Nella notte tra il 17 e il 18 dicembre, durante l’esame della legge stabilità, la commissione bilancio della camera ha modificato la cosiddetta web tax, chiamata anche Google tax, un sistema di tassazione sulle aziende tecnologiche straniere attive in Italia introdotto dal governo Letta il 12 dicembre. Ora il testo approderà alla camera, dove potrebbe subire ulteriori modifiche. E prima di Natale tornerà al senato per l’approvazione definitiva.
I cambiamenti arrivano dopo le critiche del nuovo segretario del Pd Matteo Renzi, che aveva detto: “Chiediamo al governo di eliminare ogni riferimento alla web tax e porre il tema dopo una riflessione sistematica nel semestre europeo”.
@gianiaz Rispondo a te per rispondere a tutti. Chiediamo a Governo di approfondire questo argomento in sede europea e non votare questo txt
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 17 Dicembre 2013
Anche alcune testate straniere, come Forbes e il Financial Times, hanno attaccato duramente la web tax italiana definendola “illegale”.
Come è cambiata. Nella nuova versione della web tax è scomparsa una delle misure più discusse: l’obbligo per le aziende tecnologiche straniere (come Google, Facebook e Amazon) di avere la partita Iva in Italia per le attività di commercio elettronico.
Con l’obbligo della partita Iva le vendite realizzate in Italia (pubblicità, e-commerce, gioco online) sarebbero state fatturate in Italia. Oggi invece questi profitti vengono fatturati in altri paesi, dove spesso le aziende straniere sfruttano un regime fiscale più conveniente. Facebook e Google, per esempio, hanno sede fiscale in Irlanda, mentre Amazon in Lussemburgo.
Questa misura è stata criticata perché secondo alcuni esperti avrebbe scoraggiato gli investimenti nel nostro paese e, come ha ricordato Il Post, sarebbe andata contro le regole dell’Unione europea sul mercato unico e contro quelle dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
Cosa rimane. Nel nuovo testo è rimasta invece in piedi l’obbligo della partita Iva per la pubblicità online e per il diritto d’autore. Questo significa che la vendita degli spazi pubblicitari in rete sarà tassata in Italia, e non all’estero come succede oggi.
Lo spirito della legge quindi non è cambiato, secondo alcuni esperti. “A lasciare perplessi è, innanzitutto, ancora una volta la modalità d’azione. Si continua a procedere a spizzichi e bocconi (notturni) e senza dare il giusto peso, con eventuali consultazioni con esperti del settore e un iter legislativo canonico, a un argomento delicato anche in chiave comunitaria”, ha commentato Martina Pennisi su Wired.
Fonte
Il principio alla base di questa legge sarebbe anche giusto, il punto è che la struttura della stessa è fatta col culo e per fini ancor più deprecabili (il corporativismo di piccolo cabotaggio del capitalismo italiano).
In ogni caso, invocare una discussione comunitaria su questi temi è ridicolo. Non c'è stata identità di vedute a livello comunitario nemmeno sul datagate, figuriamoci su questioni che vanno a toccare il business ormai principale degli Stati Uniti nel mondo.
Aspettarsi qualcosa di serio in questo senso è come attendere di vedere Letta che prende per i coglioni Marchionne...
Io dico che con tutti gli argomenti seri che ci sarebbero da prendere in considerazione si stanno ancora a far seghe su chi paga cosa e a chi. Mi sembrano dei bambini dell'asilo che si litigano il leccalecca. L'umanità avrebbe bisogno di uomini e non di segaioli psicopatici che si ammazzano (anzi, a morire ci mandano noi, mica ci vanno loro) per avere sempre più controllo sull'essere umano. Ma d'altronde lo aveva scritto già Savonarola nel 1460: «Scelgo la religione perché ho visto l'infinita miseria degli uomini, gli stupri, gli adulteri, le ruberie, la superbia, l'idolatria, il turpiloquio, tutta la violenza di una società che ha perduto ogni capacità di bene... Per poter vivere libero, ho rinunciato ad avere una donna e, per poter vivere in pace, mi sono rifugiato in questo porto della religione». Poi, dopo essersi rifugiato nella religione ed averla vissuta dall'interno dichiara, nel 1485: "La Chiesa ha da essere flagellata, rinnovata e presto". Quindi, se gli uomini erano già uno schifo 500 anni fa, cosa pretendiamo oggi? Scusa per il cinismo.
RispondiEliminaCinismo a parte non ho capito il tuo discorso che mi pare un po' decontestualizzato dall'oggetto dell'articolo.
EliminaA prescindere da qualsivoglia volo pindarico sull'umanità in senso lato, il problema delle multinazionali, soprattutto informatiche, che di fatto eludono la tassazione sulle proprie attività è uno dei numerosi nodi redistributivi di questa società. Per capirci fa molto più danno la sola Google (o il gruppo Riva per stare tra soggetti più piccoli e nostrani) con le cifre che non versa al fisco di chicchessia, piuttosto che i tanto odiati e bistrattati "costi della politica".