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22/01/2014

A Davos si riuniscono i potenti del mondo. Sono preoccupati... per noi

Inizia questa mattina a Davos, sulle montagne svizzere, l'annuale World Economic Forum. Il titolo dell'edizione di quest'anno della “rimpatriata” dei potenti del mondo è ambiziosa: "The reshaping of the world: consequences for society, politics and business" ossia “Rimodellare il mondo: le conseguenze per la società, la politica e gli affari".

Tra i 1.500 partecipanti oltre a banchieri, manager, presidenti delle maggiori multinazionali e banche mondiali, ci saranno il presidente della Bce Mario Draghi, la presidente del Fmi Christinne Lagarde, il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon e il segretario generale dell'Ocse, Angule Gurria. Anche l'Italia si presenta con un discreto “pacchetto di mischia”: il ministro degli esteri Emma Bonino, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, imprenditori e manager come il presidente e l'ad di Eni Giuseppe Recchi e Paolo Scaroni, l'ad delle Generali Mario Greco, l'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni e i rappresentanti di Geox, Sace, Illy e Ariston. Curiosamente, ma non tanto, ci sarà anche il sindaco di Roma Ignazio Marino secondo il quale Davos sarà un'occasione per trovare sponsor per la Capitale. C'è da crederci, almeno nelle intenzioni, visto che dieci giorni fa – in gran segreto come al solito – Roma ha ospitato una nuova edizione dell'Ibac (International Businness Advisory Council) scegliendo come sede l'impenetrabile palazzo della Farnesina e come anfitrione lo stesso Ministero degli Esteri. Ospiti una cinquantina di amministratori delegati e manager delle maggiori multinazionali e banche straniere, tutte “interessate” a mettere “a valore” un'area metropolitana come Roma.

Il World Economic Forum di Davos di quest'anno discuterà – pensate un po' - di crescita e di povertà. Uno studio presentato dallo stesso Wef alla vigilia dell'apertura, parla proprio del crescente divario fra fasce ricche e povere della popolazione come una “minaccia mondiale”. Lo stesso presidente del Fmi Christine Lagarde in una recente intervista al Financial Times aveva sottolineato come la disuguaglianza dei redditi è una minaccia per l'economia globale. Gli ha fatto eco l'ex Presidente della Banca Mondiale Stiglitz in un seminario tenutosi al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Viene da chiedersi dove nasca tutta questa preoccupazione per le crescenti disuguaglianze sociali e povertà... da parte di coloro che ne sono ampiamente e coscientemente responsabili. Che sia la paura che hanno esagerato? Forse una provvidenziale e ben localizzata pioggia di meteoriti potrebbe ristabilire una equa proporzione tra ipocrisia e realtà dei fatti.

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