Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

29/12/2013

Welcome to the machine


Il testo di questa canzone lo conoscono anche i sassi, sì tratta di una tagliente critica al mercato discografico accusato (già ai tempi!!!) di mandare a puttane la passione dell'artista per rincorrere il guadagno da parte dell'etichetta.

Archiviato il fatto che anche a livello di liriche i Pink Floyd erano avanti anni luce, affrontando in questo caso un tema che ha impiegato altri 15 anni per essere "accettato" dal pubblico (che non ha comunque mai fatto una piega), il grosso in sto pezzo sta nella musica, perché il brano quasi completamente strutturato intorno ai suoni prodotti col VCS3 presenta tutte le caratteristiche dell'industrial che inizierà ad essere esplorato con cognizione di causa dai Killing Joke a partire dal 1980.

Quello che personalmente mi piace di questo pezzo è il fatto che la musica non è avanti "soltanto" a livello artistico. 
Le distorsioni cupe ed introspettive messe insieme dai Floyd anticipano, infatti, quel senso di futuro distopico che, anche in questo caso, troverà sfogo solo a distanza di un lustro abbondante dalla pubblicazione di Wish You Were Here (vedi Blade Runner) e, combinazione, a livello temporale si colloca con l'inizio del declino della classe operaia occidentale, erosa prima dalla crisi petrolifera del '73 e poi dalla seconda grande ondata di automatizzazione della produzione, resa possibile dagli abnormi sviluppi vissuti all'epoca dall'elettronica e dai primi vagiti dell'informatica (è del '75 l'introduzione del primo proto microprocessore sul mercato, anche se militare, mentre l'Apple I è del '76).

Nessun commento:

Posta un commento