06/01/2014
Germania: boom di immigrati europei, italiani compresi
La crisi sta costringendo i giovani dei paesi della periferia europea a cercare sopravvivenza e fortuna all’estero, e così negli ultimi anni è ricominciata la piaga dell’emigrazione verso nord, anche nel nostro paese, così come dagli altri stati presi di mira dalle politiche di austerity dell’Unione Europea: Grecia, Cipro, Spagna, Portogallo, Irlanda…
L’anno del boom dell’emigrazione verso i paesi del nucleo forte dell’Ue è stato proprio quello che è appena finito. Per la maggior parte i giovani dei Piigs scelgono come meta del proprio viaggio della speranza la Germania di Angela Merkel.
Nel 2013 a Berlino sono arrivati in 400 mila, cifra record degli ultimi venti anni. All’epoca, era il 1993, la guerra – americana e tedesca – nei Balcani aveva costretto ingenti flussi di popolazione a cercare scampo all’estero, e molti – 463 mila – arrivarono in Germania soprattutto dalla Serbia, dalla Croazia e da altre ex repubbliche della Yugoslavia.
Il domenicale 'Welt am Sonntag' ha pubblicato ieri alcune cifre fornite dall'Istituto per le ricerche di mercato (Iab), insediato nell'Agenzia federale del Lavoro, dalle quali emerge che lo scorso anno si è registrato un aumento di oltre il 10% degli immigrati arrivati in Germania rispetto al 2012. Rispetto al 1993 la composizione dell’immigrazione è cambiata parecchio, e non sono più i cittadini balcanici a farla da padroni, bensì quelli che arrivano dalla Polonia – primo paese a fornire al capitalismo tedesco manodopera a basso costo – e poi dalla Romania, dall’Italia, dall’Ungheria e dalla Spagna. Il flusso di nuovi migranti dall’Italia ha portato la comunità italiana in Germania al secondo posto in assoluto, con 520 mila componenti, dopo la maxicomunità turco/curda che conta quasi 1 milione e 600 mila elementi. Gli immigrati provenienti dalla vicina Polonia sono balzati al terzo posto con 468mila presenze, seguiti a ruota dai greci (283mila), dai croati (223mila) e dai russi (195mila).
Avere manodopera a basso costo e con scarsi diritti naturalmente piace ai politici e agli imprenditori tedeschi, che naturalmente ora si preoccupano di non perdere posizioni di fronte ad una situazione in rapida evoluzione. Ora che l’accordo di Schengen che teoricamente permette la libera circolazione dei cittadini dei paesi membri dell’UE all’interno di tutti i paesi che ne fanno parte si è esteso anche a Romania e Bulgaria, un eurodeputato della Cdu (democristiani, destra) tedeschi, Elmar Brok, che è anche presidente della Commissione Esteri del Parlamento di Strasburgo, ha dichiarato che «gli Uffici stranieri tedeschi aspettano troppo tempo prima di espellere gente che punta solo ad ottenere prestazioni sociali senza avere un'occupazione regolare. Se le autorità fossero più rigorose contro gli abusi del nostro sistema sociale, ciò avrebbe una funzione deterrente». Gli ha fatto eco un collega, Peter Gauweiler, vice presidente della bavarese Csu, partito gemello della Cdu: «da noi arriva gente che vuole trarre profitto dal nostro sistema sociale, a dispetto del fatto che ciò è vietato dal diritto europeo e da quello tedesco».
Messaggio rivolto teoricamente a bulgari e romeni scrocconi, ma in fondo destinato a tutti coloro che arrivano in Germania dai paesi della periferia europea: in Germania si viene per lavorare duro, e alle nostre condizioni. Altrimenti non vi vogliamo. Messaggio chiaro, no?
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