di Michele Paris
I membri della più importante organizzazione sindacale dell’impianto
della Boeing di Everett, nei pressi di Seattle, hanno dovuto accettare
una proposta di contratto del colosso aerospaziale con pesanti
concessioni per assicurarsi la costruzione nel prossimo decennio del
nuovo aeromobile commerciale 777X. Il prolungamento di un contratto che
sarebbe scaduto solo fra due anni era già stato nettamente respinto a
novembre ma un altro voto è stato forzato qualche giorno fa in seguito
alle enormi pressioni della compagnia, dei media, dei politici locali e
degli stessi vertici sindacali.
L’annuncio dei risultati nella
sede locale dell’International Association of Machinists (IAM) nella
giornata di venerdì è stato accolto con stupore e rabbia da molti
iscritti, alcuni dei quali hanno apertamente accusato di brogli i
dirigenti sindacali. Degli oltre 32 mila membri della IAM di Everett,
circa 24 mila avrebbero votato sulla nuova proposta e i favorevoli
sarebbero stati appena il 51 per cento.
Il voto è stato
organizzato deliberatamente durante il periodo natalizio per lasciare
meno tempo possibile ai lavoratori per studiare il contratto e
organizzare un’eventuale opposizione. Molti iscritti, inoltre, non hanno
partecipato alla consultazione perché ancora fuori città per le
vacanze.
I meccanici della Boeing sono da mesi sottoposti al
ricatto della loro azienda, che aveva minacciato di portare la
produzione del 777X in un altro stato americano meno sindacalizzato,
come già fatto ad esempio con il 787 Dreamliner, realizzato in South
Carolina. Dopo il voto dello scorso novembre a Everett, una ventina di
stati si erano offerti per ospitare il nuovo progetto della Boeing,
mettendo a disposizione agevolazioni fiscali e una manodopera a basso
costo e con pochi o nessun diritto da rispettare.
Tra le
principali concessioni richieste e ottenute nell’impianto che sorge
nell’area di Puget Sound spicca la sostanziale eliminazione dei piani
pensionistici offerti dalla compagnia e il passaggio ad una soluzione
contributiva che graverà pesantemente sulle spalle dei lavoratori.
Inoltre, per questi ultimi aumenteranno i costi dell’assistenza
sanitaria, verranno virtualmente neutralizzati gli aumenti di stipendio e
saranno proibiti gli scioperi per un decennio.
Alla vigilia del
voto di novembre, poi, lo stato di Washington aveva approvato una serie
di sgravi fiscali ad hoc per la Boeing pari a 8,7 miliardi di dollari in
trent’anni e varie altre iniziative come lo stanziamento di 8 milioni
per la formazione dei lavoratori nel settore aero-spaziale e norme più
semplici per la realizzazione di progetti industriali in questo ambito.
Per
convincere i membri del sindacato ad approvare il nuovo contratto che
resterà in vigore fino al 2024, l’azienda ha aggiunto un bonus una tantum
di 5 mila dollari da erogare a ciascun dipendente nel 2020 a quello di
10 mila dollari previsto nel 2016 e già offerto a novembre. Infine, è
stata stralciata la richiesta di allungare il periodo previsto per il
raggiungimento del livello massimo di retribuzione da 6 a 16 anni.
A
pesare sull’esito finale del voto di venerdì è stata in buona parte la
propaganda dei giornali locali e nazionali che hanno dato voce a quelle
sezioni del business e della politica che raccomandavano ai lavoratori
di “scendere a compromessi per il loro futuro” e quello delle prossime
generazioni nello Stato di Washington.
Le minacce di un futuro
fatto di devastazione economica e disoccupazione, assieme alla
consapevolezza che una nuova opposizione alla proposta della Boeing non
sarebbe stata seguita dalla mobilitazione dei lavoratori americani in
loro appoggio bensì dall’isolamento proprio ad opera degli stessi
sindacati, hanno fatto il resto, consegnando all’azienda una vittoria
cruciale.
