Il governo israeliano continua a essere più interessato a costruire insediamenti che a raggiungere un accordo di pace. A
denunciare l'ultima colata di cemento nei Territori Occupati
palestinesi è Lior Amihai, portavoce del movimento pacifista
israeliano Peace Now. "L'amministrazione civile israeliana, che è
sotto la responsabilità del Ministero della Difesa, ha pubblicato piani
per la costruzione di 381 nuove unità abitative a Giv'at Ze'ev [a sud di
Ramallah, ndr] dimostrando la poca serietà del governo Netanyahu quando
parla di soluzione a due stati e la contraddittorietà delle sue azioni
con le negoziazioni in corso" ha detto Amihai all'AFP.
E' il terzo annuncio in tre settimane da quando - lo scorso 31 dicembre -
sono stati rilasciati 26 prigionieri politici palestinesi. Rilascio
previsto dagli accordi preliminari stipulati dalla parte palestinese e
quella israeliana per poter avviare i colloqui di pace a luglio.
Dura la reazione di Ramallah per le nuove costruzioni. "Il governo Netanyahu non vuole la pace"
ha detto all'AFP Sa'eb Erakat. "Questa decisione conferma che il
governo Netanyahu vuole soltanto continuare a costruire insediamenti che
distruggeranno ogni possibile accordo di pace".
I progressi delle negoziazioni tardano ad arrivare e la data limite di
aprile - entro la quale le due parti dovrebbero raggiungere l'accordo
quadro voluto dal Segretario di Stato Usa Kerry - si avvicina. Erekat ha
affermato ieri che non c'è alcuna possibilità che i palestinesi possano
prolungare i colloqui.
"Non ci è stato presentato un piano per prolungare i negoziati, ma noi
non lo faremo nemmeno per un giorno dopo i nove mesi che abbiamo
concordato" ha spiegato il capo negoziatore palestinese. "Restano tre
mesi ancora nei quali Israele può raggiungere un accordo di pace con
noi, ma le sue azioni confermano che non è interessata a farlo. Sta
distruggendo tutto ciò che potrebbe aiutare a trovare un intesa".
Il nuovo annuncio da parte israeliana segue giorni concitati a livello
diplomatico. La scorsa settimana quattro stati europei avevano convocato
gli ambasciatori israeliani per l'annuncio di Tel Aviv di nuove unità
abitative nelle colonie. Un gesto, quello europeo, che aveva scatenato
le ire del premier israeliano che aveva definito l'atto dei quattro
stati come privo di "equilibrio e giustizia". "Noi siamo perfettamente
in linea con i patti presi all'inizio dei colloqui di pace [iniziati a
luglio, ndr]" tuonò alla stampa straniera il 16 gennaio. "Israele non ha
posto alcun limite alla costruzione".
E a dimostrare la coerenza del Premier israeliano è il disegno
presentato a Kerry di annettere alle frontiere di Tel Aviv il blocco di
Beit El (che comprende gli insediamenti di Beit El, Ofer, Psagot),
insieme a quelli di Ariel al nord, Maale Adumim ad est e Gush Etizion al
sud della Cisgiordania Occupata. In totale il 13 per centro di quel che
rimane del futuro stato palestinese.
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