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15/12/2013

Forconi spezzati, "marcettina" su Roma


La minaccia dei "forconi" ha ricevuto oggi una consistente ridimensionata. Il "movimento" si è infatti spaccato in maniera consistente tra "trattativisti" e "oltranzisti", con i gruppi principali (Veneto e Sicilia, guidati da Mariano Ferro) che si dicono disponibili a incontrare il governo - che aveva lanciato l'idea - e il gruppo dei "fedeli" a quel Danilo Calvani da Latina, ormai più noto per la Jaguar che per la credibilità.

La divaricazione è tutta "politica" e riguarda l'opportunità di confermare la "calata su Roma", fissata per mercoledì 18. A questo punto, però, la questione perde molto del carattere dirompente assunto nei primi giorni della scorsa settimana. Anche sul piano "sociale", visto che la parte "oltranzista" è quella più strettamente legata all'estrema destra fascista.

Qui emerge con una certa chiarezza il "confine" fissato dal governo: prima ha pompato le iniziative, facendo mostra di preferire un "blocco sociale" astrattamente "antisistema", ma strettamente controllato tramite alcune organizzazioni professionali e parasindacali (di qui l'ordine ai poliziotti in piazza di "togliersi il casco"). Poi ha deciso che "poteva bastare", anche per evitare che l'esempio diventasse troppo contagioso anche per altri settori sociali. Le manganellate e i fermi largamente usati per "scoraggiare" gli studenti e gli antagonisti sono del resto risultate ampiamente chiarificatrici: solo chi balla al ritmo del potere ha il "diritto" di tenere la piazza.

Il punto di svolta c'è stato con l'"avvertimento" diretto a CasaPound, con l'arresto di Di Stefano, che solo due giorni prima sarebbe stato al massimo denunciato (ma con la garanzia che la cosa non avrebbe avuto corso). Una sorta di "a regazzì, nun te montà la testa...".

Il discorso è stato perfettamente inteso da Ferro e gli altri caporioni forconisti più legati alla destra "di governo". Gli "oltranzisti" lo capiranno presto; forse anche prima di mercoledì. Altrimenti la strada è già segnata.

Una prima conseguenza negativa è però già avvenuta: il sindaco di Roma dirà di no a tutti i futuri "accampamenti" in città. Si fa finta di aver paura dei "forconi", ma si cerca di evitare un altro 18 e 19 ottobre. Al contrario di tanti sociologi d'occasione, il potere sa distinguere benissimo tra amici e nemici.

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