodificare.

Come sappiamo lo stato sovrano, che prende decisioni autonome di politica fiscale e industriale, di Pizzinato pardon, Landini non esiste più eppure si continua a reiterare questo schema di mobilitazione con un format comunicativo vecchissimo, per cercare di ottenere consenso e mantenere giusto un ruolo nella concertazione con le istituzioni e nell’essere sindacato dei servizi. Certo, da quando esiste la Ue i sindacati, invece di fare il salto di qualità continentale, si sono ulteriormente nazionalizzati e, infatti, salvo lodevoli eccezioni hanno sempre perso e, con loro, i lavoratori. La CGIL è solo uno degli esempi della mancata evoluzione dei sindacati ed è uno dei problemi dei tanti downgrade che caratterizzano la società italiana.

Da tempo è evidente che in molti movimenti del nostro paese si fa è fatto strada un effetto Amish ovvero quello di camminare in carrozza mentre tutto attorno sono state costruire le autostrade. Il principale sindacato italiano sta contribuendo in forza a questo effetto Amish. Poi che il conflitto, e la sua radicalità, siano un’altra cosa è altra questione che tutti quelli che tirano le redini del cavallo, in testa Landini, non si pongono nemmeno. Come il fatto che sotto gli zoccoli il rumore si sia fatto differente rispetto al solito terreno è declassato a pura curiosità. Bisogna ricordare che in questi casi il conto che presenta la realtà o è grottesco o è distopico.

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