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02/09/2013

Scosse globali. Altro che Iva: i 5 eventi con Italia a rischio fino al primo ottobre

Nel mondo a parte dei media italiani, dove un sospiro della Santanchè o un sussurro di Rosi Bindi sembrano persino cose serie, il primo ottobre rappresenta la scadenza che il governo si è imposto sulla questione dell'aumento dell'Iva. O meglio, si tratta della scadenza che serve per garantire Bruxelles, come Berlino e Francoforte, sul fatto che in caso di mancato aumento dell'Iva scatteranno altri sistemi di recupero risorse per le politiche di bilancio (garantendo banche e fondi di investimento, naturalmente).

Nella rappresentazione del mainstream mediale nazionale la scadenza del primo ottobre, assieme ai consueti regolamenti di conti tra ceto politico (detti primarie, congresso, elezioni etc.), copre l'intero orizzonte di senso della politica istituzionale. Come se lo spazio blindato della politica italiana fosse davvero autonomo rispetto al mondo. Naturalmente non è così e la dipendenza del nostro paese dallo spazio finanziario globale lo mette a rischio, qualsiasi cosa accada sull'Iva, a causa di almeno 5 fattori. Qualcuno di questi, nello spazio orwelliano della politica istituzionale, è chiamato "impegno con l'Europa" oppure "giudizio dei mercati" che, talvolta, vengono rappresentati secondo un linguaggio psicologistico ("mercati nervosi" oppure "euforici") come se fossero divinità in grado di colpire, o di premiare, intere nazioni a seconda dell'umore.

Si tratta invece di capire le scadenze reali che attendono questo paese di qui al primo ottobre. Quelle ben più importanti della questione Iva, non fosse altro perché la determinano. Zero Hedge, il sito nato dopo il crack di Lehman Brothers per contro informare sulla finanza americana e globale, ha classificato i 5 eventi a rischio dei prossimi trenta giorni. Elenchiamoli in prospettiva italiana

1) Potenziale attacco Usa in Siria

La vicenda siriana è vista in due modi

a) come uno "strike" estemporaneo tipo attacco a Serbia e Iraq metà anni '90

b) come l'inizio di un conflitto più vasto, proprio come Serbia e Iraq che sfociarono, in periodi diversi, in attacchi più articolati ad entrambi i paesi. In quest'ultimo caso, dal punto di vista economico e finanziario, il rischio globale sta in uno choc dei prezzi petroliferi (settore dove si annida una fortissima speculazione) con ricaduta sui tassi nominali di interesse americani. Cosa significhi in Italia lo si è capito nei giorni scorsi ai primi venti di guerra: impennata dei prezzi petroliferi, secca perdita della borsa di Milano, titoli bancari in calo e aumento dello spread. E' evidente che, nell'economia globale, si sconta il fatto che alle prime difficoltà l'Italia è subito uno dei paesi più in crisi.

2) Riunione del Federal Open Market Commitee

Ben più importante, per il bilancio dello stato italiano, di qualsiasi discorso di Napolitano con i corazzieri a contorno è la riunione del Federal Open Market Committee, un organismo della Federal Reserve americana e il principale strumento di politica monetaria Usa. Se lo spread è calato negli ultimi dodici mesi lo si deve in buona parte alle politiche di immissione di denaro nel sistema Usa, e quindi globale, da parte della Federal Reserve (politica detta del quantitative easing). Si tratta di politiche che hanno, oltre a favorire la speculazione, reso possibile l'acquisto di bond pubblici, anche a rischio, in tutto il mondo. Dal Ruanda all'Italia. Se comincia una reale politica di restrizione dell'immissione di denaro nel mercato, lo spread Italia-Germania può alzarsi tornando, se i mercati asiatici non tengono, anche a livelli nuovamente drammatici.

3) La nomina del nuovo presidente della Federal Reserve

Si comprende, di conseguenza, come la nomina del nuovo presidente della Federal Reserve da parte di Barack Obama, - i candidati possibili sono Yellen e Summers - rappresenti opzioni diverse. In caso di nomina di Summers, ex segretario del Tesoro, ci si attende (dalle dichiarazioni) una fine anche repentina del quantative esasing e una stretta sui tassi di interesse con conseguenze, anche qui, pesanti per il nostro paese, che si troverebbe privo di investitori sul debito e costretto ad alzare i tassi per rendere i bond appetibili. In caso di nomina di Yellen è tutta da scoprire la spinta inflazionistica proveniente dal rinnovo del quantitative easing, assieme alla forza delle bolle speculative create dalla disponibilità di denaro sul mercato. Anche qui il nostro paese, il terzo mercato obbligazionario al mondo, deve ricordare che è anche a rischio speculazione quando i capitali circolano (il rapporto tra quantitative easing e crisi dei bond italiani del 2011 per chi vuol vederlo, esiste).

4) Scadenze fiscali americane

Tra il 9 e il 30 settembre ci sono scadenze fiscali cruciali in Usa per determinare la capacità di spesa dello stato americano. E, per l'Italia, sono più cruciali di qualsiasi gorgoglio di Brunetta o di Fassina. Perché il mondo globalizzato, in questo senso, attende ancora la ripresa americana per ricominciare ad accumulare punti di Pil. E se la capacità di spesa Usa viene meno delle previsioni le ripercussioni ci sono in tutto il pianeta.

5)  Permanenza dei rischi dell'Eurozona
A parte l'Italia, di cui si è capito che se necessario non mancheranno le tassazioni per "senso di responsabilità" in caso di emergenza, sta facendo di nuovo capolino la crisi portoghese. Senza tener conto della Spagna ancora in  recessione, della rinnovata crisi greca etc. Se i primi 4 punti significheranno, almeno in uno di questi, ritiro degli investimenti dall'Europa, o difficoltà di riproduzione del capitale europeo, i rischi economico-finanziari dell'Eurozona saranno ancora tutti sul tavolino. Dopo anni di tagli e di politiche di "rigore".

A questi cinque punti va aggiunta, naturalmente, la questione scosse asiatiche. Le previsioni di rallentamento del quantitative easing americano hanno infatti provocato, nelle scorse settimane, una crisi delle monete asiatiche e di molti titoli sovrani ed azionari. In una occasione incontrandosi con la caduta della borsa di Milano. Anche in questo caso, una crisi globale può influenzare subito paesi esposti alla globalizzazione come il nostro. Per capire cosa accadrà all'economia italiana, alla nostra vita di tutti  i giorni, è quindi meglio guardare a questi fenomeni. Piuttosto che trovarsi a commentare su Renzi o Alfano, che occupano uno spazio istituzionale per motivi di saccheggio delle risorse, e di rendita di potere, che mai si incontreranno con le necessità reali di questo paese.

la fonte: http://www.zerohedge.com/news/2013-08-31/gearing-september

(red.) 1 settembre 2013

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