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07/01/2014

Siria, è guerra tra ribelli

Un conflitto nel conflitto? In queste ore a spezzarsi definitivamente è il fronte, da tempo frammentato, delle opposizioni siriane al regime di Bashar al-Assad. Sono in corso combattimenti nel Nord Ovest del Paese (vicino al confine con la Turchia) tra Stato Islamico dell'Iraq e del Levante e i gruppi considerati più moderati, l'Esercito Libero Siriano e la federazione Coalizione Nazionale: una faida interna contro miliziani qaedisti dell'ISIL e del Fronte Al-Nusra accusati da una parte delle opposizioni di condurre azioni che stanno alimentando lo scontento nella comunità internazionale e nella stessa popolazione siriana.

Sarebbero già decine i morti negli scontri scoppiati venerdì tra milizie rivali, nelle province di Aleppo e Idlin, secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. La battaglia peggiore risale a ieri, nella città di Manbij, vicino Aleppo, dove i combattenti dell'ISIL hanno utilizzato autobombe contro i ribelli rivali, azione prima riservata solo all'esercito governativo siriano. Secondo analisti siriani, l'ISIL gode oggi del sostegno di oltre 5mila combattenti, per lo più stranieri, appoggiati a livello finanziario e militare da Qatar e Arabia Saudita. In poco tempo l'ISIL si è così garantito il controllo di città e villaggi siriani a Nord del Paese, dove si moltiplicano le violenze commesse contro attivisti, giornalisti e residenti.

Violenze che hanno provocato anche la reazione del neonato Fronte Islamico, federazione di gruppi islamisti, nata poche settimane fa in risposta alle opposizioni più moderate. Impegnato nella mediazione sarebbe oggi il Fronte al-Nusra, nonostante gli stretti legami con Al Qaeda, di cui l'ISIL è parte.

Da parte sua la Coalizione Nazionale Siriana tenta di riassumere la gestione del conflitto: "La Coalizione Nazionale sostiene gli sforzi dell'Esercito Libero Siriano di liberare le città dall'oppressione autoritaria dell'ISIL", ha reso noto la federazione in un comunicato emesso tre giorni fa. L'escalation di violenze è cominciata con l'assassinio a Latakia da parte dell'ISIL di uno dei comandanti dell'ELS, Kamalh Hamami. Il 2 gennaio la Coalizione Nazionale Siriana ha apertamente accusato i movimenti jihadisti, ISIL, in testa, di lavorare a favore degli interessi del regime di Damasco, utilizzando finanziamenti e miliziani inviati dai Paesi del Golfo: "La Coalizione ritiene che l'ISIL sia strettamente collegato al terrorismo di regime e che serva gli interessi del presidente Bashar al-Assad, direttamente o indirettamente - si leggeva nel comunicato - L'uccisione di siriani da parte di questo gruppo non lascia dubbi riguardo le intenzioni che stanno dietro la sua creazione, riguardo gli obiettivi e l'agenda che sta seguendo, che è confermata dalla natura delle azioni terroristiche ostili alla rivoluzione siriana".

La Coalizione, negli ultimi mesi - dopo essere stata considerata per due anni l'unico rappresentante del popolo siriano dalla comunità internazionale - ha visto ridursi drasticamente la propria presenza politica e militare in Siria, un arretramento dovuto in parte anche ai tentennamenti e le prese di posizioni nei confronti della conferenza di pace di Ginevra 2, prevista per il prossimo 22 gennaio. La federazione ha oggi un nuovo obiettivo: tornare centrale nel conflitto contro Damasco. Gli ultimi mesi hanno visto la riapertura della comunità internazionale verso il regime di Assad, con la firma di un accordo importante con cui il presidente ha accettato lo smantellamento dell'arsenale chimico in suo possesso sotto la supervisione internazionale e la partecipazione alla conferenza di pace Ginevra 2.

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