L’ultima barzelletta sulla Torino-Lione
la raccontano gli svizzeri, solitamente noti per la loro austera
serietà. E infatti non si scherza neanche stavolta: perché all’appello
non mancano i binari, ma le merci. In valle di Susa,
si apprende, transita appena un decimo del carico che già ora potrebbe
essere tranquillamente trasportato. Attenzione: a essere semi-deserta è
la linea ferroviaria attuale, la Torino-Modane, appena riammodernata.
Inappellabile la sentenza dei numeri: il traffico alpino Italia-Francia è
letteralmente crollato. Anziché nuove linee, servirebbero treni da far
circolare sulla ferrovia che già esiste. E invece – questa è la
“barzelletta” – il governo italiano pensa sempre di costruire ex novo il più costoso e inutile dei doppioni, la famigerata linea Tav a cui la valle di Susa
si oppone da vent’anni con incrollabile determinazione, confortata dai
più autorevoli esperti dell’università italiana. Tutti concordi: la
super-linea Torino-Lione (il doppione) sarebbe devastante per l’ambiente, pericolosa per la salute e letale per il debito pubblico, dato che costerebbe almeno 26 miliardi di euro. Ma soprattutto: la grande opera più contestata d’Italia sarebbe completamente inutile.
L’ennesima conferma ufficiale viene dall’ultimo rapporto
dell’Uft, l’ufficio federale dei trasporti elvetico. Si tratta della
raccolta totale dei dati delle merci – su strada e su ferrovia – che
attraversano annualmente tutti i valichi alpini, da Ventimiglia fino a
Wechsel, a sud di Vienna. Da giugno 2002, questo studio è seguito anche
dall’Osservatorio del traffico merci nella Regione Alpina dell’Unione Europea.
Su tutti i valichi italo-francesi (Ventimiglia, Monginevro, Moncenisio,
Fréjus e Monte Bianco) sono passati complessivamente 22,4 milioni di
tonnellate di merci, sia su strada che su ferrovia, rispetto al totale
di 190 milioni dell’intero arco alpino. Quanto alla valle di Susa, lo stesso osservatorio tecnico istituito dal governo
italiano ha stabilito in 32,1 milioni di tonnellate annue la capacità
della attuale ferrovia a doppio binario, la linea “storica” che già
collega Torino a Lione attraverso Modane. La valutazione risale al 2007,
ma ora la linea è stata ulteriormente ammodernata: nel traforo del
Fréjus possono transitare treni con a bordo Tir e grandi container. Il
“problema”? Presto detto: nell’ultimo anno, in valle di Susa sono transitate appena 14 milioni di tonnellate di merci. E di queste, solo 3,4 su ferrovia.
«I numeri parlano chiaro», commenta Luca Giunti, attivista No-Tav e
referente tecnico per la Comunità Montana valsusina: «Il traffico
globale tra Italia e Francia avrebbe potuto tranquillamente essere
ospitato soltanto sull’attuale ferrovia, e senza neppure riuscire a
saturarla completamente. Invece, sulla direttrice della val Susa è
transitato appena un decimo delle merci trasportabili». E il confronto
con i rapporti degli anni precedenti, tutti disponibili sul sito
svizzero, conferma un trend in continua diminuzione sul versante
occidentale delle Alpi, iniziato ben prima della crisi del 2008, mentre a
crescere è il trasporto transalpino verso Svizzera e Austria. Motivo:
«Italia e Francia hanno economie mature, interessate soltanto da scambi
commerciali di sostituzione, mentre il percorso nord-sud collega il
centro e l’est Europa con i mercati orientali in espansione». Per
contro, la frontiera di Ventimiglia ha accolto, da sola e quasi
interamente su strada, 17,4 milioni di tonnellate, 3 in più di quelle
piemontesi. «Laggiù la ferrovia ha stretti vincoli e andrebbe
ammodernata, con spese e disagi tutto sommato contenuti perché si
lavorerebbe a livello del mare e senza dover traforare le montagne.
Inspiegabilmente, invece, quel passaggio è trascurato da ogni politica».
Anziché potenziare il valico di Ventimiglia, il governo
italiano insiste – contro ogni ragionevolezza – nel voler realizzare ad
ogni costo il “doppione” valsusino: cioè il progetto «più difficile,
più costoso e lapalissianamente più inutile». Decine di miliardi di euro,
con benefici attesi soltanto per il lontanissimo 2070, «ma solo se le
mostruose previsioni di incremento dei traffici saranno rispettate: ed
evidentemente non lo sono!». Ne tiene conto sicuramente la Francia, che
ha già escluso la Torino-Lione
della sua agenda lavori: l’opera verrà ripresa in considerazione,
eventualmente, solo dopo il 2030. In Italia è aperto solo il
mini-cantiere di Chiomonte: da quella galleria però non transiterà mai
nessun treno, perché quello in via di realizzazione è solo un piccolo
tunnel geognostico. Terminato il quale, il buon senso consiglierebbe di
fermarsi, tanto più che – a valle di Susa
– la stessa progettazione operativa della futura linea, verso Torino, è
praticamente ancora inesistente. «Quando si prenderà finalmente atto
che il progetto della Torino-Lione
è vecchio, inutile ed esoso?», conclude Giunti. «Quando, semplicemente,
si rispetteranno i documenti ufficiali e gli atti governativi?».
Parlano chiaro persino quelli italiani: le iniziali previsioni di
incremento si sono rivelate pura fantascienza, messe a confronto con la
realtà. Già oggi, conferma la Svizzera, in valle di Susa il traffico potrebbe crescere del 900%. E senza bisogno di nuove ferrovie.
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