USB megafono di un grande disagio tra i lavoratori. È ora di ascoltare le loro ragioni
È proprio nei trasporti che si sono registrate le adesioni più alte allo sciopero generale di venerdì 13 dicembre. Del resto era stato proprio Salvini a pronosticare questo esito quando, nella sua ordinanza successivamente annullata dal TAR, aveva affermato che “si prevede che la partecipazione allo sciopero generale sarà particolarmente consistente”, inserendo questa tra le motivazioni che secondo lui avrebbero giustificato la precettazione.
Il traffico ferroviario è risultato praticamente paralizzato in tutta la penisola con significative adesioni allo sciopero anche in Sicilia. Il trasporto locale ha visto fermarsi metropolitane e autobus di linea in tutte le principali città, con adesioni in alcuni casi quasi bulgare. E poi c’è stata una partecipazione diffusa, anche se certamente con percentuali minori in molti settori, a cominciare dalla grande industria (ILVA, Piaggio, Sevel, GD, Caterpillar, Marcegaglia, Toyota, ecc.), dalla logistica (in particolare nelle filiere nazionali di GLS, SDA e BRT), dai porti, per arrivare ai settori tradizionalmente più deboli come il commercio o le cooperative sociali.
In piazza, sia a Milano che a Roma, c’erano poi i lavoratori del settore pubblico assieme agli studenti e a una folta rappresentanza del mondo migrante, che sta soffrendo un surplus di politiche discriminatorie da parte di questo governo, che si va a sommare all’impoverimento generale che stiamo soffrendo tutti. E poi c’era il movimento di lotta per la casa che denuncia non solo l’attacco al diritto all’abitare ma anche gli effetti che si produrranno con il ddl 1660, che mira a criminalizzare i movimenti e introduce aggravi di pena per chi protesta.
Se c’è un dato che emerge dalla giornata di oggi è che USB è riuscita a materializzare un disagio diffuso che si vive nel paese e che si concentra soprattutto attorno al tema dei bassi salari. Rinnovi contrattuali sotto il tasso di inflazione significano un abbassamento del livello di vita, c’è poco da fare. E questa verità oggi è venuta fuori con forza. Migliaia di lavoratori, decine di migliaia di lavoratori, sono riusciti ad affermare questa verità attraverso l’USB che si è fatta megafono di questa esigenza.
Lo slogan “alzare i salari” si è poi accompagnato, come ormai da quasi due anni, con la richiesta di abbassare le armi: il nesso tra impoverimento del paese e corsa agli armamenti comincia a trapelare nella coscienza di tanta gente.
Qualcuno ha voluto utilizzare questo come pretesto per sostenere l’inverosimile e cioè che le manifestazioni e lo sciopero fossero macchiate di antisemitismo. Una sciocchezza priva di fondamento pari a quanto dichiarato da Netanyahu quando ha definito antisemita l’assemblea delle Nazioni Unite.
Ora, dopo questo segnale inequivocabile che nel Paese c’è un diffuso disagio sociale e che c’è un’organizzazione sindacale che pone questioni serie e concrete, ci aspettiamo che dal governo vengano segnali di disponibilità a tenere conto delle ragioni dei lavoratori. A meno di non voler far allargare ulteriormente la protesta.
Fonte e foto dei cortei
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