di Michele Paris
Quella che è
stata definita come una significativa proposta di riforma dei programmi
di sorveglianza dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA)
da parte del presidente Obama si è in realtà risolta venerdì scorso in
una strenua difesa degli stessi metodi da stato di polizia rivelati in
questi mesi da Edward Snowden. Ciò che l’inquilino della Casa Bianca ha
proposto sono infatti modiche puramente cosmetiche che, in ogni caso,
troveranno ostacoli probabilmente insormontabili per essere
implementate.
Nella difesa della NSA e delle persone che vi
operano, Obama ha ripetutamente falsificato la realtà dei fatti,
ricorrendo talvolta ad una rivoltante retorica patriottica per
nascondere il quotidiano calpestamento della privacy dei cittadini di
virtualmente tutto il pianeta e la sistematica violazione del Quarto
Emendamento della Costituzione americana.
Il presidente
democratico ha dato l’impressione di parlare ad un pubblico privo di
memoria o di conoscenza dei fatti messi in mostra dalla stampa a partire
dalla scorsa estate, ricalcando i comunicati ufficiali della NSA per
respingere la tesi che l’agenzia di Fort Meade, nel Maryland, ha
esaminato i dati telefonici di ogni americano, ripetendo al contrario la
pretesa che essa ha operato esclusivamente per difendere il paese da
attacchi terroristici.
Cercando di dare una qualche risposta al
crescente disgusto nei confronti del governo degli Stati Uniti, Obama ha
poi ostentato una certa preoccupazione per la possibile deriva di
programmi di sorveglianza senza precedenti, senza però ricordare come il
coordinamento e l’approvazione di essi siano da far risalire, in ultima
analisi, alla sua stessa persona e che, senza il contributo di
inestimabile valore di Snowden, sarebbero rimasti nascosti al pubblico
ancora a lungo.
Le cosiddette proposte scaturite dal discorso
tenuto presso il Dipartimento di Giustizia prevedono principalmente il
trasferimento dell’archivio contenente i dati telefonici dalla NSA alle
compagnie di telecomunicazioni private e la necessità di ottenere
un’ingiunzione di un tribunale prima di analizzare le informazioni
collegate ad un numero di telefono contenute nel database governativo.
Inclusa nelle riforme sarebbe anche la proibizione di spiare i leader di
paesi alleati.
In
relazione al primo punto - opposto dalle stesse compagnie private -
Obama avrebbe dato l’incarico al ministro della Giustizia, Eric Holder,
di preparare un piano per il trasferimento dei dati telefonici
attualmente nelle mani del governo entro il 28 marzo, data in cui
l’autorizzazione della NSA di raccogliere informazioni indiscriminate
tramite i programmi di intercettazione dovrà essere rinnovata dal
Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera (FISC).
All’unilateralità
e assoluta segretezza con cui quest’ultimo approva le richieste di
intercettazione delle agenzie governative dovrebbe essere messo un
rimedio con la nomina di un rappresentante legale teoricamente deputato
alla difesa degli individui obiettivo della sorveglianza. Attualmente,
questi ultimi non sono messi nemmeno al corrente dei provvedimenti ai
loro danni e, se anche ne vengono a conoscenza, non hanno facoltà di
renderli pubblici.
Questa iniziativa, come le altre proposte,
dovrà comunque essere approvata dal Congresso dove le resistenze
risultano enormi. Oltretutto, proprio qualche giorno fa un giudice
americano in rappresentanza del circuito dei tribunali federali aveva
inviato una lettera aperta al Congresso e alla Casa Bianca, bocciando
categoricamente l’eventuale nomina di un “public advocate” di fronte al
FISC.
Nel suo discorso Obama non ha poi proposto, come chiedevano
in molti, la subordinazione delle cosiddette “lettere per la sicurezza
nazionale” all’approvazione di un tribunale. Queste lettere vengono
generalmente emesse da agenzie come l’FBI e sono indirizzate alle
compagnie telefoniche, le quali sono obbligate a fornire le informazioni
richieste sui loro clienti. L’unica modifica avanzata dal presidente
sarebbe limitata alla rimozione della proibizione indefinita di parlare
pubblicamente delle lettere stesse.
In definitiva, come hanno
dovuto ammettere anche i media ufficiali d’oltreoceano, la grandissima
maggioranza dei programmi di intelligence gestiti dalla NSA e le facoltà
di questa e altre agenzie governative rimarranno inalterate.
Il
grado di disponibilità a collaborare da parte del Congresso
nell’attuare le modestissime proposte del presidente è stato poi messo
in chiaro già nel fine settimana. I presidenti delle commissioni per i
servizi segreti di Camera e Senato - rispettivamente il repubblicano
Mike Rogers e la democratica Dianne Feinstein - hanno emesso un
comunicato congiunto per ribadire l’importanza della raccolta di massa
dei metadati telefonici “per identificare rapidamente possibili minacce
terroristiche”. A loro dire, inoltre, questi stessi programmi di
raccolta dati della NSA risultano “legali ed efficaci” nella loro forma
attuale.
L’apparizione di Obama al Dipartimento di Giustizia è
stata perciò una semplice operazione di pubbliche relazioni, richiesta
da alcuni settori della classe dirigente americana preoccupati per
l’impatto negativo sulla popolazione delle rivelazioni di Snowden. Come
ha ammesso lo stesso presidente, d’altra parte, le “riforme” proposte
servono unicamente a “mantenere la fiducia degli americani e del resto
del mondo” nei metodi di sorveglianza del governo di Washington.
Dalle
parole pronunciate venerdì, infine, non poteva non trasparire tutto il
risentimento del governo USA nei confronti di Snowden per avere rivelato
le attività illegali di sorveglianza della popolazione e le menzogne
utilizzate per nasconderne la portata e i veri scopi. Obama ha infatti
lasciato intendere la sua approvazione per le accuse di tradimento
sollevate contro l’ex contractor della NSA, le cui azioni sono state
definite come quelle di “un individuo qualsiasi che non approva la
politica del governo e che rivela informazioni classificate”, mettendo a
rischio “la sicurezza del nostro popolo”.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento