L’era della Repubblica araba siriana con al potere la famiglia Assad è terminata. Sono stati gli stessi comandi militari ad annunciarlo a Damasco alle truppe qualche ora fa mentre migliaia di combattenti jihadisti e gente comune festeggiavano in piazza. Poco dopo i miliziani di Hay’at Tahrir al Sham (HTS) e i loro alleati hanno annunciato dalla televisione pubblica di aver preso il potere.
Intervistato dalla tv Al Arabiya, il primo ministro in carica – nominato solo poche settimane fa – Mohammed Jalali ha detto che la Siria dovrebbe ora indire libere elezioni per consentire al popolo di scegliere la propria leadership. Jalali ha detto di essere stato in contatto con il capo di HTS, Abu Mohammed al Julani, per discutere del prossimo futuro e di non sapere dove si trovino Bashar Assad e il suo ministro della Difesa e che i contatti sono stati persi la scorsa notte.
Secondo alcune fonti, Assad avrebbe lasciato Damasco in aereo, poco prima che i suoi avversari raggiungessero l’aeroporto internazionale, per una destinazione sconosciuta, forse la Russia. Secondo altre notizie il suo aereo è scomparso dai radar mentre era sopra la regione di Latakiya e sarebbe attualmente rifugiato in una base russa sulla costa siriana.
Stupore e clamore in Medio Oriente e nel mondo. In appena dieci giorni i miliziani qaedisti di Hay’at Tahrit al Sham che a fine novembre avevano conquistato Aleppo, Hama e Homs ed hanno raggiunto Damasco e abbattuto il governo centrale, quasi senza combattere.
Il capo delle Forze Democratiche Siriane a guida curda, Mazloum Abdi, ha intanto scritto su X: “Stiamo assistendo a momenti storici in Siria. Alla caduta del regime autoritario di Damasco. Questo cambiamento rappresenta un’opportunità per costruire una nuova Siria fondata su democrazia e giustizia, che garantisca i diritti di tutti i siriani”.
L’Esercito israeliano ha occupato la zona cuscinetto tra Israele e Siria, sulle alture del Golan occupate. Lo confermano gli stessi comandi militari israeliani spiegando la mossa con “motivi di sicurezza”. È la prima volta da quando fu firmato l’Accordo di Disimpegno del 1974 – che pose fine alla guerra del 1973 – che le forze armate israeliane prendono posizione nella zona cuscinetto. Era accaduto anche in passato, ma solo brevemente.
Aggiornamenti
Questa mattina un video postato sui social dai miliziani salafiti mostra quello che viene descritto come l’arresto del primo ministro siriano Jalali proprio mentre si stava recando ad un incontro con la leadership della coalizione dei gruppi jihadisti in un hotel di Damasco.
In precedenza il leader di HTS, Abu Mohammed al-Jolani, aveva dichiarato che il premier Jalali sarebbe rimasto in carica per garantire la transizione dei poteri in Siria.
Intanto la tv al Arabiya ha informato di un saccheggio nei locali dell’ambasciata dell’Iran a Damasco, mostrando le immagini di gente che strappa un grande poster affisso sul cancello della rappresentanza diplomatica con le effigi del generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso nel 2020 in Iraq in un attacco statunitense, e di Hassan Nasrallah, il leader Hezbollah ucciso a settembre in un raid israeliano a Beirut. Secondo al Jazeera il personale dell’ambasciata era già fuggito.
Nel frattempo i primi contingenti dei miliziani salafiti sono arrivati anche a Tartus e Latakia – le due città siriane sul Mediterraneo dove si trovano le basi russe – accolti da una parte della popolazione.
ORE 14 – Bashar al-Assad si è dimesso da presidente della Siria ed ha abbandonato il Paese, con l’ordine di trasferire il potere in modo pacifico. Ad annunciarlo è stato il ministero degli Esteri russo in una nota, citata dall’agenzia Tass. “A seguito dei negoziati condotti da Bashar al-Assad con alcuni partecipanti al conflitto armato, ha deciso di rinunciare alla carica presidenziale e ha lasciato il Paese, dando istruzioni per effettuare il trasferimento di poteri in modo pacifico” scrive il ministero degli esteri di Mosca in un comunicato. Il ministero ha affermato che la Russia era in contatto con tutti i gruppi dell’opposizione siriana e che le basi militari russe in Siria sono state poste in stato di massima allerta anche se al momento non sussisteva alcuna seria minaccia per loro.
Le milizie sostenute dalla Turchia sono entrate nella città di Manbij, nel nord della Siria, dopo aver preso il controllo della maggior parte dell’area circostante precedentemente controllata dalle forze curde alleate degli Stati Uniti. Lo ha riferito alla Reuters una fonte della sicurezza turca. “La lotta contro YPG/PKK è molto vicina alla vittoria. Sono in corso interventi sia aerei che terrestri per togliere Manbij dalle mani di YPG/PKK”, ha detto la fonte, riferendosi alle Unità di difesa popolare curde che per ora non hanno diffuso reazioni.
Questa mattina un video postato sui social dai miliziani salafiti mostra quello che viene descritto come l’arresto del primo ministro siriano Jalali proprio mentre si stava recando ad un incontro con la leadership della coalizione dei gruppi jihadisti in un hotel di Damasco. Secondo altre versioni, i miliziani jihadisti avrebbero solo scortato il primo ministro nominato da Assad. In precedenza il leader di HTS, Abu Mohammed al-Jolani, aveva dichiarato che il premier Jalali sarebbe rimasto in carica per un certo periodo per garantire la transizione dei poteri in Siria.
ORE 17.00 – Le truppe israeliane continuano ad avanzare nel sud della Siria in quella che hanno definito “zona cuscinetto”; in un comunicato l’esercito di Tel Aviv ha chiesto agli abitanti di cinque città confinanti con lo “stato ebraico” di rimanere in casa. Intanto l’aviazione militare israeliana avrebbe condotto un certo numero di attacchi aerei in territorio siriano; gli israeliani, stando alle prime ricostruzioni, avrebbero colpito un deposito di munizioni vicino all’aeroporto di Damasco e presunti depositi di armi nel sud della Siria per impedire ai gruppi dell’opposizione di impossessarsene.
Contemporaneamente, però, un funzionario israeliano ha dichiarato al Wall Street Journal che la preoccupazione principale di Israele, nel contesto della rapida evoluzione della situazione in Siria, è impedire all’Iran di ristabilire la sua influenza nel Paese.
Netanyahu si è recato al confine e ha dichiarato che ciò che sta avvenendo in Siria è merito di Tel Aviv e dei suoi attacchi contro Hezbollah e l’Iran. Il Capo di stato maggiore israeliano, parlando alle truppe impegnate nel Golan, ha detto che l’esercito è attualmente impegnato su 4 fronti di guerra: Gaza, la Cisgiordania, il Libano e ora la Siria.
Intanto i media siriani controllati ormai dai miliziani salafiti, citando una dichiarazione del leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) Abu Mohammed al Julani, hanno smentito l’arresto del primo ministro, prelevato stamattina nel suo ufficio da uomini armati, affermando che Mohammed Jalali manterrà per ora il suo incarico alla guida del governo di Damasco in attesa della formazione di un esecutivo di transizione.
ORE 19.00 – Bashar al-Assad è arrivato in Russia. Fonti del Cremlino riferiscono che si trova attualmente a Mosca insieme alla sua famiglia.
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