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17/12/2013

Landini e Camusso alla corte di Renzi

di Giorgio Cremaschi

In un convegno organizzato dalla FIOM a Bologna Susanna Camusso ha affermato che lo sciopero generale non basta più. Siccome è difficile credere che con ciò la segretaria della CGIL volesse annunciare il passaggio a forme di lotta rivoluzionarie, è probabile che sia giusta l'interpretazione che ne ha voluto dare la stampa: basta con lo sciopero generale. Ma quanti scioperi generali ha fatto la CGIL in questi ultimi anni? L’ultimo che tutti i lavoratori ricordano con rabbia è quello di tre ore per non fermare la riforma Fornero delle pensioni. Uno sciopero finto, fatto per circostanza e con la chiarissima intenzione di non procurare difficoltà al governo Monti appena insediato. (…)

Nessuno sentirà la mancanza di lotte come questa, fatte solo per far guadagnare spazietti nei telegiornali, lotte che i lavoratori hanno imparato a disertare. Gli ultimi scioperi di quattro ore di CGIL CISL UIL, sparpagliati in giornate e territori diversi, sono stati semiclandestini. È fallito anche lo sciopero proclamato dalla FIOM in Emilia la scorsa settimana: poche centinaia di persone in piazza a Bologna.
È colpa delle persone che non hanno più voglia di lottare? No, è colpa dei gruppi dirigenti sindacali, che proclamano lotte che servono solo a far vedere che si esiste e che hanno la sola funzione di creare frustrazione ed impotenza in chi le fa.
Nella più grave crisi economica del dopoguerra la CGIL vivacchia tra un convegno e l’altro, senza pensare al conflitto vero, quello che i lavoratori son ancora disposti ad affrontare con grande coraggio, come hanno mostrato i tranvieri di Genova.
Che questa CGIL sia ora spaventata e affascinata dalla nuova leadership del PD è evidente e anche questo è un segno della sua profonda crisi. Accantonato e dimenticato il goffo tentativo della SPI di sostenere Cuperlo, ora tutto il gruppo dirigente della confederazione spera in una legittimazione da Renzi. Il più lesto è stato Maurizio Landini, che al convegno di Bologna si è ben guardato dal polemizzare con la segretaria della CGIL sugli scioperi, e invece ha parlato tanto del sindaco di Firenze. Che incontrerà nella sua città in un convegno tempestivamente organizzato dalla FIOM locale.
Tra Camusso e Landini si è quindi aperta la gara a chi si presenti più innovativo e corrisponda di più al messaggio delle primarie del PD. La grande informazione ha subito colto il segnale e si prepara a misurare i dirigenti della CGIL in termini di maggiore o minore affinità con il renzismo.
Peccato che le due principali figure della CGIL si siano messe d’accordo per fare il congresso sulla stessa posizione, come se nel PD non si fossero svolte le primarie e ci fosse stata una intesa preventiva di vertice sulla composizione dei gruppi dirigenti. In mancanza di un confronto trasparente sulla guida del principale sindacato italiano, la contesa andrà avanti a convegni e controconvegni, indici di gradimento, battute di corridoio.
Naturalmente si potrebbe anche pensare che alla CGIL e ai suoi rappresentati converrebbe oggi allontanarsi dal PD, principale partito dei governi che praticano quelle politiche di austerità che stanno devastando il mondo del lavoro. Converrebbe anche alla democrazia una CGIL che non lasciasse la protesta sociale ai forconi e che con i lavoratori, i disoccupati, i precari, i pensionati, provasse a bloccare il paese. Invece di rinunciare preventivamente ad uno sciopero generale che da tempo immemore non convoca più.
Ma questo sarebbe accusato di essere il sindacato vecchio, vecchio come quello che nel pieno della rivolta reazionaria di massa a Reggio Calabria, portava i metalmeccanici a sfilare nella città e così a cambiare il segno politico di quella protesta.
Ma quello era il sindacato degli anni '70, quello che credeva nella funzione degli scioperi generali. Vuoi mettere quel vecchio modello sindacale con le infinite possibilità di cambiamento della realtà che oggi offrono la partecipazione a Ballarò o a Servizio Pubblico?
Solo una minoranza di sognatori contrasta questo modo di fare sindacato in CGIL, e ha chiamato questa sua posizione: “Il sindacato è un’altra cosa”.
Ma cosa volete che importi, c’è Renzi.

Intervista a Repubblica di Maurizio Landini: ecco i renziani della Cgil!

Chi parla è Maurizio Landini, leader della Fiom, sindacato politico per eccellenza, radicale di sinistra-sinistra, conflittuale, movimentista.
Fino al punto da teorizzare e praticare l’”indipendenza” nei confronti della Cgil. Ma questa intervista di Landini, che non appartiene nemmeno alla stessa generazione di Renzi avendo compiuto 52 anni, dimostra che c’è davvero un’inedita sintonia tra il nuovo segretario del Pd,  il cui esperto di lavoro ricordiamo è Pietro Ichino, e il capo della Fiom, nel passato più vicino alle posizioni di Sel e di Rivoluzione civile.

Landini, lei e Renzi vi incontrate, discutete, vi lanciate messaggi di reciproco interesse. Sta nascendo un nuovo asse a sinistra del tutto imprevisto: una strana coppia. Qual è il vostro obiettivo?
“Renzi è stato eletto – e non va sottovalutata la maggioranza che lo ha scelto – sulla base di un richiamo alla necessità di un cambiamento. Bene, è un bel po’ chenoi della Fiom diciamo che si deve cambiare perché non c’è mai stata una fase con questi livelli di ingiustizia sociale, così come non è mai stata così grande la svalorizzazione del lavoro. Renzi vuole voltare pagina, ambisce a diventare premier, mi pare naturale che la Fiom cerchi un confronto con lui nel reciproco rispetto dei ruoli”.

Quali sono i punti di incontro?
“Innanzitutto quello sulla democrazia. Renzi ha usato un processo ampiamente democratico per conquistare la segreteria del Pd. Al contrario – e Renzi lo ha capito – non ci sono più regole democratiche nei luoghi di lavoro. In questi anni si sono approvate leggi contro il lavoro, si sono cancellate le pensioni, e i lavoratori hanno perso il diritto di votare sui contratti e sugli accordi”.

E lei – sempre che il suo ragionamento sia corretto – pensa che Renzi possa riportare nel mondo del lavoro le regole della democrazia?
“Sì. Come segretario del Pd può decidere che è fondamentale approvare una legge sulla rappresentanza e la democrazia sindacali “.

Ma Cgil, Cisl e Uil non hanno fatto a maggio un accordo con la Confindustria su questo? Addirittura venne definito un “accordo storico”.
“È gravissimo che non sia stato ancora applicato. Ma è la Confindustria che non lo vuole e punta a inserire un meccanismo di sanzioni per impedire l’esercizio del diritto di sciopero”.

Un po’ il modello Marchionne. Quello che piace a Renzi. Come la mette?
“Intanto dico che quel modellopiace meno alla Corte costituzionale e poi suggerirei a Renzi, se proprio cerca un modello, di mettersi a studiare quello della Volkswagen”.

L’economista più ascoltato da Renzi, Yoram Gutgeld, propone per i giovani un contratto unico a tempo indeterminato senza però l’articolo 18. Lei cosa ne pensa?
“Non sono d’accordo. L’articolo 18 è già stato manomesso. Quanti nuovi posti ha creato? Quante multinazionali sono venute in Italia? La verità è che il nuovo articolo 18 ha prodotto più licenziamenti per ragioni economiche. Serve altro: azzeramento delle forme di precarietà, inserimento del reddito minimo, riduzione degli orari, nuovi investimenti pubblici e privati, salvaguardando l’industria pubblica anziché svenderla con le privatizzazioni. Ma questo governo e questo Parlamento sono in grado di realizzare il cambiamento?”.

Sulle privatizzazioni anche Renzi è contro.
“Mi pare una posizione di saggezza”.

Renzi ha apprezzato le sue posizioni critiche nei confronti del sindacato, lei ricambia sulla politica? Serve la rottamazione?
“Non condivido la parola rottamazione, ma un cambiamento profondo comporta assolutamente anche un cambiamento delle persone”.

Sembra pronto per iscriversi al nuovo Pd. Lo farà?
“Finché sarò il segretario della Fiom avrò solo due tessere in tasca: quella della Cgil e quella dell’Anpi”.

Ma voterà Renzi quando si presenterà come candidato a Palazzo Chigi?
“Valgono i contenuti. La personalizzazione della politica ha già fatto troppi danni con Berlusconi “.

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