Giusto uscire dalla cronaca:
la sentenza della Corte costituzionale non è storica tanto perché
ripara un torto (otto anni di una legge elettorale demenziale),
ma perché apre alla crisi di un sistema politico il cui esito è inquietante. Capire il come la Corte sia
arrivata a questa sentenza non deve essere quindi oggetto di giudizio
frettoloso e legato alle cronache. Anche perché gli effetti saranno di
lungo periodo. Qualche dettaglio: nel 2012 la stessa Corte
costituzionale aveva respinto il referendum sulla nuova legge
elettorale. In perfetta linea con l'allora governo Monti si attendeva
che i partiti, in linea con Bruxelles, riformassero la legge elettorale e
ponessero le basi per una riforma neoliberista della costituzione. La
nuova legislatura, quella cominciata a febbraio, una volta preso il via
prevedeva che le condizioni poste dalla Corte costituzionale (nuova
legge elettorale, implicitamente verso una revisione della Costituzione)
in qualche modo si risolvessero nelle grandi intese, nel comitato dei
saggi voluto da Napolitano negli accordi tra i partiti.
La crisi di Berlusconi-Mediaset, l'impossibile navigazione delle larghe intese, la stessa lotta interna al Pd
hanno fatto saltare il programma. La sentenza della Corte, che intima
ai partiti una riforma elettorale (pena il ripristino, di fatto, della
vecchia), altro non è che la presa d'atto dell'impossibilità dei partiti
di proseguire nelle "riforme". Ovvero di dispositivi, politici e
istituzionali, che plasmano definitivamente l'anima liberista del
satellite Italia che ruota attorno al sole Bce-Germania-Bruxelles. Non
importa che il sole possa esplodere ma, per i poteri verticali italiani,
l'importante è ruotare attorno a qualcosa. Ma la mossa della Corte
costituzionale, accelerare la resa dei conti tra i partiti per rendere
più liberista (ed ineguale) l'architettura dello Stato, rischia di
risolversi in un doppio dramma. Quello europeo, che è lontano
dall'essere risolto sia a livello bancario che finanziario ed
economico. E quello italiano che, dopo la sentenza, può ricomporre il
mondo istituzionale ma anche accentuare l'effetto palla di neve tra le
forze politiche.
Con la riforma elettorale del '93 si pose sostanzialmente fine ai diritti sostanziali in questo paese.
Si scompose l'elettorato in modo da arrivare, dopo innumerevoli
peripezie, alla fine di scala mobile, pensioni, sanità per tutti. Con
quella del 2005 si arrivò a combinare le forze politiche in modo tale da
legittimare la messa in discussione dell'esistenza stessa di fasce di
popolazione del nostro paese. Se questa partita, aperta dalla Corte
costituzionale, la vincono le truppe del generale Custer ci sarà solo da
stupirsi sull'entità del numero di italiani che faranno la fine dei
Comanchi.
Redazione - 5 dicembre 2013
Nessun commento:
Posta un commento