È
sempre più probabile che sarà il porto siciliano di Augusta a ricevere entro la
metà di gennaio la nave mercantile in cui saranno stipate le centinaia di
tonnellate di gas nervini che l’Opac, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per
la distruzione delle armi chimiche, ha sequestrato in Siria. La sosta in un
porto italiano dei micidiali sistemi di distruzione di massa era stata anticipata
una settimana fa a Bruxelles dalla ministra degli Esteri, Emma Bonino. “Il
nostro Paese ha dato la sua disponibilità per le operazioni logistiche dell’unità
che trasporterà il materiale proveniente dalla Siria, che però non toccherà il
territorio italiano”, ha dichiarato la Bonino. “La decisione finale spetterà
all’Opac che dovrà scegliere il porto in base al pescaggio, la capienza e la
lontananza o la vicinanza dal centro abitato”. In pole position per l’attracco
della nave con i gas nervini, oltre ad Augusta, i porti sardi di Santo Stefano,
Oristano e Arbatax e quello pugliese di Brindisi. Sorgono tutti in prossimità
di centri abitati, ma lo scalo siciliano offre il “vantaggio” di un ampio molo off limits utilizzato per le operazioni
di rifornimento di sistemi d’arma, munizioni e carburanti delle unità navali della VI Flotta USA e della NATO. Il porto
di Augusta ospita inoltre un distaccamento speciale della US Navy dipendente dalla
vicina stazione aeronavale di Sigonella, principale centro logistico per le
operazioni statunitensi in Medio Oriente e nel continente africano.
Top
secret pure la data prevista per l’arrivo in Italia del pericoloso cargo, né è
chiaro quanto durerà la sosta in porto. Secondo quanto comunicato dalla ministra
Bonino, le armi chimiche siriane giungeranno “probabilmente nella seconda metà
di gennaio”, ma ciò “dipenderà dalle valutazioni tecniche della stessa Opac che
ha confermato la disponibilità ad esporre le modalità dell’operazione al
Parlamento italiano, alla ripresa delle attività a gennaio”. Secondo il
cronogramma delineato lo scorso 15 novembre dal consiglio esecutivo dell’Organizzazione
per la distruzione delle armi chimiche, l’arsenale di armi chimiche dovrebbe
essere rimosso dalla Siria il 31 dicembre, per poi essere distrutto entro la metà
del 2014. L’Opac ha previsto che i “precursori chimici” per la produzione dei
gas nervini, “relativamente innocui se separati e letali solo dopo essere stati
miscelati”, siano prima trasportati via terra al porto di Latakia, per essere
poi caricati su due mercantili, rispettivamente di nazionalità danese (Arka
Futura) e norvegese (Taiko), oggi fermi in acque cipriote. Si
tratterebbe complessivamente di 500 tonnellate di armi chimiche (ma si parla
pure di un migliaio): 155 tonnellate
saranno trasferite dal cargo danese in un porto britannico e da lì, fino ad un
impianto di incenerimento; 345 tonnellate saranno invece trasportate in Italia
dal mercantile “Taiko”. Sempre nel porto italiano avverrà il trasbordo del
carico sull’unità militare statunitense “Cape Ray” (proveniente dalla Virginia)
che, in acque internazionali, dovrà “neutralizzare” le molecole tossiche in
circa 80 giorni grazie a un particolare sistema di idrolisi all’interno di un
reattore chimico di titanio messo a disposizione dall’esercito USA. Al termine del trattamento, le scorie con “basso livello
di tossicità” saranno consegnate a società private specializzate
nell’eliminazione dei prodotti chimici, anche se l’Opac non ha conseguito ancora
le risorse finanziarie sufficienti a completare lo smaltimento.
I
mercantili saranno scortati nella loro rotta per il Mediterraneo da un
imponente schieramento militare. Nel porto siriano di Latakia sono giunte la
fregata norvegese “Helge Ingstadt” con a bordo un team di incursori, la fregata
danese “Esbern Snare” e un’unità da guerra britannica. Il Pentagono ha fatto
sapere che mobiliterà la propria flotta nel Mediterraneo, più un centinaio di
dipendenti civili del Dipartimento della difesa che assisteranno al
procedimento di distruzione delle armi e dei precursori chimici. Dopo il
meeting di Mosca del 24 dicembre a cui hanno
partecipato alti ufficiali delle forze armate di Russia, Cina e Stati Uniti e i
rappresentanti dell’Opac, il Cremlino ha comunicato che alla scorta delle navi
cargo parteciperanno pure alcune unità da guerra russe, come l’incrociatore lanciamissili
“Petr Velikiy”, il cacciatorpediniere “Smetlivy” e le navi da sbarco “Yamal”,
“Pobeditel” e “Aleksandr Shabalin”. Le Nazioni Unite avevano già incaricato le forze
armate russe a trasportare le armi chimiche dai siti di produzione e stoccaggio
siriani sino a Latakia, utilizzando 75 veicoli militari di cui 25 corrazzati.
Per
la pericolosità delle operazioni di trasferimento delle armi chimiche, tutti i
paesi che in un primo momento avevano dato la propria disponibilità ad ospitarle
sino alla distruzione finale (Albania, Croazia, Danimarca, Germania e Norvegia),
si sono poi ritirate. Da Bruxelles, il premier Pieter De Crem nell’offrire la
disponibilità belga a “neutralizzare” i gas nervini, ha invitato però i partner
internazionali a operare “vicino alla Siria” dal momento che “solo il trasporto
di queste armi é già una missione difficile”. Secondo alcuni esperti, l’allestimento
di un apparato galleggiante per lo smaltimento dei composti chimici comporterà costi
elevatissimi e non ridurrà il rischio di danni ambientali in caso di incidenti.
Di contro, l’Opac sostiene che la soluzione adottata è “tecnicamente possibile”
e che può “essere sicura se fatta in maniera appropriata”. Secondo i tecnici
norvegesi che parteciperanno al trasbordo delle armi chimiche in Italia, il
rischio maggiore verrà quando saranno aperti i container e i fusti con i
composti chimici a bordo dell’unità militare “Cape
Ray” in mezzo al Mediterraneo.
Ma pure il trasbordo dal cargo norvegese “Taiko” alla “Cape
Ray” in un porto italiano è un’operazione di per sé molto rischiosa, non fosse
altro per la tipologia (e la quantità) delle armi chimiche presenti nei
container. Secondo le Nazioni Unite, negli arsenali siriani sono stati trovati principalmente
i gas Sarin, iprite e VX. Si tratta di agenti chimici che pure in dosi minime
possono causare la morte. Il Sarin o GB è un gas nervino della famiglia degli organofosfati; a temperatura
ambiente è un liquido di aspetto incolore ed inodore, estremamente volatile e
porta alla paralisi del sistema nervoso se inalato per via respiratoria. L’iprite
è un altro micidiale gas impiegato per fini bellici. Noto anche come gas
mostarda per il suo particolare odore, l’iprite è liposolubile e penetra in profondità nella cute
causando devastanti piaghe. A secondo delle concentrazioni del gas, esso può
causare la morte in meno di dieci minuti o in qualche ora, con un’agonia dolorosa.
Il gas nervino VX può
essere utilizzato come arma chimica in forma liquida pura, in miscela con
agenti di ispessimento e sotto forma di aerosol. L’esposizione può avvenire per
inalazione, ingestione e contatto con la pelle o con gli occhi, causando in
pochi minuti la paralisi dei muscoli del corpo, compreso il diaframma con
conseguente morte per asfissia.
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