Ce ne siamo accorti soprattutto quando sono esplose le lotte della scorsa estate in Brasile durante la Confederation Cup delle nazionali di calcio: i grandi eventi sono vetrine importanti sulla situazione interna di un paese ospitante, sui conflitti che lo attraversano. Non c'è eccezione riguardo alla Russia; sono infatti giorni complicati quelli che attraversa il governo di Vladimir Putin.
L'ex capo del Kgb è in evidente difficoltà nel riuscire a vincere la battaglia geopolitica, nei suoi versanti economici e di immagine pubblica, riguardante le Olimpiadi Invernali di Sochi che partiranno nel prossimo febbraio. Olimpiadi fortemente volute proprio da Putin, alla ricerca di nuovi investimenti esteri ma soprattutto di un dispositivo di soft power con il quale riabbellire l'immagine di una Russia sempre più dilaniata da diversi fattori, che iniziano a premere con forza contro l'ormai quindicennale dominio putiniano.
In primis, il crescente attivismo interno: espressosi soprattutto con il caso delle Pussy Riot in termini mediatici, già aveva visto l'emergere di forti piazze di contestazione in occasione delle elezioni del marzo 2012, piazze riempite da decine di migliaia di persone che protestavano contro il modello di governo putiniano e per una avanzamento negli standard democratici del paese.
A queste si devono aggiungere diverse questioni di carattere internazionale, fortemente tornate alla ribalta con l'attentato suicida di Volgograd di oggi (che aveva avuto un precedente ad ottobre scorso), ad opera molto probabilmente di una donna legata ai movimenti guerriglieri islamisti non completamente annichiliti dalle guerre cecene degli inizi del XXI secolo e che continuano ad essere un problema soprattutto nella regione del Nord Caucaso.
La mossa dell'amnistia putiniana della scorsa settimana ha infatti rappresentato - come lucidamente sottolineato dalle stesse Pussy Riot in una intervista subito dopo la liberazione - una mossa politica di diplomazia internazionale che doveva rispondere non solo al caso della punk band al femminile, ma anche alla questione della detenzione dei manifestanti di GreenPeace arrestati a seguito di una protesta contro le trivellazioni offshore nell’Artico (sul cui sfruttamento delle risorse naturali proprio la Russia si gioca gran parte della potenza geopolitica futura).
Nonché, ca va sans dire, soprattutto del caos che riguarda l'Ucraina, con la partita in campo tra Mosca e Bruxelles sul futuro di Kiev, che vede le piazze ucraine prodursi da settimane in piazze di assedio ai palazzi del potere locale e che rischiano di minare il progetto geopolitico russo di recupero della sua tradizionale zona d'influenza sfruttando il relativo declino dell'appeal dell'UE.
I 18 morti di oggi sono la prova del fatto che in attesa delle Olimpiadi, c'è da attendersi un forte scontro di mosse tra il potere russo e i movimenti di diverso tipo che si agitano all'interno del paese, movimenti eterogenei e che attaccano il regime da diverse prospettive. Un puzzle intricato insomma, nel quale le Olimpiadi avrebbero dovuto giocare il ruolo di pacificatrici dell'opinione pubblica interna e internazionale e che invece rischiano solamente di essere un nuovo passaggio di destabilizzazione del regime putiniano.
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