L’atteggiamento degli stessi leader sindacali nelle
scorse settimane è apparso particolarmente insidioso e significativo del
ruolo svolto dalle loro organizzazioni. Come era già accaduto nella
consultazione di novembre, di fronte alla netta opposizione della
maggioranza degli iscritti, i dirigenti locali della IAM sono stati
costretti a rompere con i leader nazionali e a manifestare la loro
contrarietà ufficiale alla proposta di contratto. Questi ultimi,
tuttavia, non hanno fatto nulla per impedire o boicottare il nuovo voto
su una proposta sostanzialmente identica a quella bocciata sonoramente
solo qualche settimana prima.
Le reazioni dei lavoratori dopo la
consultazione sono state caratterizzate dalla disillusione e dai
persistenti timori per il futuro nonostante le rassicurazioni
dell’azienda e i toni trionfali dei politici locali. In particolare, i
meccanici della Boeing hanno correttamente ricordato come le concessioni
a loro richieste coincidano con livelli di profitto esorbitanti per la
compagnia, nonché come l’approvazione del nuovo contratto non escluda
futuri ricatti o, addirittura, licenziamenti.
Innanzitutto,
proprio a novembre la Boeing era uscita dalla fiera aerea di Dubai con
ordinativi per il nuovo 777X pari a 52 miliardi di dollari. A conferma
poi dello stato di salute dell’azienda, la dirigenza starebbe per
decidere un riacquisto di proprie azioni per 10 miliardi di dollari e un
aumento dei dividendi del 50 per cento in concomitanza con l’annuncio
di profitti da record nell’anno 2013 relativamente all’unità
commerciale.
Come ha spiegato nel fine settimana al Seattle Times
l’analista aerospaziale Leon Grunberg, dunque, “è insolito per una
compagnia che sta facendo segnare un andamento così positivo imporre
concessioni così dure”. Per questa ragione, “se un sindacato locale
forte come quello dei meccanici [a Everett] in un’azienda di successo
come la Boeing accetta di rinunciare alle proprie conquiste, questa
tendenza non farà che proseguire”.
Il modello Boeing, cioè, verrà
utilizzato non solo per gli impianti aerospaziali nello stato di
Washington ma altrove negli USA e non solo, non più e soltanto per
estrarre concessioni in compagnie in difficoltà ma anche con la
giustificazione di mantenere “sane” o “competitive” quelle che di
problemi non ne hanno.
Inoltre, sempre il Seattle Times
ha citato un altro esperto aerospaziale nei giorni scorsi, secondo il
quale la garanzia della Boeing circa il futuro dei posti di lavoro nella
regione di Puget Sound sarebbe “un’iperbole”, visto che quando la
compagnia che ha ora sede a Chicago dovrà rimpiazzare il 757 nel 2019 o
il 737 nel 2020, “tutto questo si ripresenterà nuovamente”.
Con
ogni probabilità, infatti, “la Boeing tornerà a chiedere maggiori
concessioni ai sindacati e sgravi fiscali allo stato di Washington”,
senza alcuna garanzia che i futuri aeromobili verranno costruiti a
Everett. Tanto per cominciare, la sconfitta della IAM aprirà la strada
ad assalti alle pensioni degli impiegati, rappresentati dalla Society of
Professional Engineering Employees in Aerospace (SPEEA), il cui
contratto di lavoro scadrà nel 2016.
La vicenda della Boeing e
del nuovo 777X, infine, rappresenta un altro inesorabile passo verso la
trasformazione dei sindacati da organizzazioni a difesa dei lavoratori
in strumenti del management aziendale per l’estrazione di concessioni
sempre più pesanti dai loro dipendenti.
Questo processo è la
diretta conseguenza della globalizzazione economica e del declino
dell’industria manifatturiera statunitense e occidentale in genere, la
quale per conservare i propri livelli di profitto necessita di tagliare
sempre più i costi di produzione. Ciò si scontra frontalmente con gli
interessi dei lavoratori che, non potendo più contare su una seria
rappresentanza dei sindacati, si ritrovano isolati nella lotta per il
mantenimento di condizioni di vita accettabili, finendo per soccombere
ai ricatti come quello della Boeing appena andato a buon fine nello
storico impianto di Everett.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento