24/12/2013
La Cia ha aiutato il regime colombiano a uccidere i leader delle Farc
I diversi governi colombiani – sarebbe meglio parlare di regime in quanto tale, si farebbe prima – sono una estensione della politica estera e degli interessi imperialisti e coloniali statunitensi in America Latina, da sempre. E ancor di più da quando nel continente il vento delle rivoluzioni socialiste, progressiste e democratiche ha cambiato alleanze e classi dirigenti, isolando sempre di più Bogotà. Che Washington sostenesse la repressione colombiana contro i movimenti popolari e guerriglieri di sinistra attivi in Colombia quindi era risaputo, anzi scontato. Ma ora sono gli stessi quotidiani statunitensi a parlarne, e forniscono elementi importanti.
Secondo quanto scrive il Washington Post in un lungo e dettagliato articolo, a partire dal 2000 il governo colombiano ha ricevuto consistenti aiuti dagli Stati Uniti nella sua lotta contro la guerriglia marxista delle Forze Armate Rivoluzionarie (Farc) nell’ambito di un programma di sicurezza segreto che ha iniziato a funzionare agli inizi del 2000. L’attivo sostegno della Cia all’esercito e ai servizi di sicurezza di Bogotà ha permesso al regime colombiano di eliminare 24 dirigenti della guerriglia.
La cosa interessante è che, così come in altri programmi bellici, di spionaggio o di assassini mirati in giro per il mondo, se quello in questione fu approvato dall’allora presidente George W. Bush, fu rinnovato anche dal suo successore, il ‘premio Nobel per la Pace’ Barack Obama. Il sostegno della Cia ai militari e agli squadroni della morte colombiani è costato non poco – non si sa quanto di preciso – all’interno di un fiume di denaro che gli Stati Uniti hanno nel tempo destinato al cosiddetto Plan Colombia, ideato nel 2000 dall’allora presidente Andrès Pastrana per coinvolgere la cosiddetta comunità internazionale nella repressione della guerriglia. Washington ha contribuito con ben 9 miliardi di dollari, spesi per lo più per combattere le decine di migliaia di guerriglieri e guerrigliere inquadrati nei fronti delle Farc, ma anche dell’Eln (Esercito di Liberazione Nazionale), per pagare i militari e le spie, per oliare giudici e politici e convincerli a chiudere qualche occhio sulle palesi violazioni delle leggi colombiane e internazionali, per finanziare gli squadroni della morte e poi per smobilitarli.
A parte l’ingente flusso di denaro Washington ha contribuito mettendo a disposizione i suoi servizi di intelligence. La Cia si è occupata in particolare dei capi e dei dirigenti delle Farc, e a partire dal 2006 secondo il Washington Post si è concentrata su un’arma che, grazie al suo sofisticato sistema di puntamento, è in grado di individuare l’obiettivo anche in mezzo alla giungla dove le brigate della guerriglia usano nascondersi. Si tratterebbe di un kit Gps da 30.000 dollari in grado di trasformare una bomba a gravità da 227 chili in una bomba 'intelligente' e 'guidata' contro un obiettivo di piccole dimensioni. E’ stata questa tecnologia a permettere, nel marzo del 2008, di ammazzare il numero due delle Farc, Raul Reyes, centrato da un ordigno in una regione amazzonica dell’Ecuador alla frontiera con la Colombia, il che scatenò una lunga crisi diplomatica tra Bogotà e Quito. Le persone anonime che hanno raccontato questi particolari al giornale statunitense non hanno voluto chiarire se il programma segreto sia ancora in marcia, ma hanno specificato che assieme alla Cia in Colombia ha operato anche l’Nsa attraverso un vasto piano di intercettazioni e spionaggio tecnologico. Secondo quanto scrive il quotidiano statunitense, il punto più alto del coinvolgimento di Washington in Colombia sarebbe stato raggiunto nel 2003: 40 agenzie e più di 4.500 persone, inclusi mercenari, tutti coordinati dalla locale ambasciata statunitense a Bogotà.
Da parte sua il presidente colombiano Juan Manuel Santos, interpellato dal Washington Post, non ha voluto realizzare nessun commento specifico. Per lui si tratta di una rivelazione imbarazzante, visto che da un anno ormai l’esecutivo di Bogotà e la dirigenza delle Farc sono impegnati in una trattativa di pace in corso a L’Avana (Cuba), dall’andamento finora non proprio entusiasmante se si pensa che Santos non ha voluto saperne di negoziare una tregua nella repressione della guerriglia in cambio della fine degli attacchi da parte delle Farc.
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