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10/12/2024

Guerra in Siria - Nominato governo provvisorio. Raid israeliani su Damasco. Russia “colta di sorpresa”

A Damasco è stato nominato Muhammad al Bashir come capo del governo transitorio. Al Bashir, ex leader del Governo di salvezza siriano a Idlib, è stato designato dal movimento jihadista Hayat Tahrir al Sham che ha guidato l’offensiva lampo che ha portato alla caduta di Assad e alla conquista della capitale siriana Damasco.

Il passaggio di consegne è avvenuto dopo un incontro per determinare le modalità di trasferimento del potere ed evitare che la Siria entrasse nel caos, che ha avuto luogo tra il comandante del Dipartimento delle operazioni dell’opposizione armata Ahmed Al-Shara, lo stesso Bashir e il primo ministro del precedente regime, Mohammed Al-Jalali, che aveva il compito di gestire gli affari del governo.

Israele intanto ha intensificato le sue operazioni militari in Siria, sia prendendo il controllo della zona cuscinetto sulle Alture del Golan per la prima volta dal 1974, sia colpendo alcuni obiettivi anche vicino Damasco, tra cui presunti depositi di armi chimiche e missili a lungo raggio.

Un corrispondente di Al Jazeera ha riferito che 4 attacchi aerei hanno preso di mira stanotte l’aeroporto di elicotteri ad Aqraba, nella campagna di Damasco. L’agenzia Reuters riporta che almeno due esplosioni sono state udite a Damasco, mentre fonti locali riferiscono di un raid su una struttura di difesa aerea nel porto siriano occidentale di Latakia. Gli attacchi sono stati effettuati da jet israeliani. Secondo fonti militari israeliani riportate dal Times of Israel, diverse navi della marina siriana armate con missili mare-mare sono state distrutte in attacchi effettuati da navi lanciamissili della Marina israeliana, nella baia di Minet el-Beida e nel porto di Latakia sulla costa siriana, secondo fonti militari.

Dalla fuga del presidente siriano Bashar al-Assad, Israele ha effettuato dozzine di incursioni su siti militari con il pretesto di distruggere le armi strategiche della Siria che potrebbero rappresentare una minaccia per Tel-Aviv.

L’azione militare israeliana, che ha visto il dispiegamento di carri armati nella zona di Quneitra sul Golan e attacchi aerei su Damasco, ha provocato la dura condanna della Giordania e dell’Egitto, che hanno denunciato la “flagrante violazione del diritto internazionale”.

I militari israeliani si trovano ora all’interno della zona demilitarizzata, per la prima volta da quando è stato firmato l’Accordo sul disimpegno tra Israele e Siria del 1974, dichiarato però “decaduto” in queste ore dal premier israeliano Netanyahu.

Netanyahu ha dichiarato che “Oggi, tutti capiscono la grande importanza del nostro controllo sulle alture del Golan. Le alture del Golan rimarranno per sempre parte integrante di Israele. L’asse del male non è finito, ma stiamo cambiando il Medio Oriente e rafforzando la nostra posizione come Stato centrale nella regione”.

Nel nord della Siria, l’Esercito nazionale siriano filo-turco (Ens), sostenuto dalla Turchia, ha annunciato la conquista di Manbij, sottraendola alle Forze democratiche siriane (Fds) a guida curda. La città si trova a 30 chilometri dal confine turco e funge da nodo logistico e commerciale.

In seguito alla presa di Aleppo, le milizie dell’Esercito Nazionale Siriano hanno iniziato un’offensiva che ha portato all’occupazione di Tal Rifaat e Shebah, costringendo circa 200.000 civili ad abbandonare le loro case. Ora, l’ENS ha attaccato incessantemente la città di Manbij.

L’Amministrazione autonoma curda, legata alle Fds, ha però negato la caduta della città e denunciato la campagna di disinformazione volta a screditare la resistenza locale. “Respingiamo i tentativi di distorcere la realtà e ribadiamo il nostro impegno a difendere la nostra popolazione”, ha dichiarato l’Amministrazione autonoma. Il Partito dell’unione democratica (Pyd) ha lanciato un appello alla calma, al dialogo e alla tolleranza. “Chiediamo ai siriani di promuovere la cultura della tolleranza e di respingere l’odio, per costruire una Siria basata su libertà, democrazia e giustizia”, si legge in un comunicato.

Secondo le Nazioni Unite, in Siria ci sono circa 7,2 milioni di persone sfollate all’interno del Paese, mentre oltre 5 milioni si trovano all’estero. Le organizzazioni internazionali avvertono che la stabilità a lungo termine sarà cruciale per garantire un ritorno dei profughi sia all’interno del paese che nei loro luoghi di provenienza.

Si palesano intanto le prime reazioni internazionali al repentino rovesciamento di Assad. “Quello che è successo in Siria ha sorpreso il mondo intero, la Russia non fa eccezione” – ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov – “Ora vediamo un tale periodo di trasformazione, di estrema instabilità. Pertanto, ovviamente, ci vorrà del tempo, e poi sarà necessaria una conversazione seria con coloro che saranno investiti di potere”, ha aggiunto il portavoce del Cremlino.

Peskov ha anche sottolineato che l’amministrazione presidenziale considera importante la questione della sicurezza delle basi militari russe in Siria e che i colloqui sul mantenimento di una presenza militare sono prematuri. Tutto sarà discusso con coloro che saranno al potere nel Paese.

Una fonte del Cremlino ha detto all’agenzia RIA Novosti che i funzionari russi sono in contatto con i rappresentanti dell’opposizione armata siriana, i cui leader hanno garantito la sicurezza delle basi militari e delle istituzioni diplomatiche russe in territorio siriano. Inoltre ha confermato che l’ex presidente siriano Assad e i suoi familiari sono a Mosca.

Gli Stati Uniti, da parte loro hanno annunciato che “lavoreranno con tutti i gruppi presenti in Siria dopo la caduta del regime del presidente Bashar al Assad”. Ad affermarlo è stato il consigliere per la sicurezza nazionale uscente della Casa Bianca, Jake Sullivan, parlando all’emittente CBS. “I gruppi di ribelli per ora stanno dicendo tutte le cose giuste, anche quelli che sono stati designati come organizzazioni terroristiche: la domanda ora è cosa faranno per migliorare la situazione nel Paese”, ha detto, facendo riferimento all’incertezza sul futuro della Siria dopo la caduta di Damasco. Sullivan ha aggiunto che la caduta di Assad è “positiva”, anche se pone “rischi e incertezze su cosa accadrà dopo”.

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