Un conflitto nel conflitto? In queste ore a spezzarsi definitivamente è
il fronte, da tempo frammentato, delle opposizioni siriane al regime di
Bashar al-Assad. Sono in corso combattimenti nel Nord Ovest del Paese
(vicino al confine con la Turchia) tra Stato Islamico dell'Iraq e del
Levante e i gruppi considerati più moderati, l'Esercito Libero Siriano e
la federazione Coalizione Nazionale: una faida interna contro
miliziani qaedisti dell'ISIL e del Fronte Al-Nusra accusati da una parte
delle opposizioni di condurre azioni che stanno alimentando lo
scontento nella comunità internazionale e nella stessa popolazione siriana.
Sarebbero già decine i morti negli scontri scoppiati venerdì tra milizie
rivali, nelle province di Aleppo e Idlin, secondo l'Osservatorio
Siriano per i Diritti Umani. La battaglia peggiore risale a ieri,
nella città di Manbij, vicino Aleppo, dove i combattenti dell'ISIL hanno
utilizzato autobombe contro i ribelli rivali, azione prima
riservata solo all'esercito governativo siriano. Secondo analisti
siriani, l'ISIL gode oggi del sostegno di oltre 5mila combattenti, per
lo più stranieri, appoggiati a livello finanziario e militare da Qatar e
Arabia Saudita. In poco tempo l'ISIL si è così garantito il controllo di città e villaggi siriani a Nord del Paese, dove si moltiplicano le violenze commesse contro attivisti, giornalisti e residenti.
Violenze che hanno provocato anche la reazione del neonato Fronte
Islamico, federazione di gruppi islamisti, nata poche settimane fa in
risposta alle opposizioni più moderate. Impegnato nella mediazione
sarebbe oggi il Fronte al-Nusra, nonostante gli stretti legami con Al
Qaeda, di cui l'ISIL è parte.
Da parte sua la Coalizione Nazionale Siriana tenta di riassumere la
gestione del conflitto: "La Coalizione Nazionale sostiene gli sforzi
dell'Esercito Libero Siriano di liberare le città dall'oppressione
autoritaria dell'ISIL", ha reso noto la federazione in un comunicato
emesso tre giorni fa. L'escalation di violenze è cominciata con
l'assassinio a Latakia da parte dell'ISIL di uno dei comandanti
dell'ELS, Kamalh Hamami. Il 2 gennaio la Coalizione Nazionale Siriana
ha apertamente accusato i movimenti jihadisti, ISIL, in testa, di
lavorare a favore degli interessi del regime di Damasco, utilizzando
finanziamenti e miliziani inviati dai Paesi del Golfo: "La Coalizione
ritiene che l'ISIL sia strettamente collegato al terrorismo di regime e
che serva gli interessi del presidente Bashar al-Assad, direttamente o
indirettamente - si leggeva nel comunicato - L'uccisione di siriani da
parte di questo gruppo non lascia dubbi riguardo le intenzioni che
stanno dietro la sua creazione, riguardo gli obiettivi e l'agenda che
sta seguendo, che è confermata dalla natura delle azioni terroristiche
ostili alla rivoluzione siriana".
La Coalizione, negli ultimi mesi - dopo essere stata considerata per
due anni l'unico rappresentante del popolo siriano dalla comunità
internazionale - ha visto ridursi drasticamente la propria presenza
politica e militare in Siria, un arretramento dovuto in parte anche
ai tentennamenti e le prese di posizioni nei confronti della conferenza
di pace di Ginevra 2, prevista per il prossimo 22 gennaio. La
federazione ha oggi un nuovo obiettivo: tornare centrale nel conflitto
contro Damasco. Gli ultimi mesi hanno visto la riapertura della comunità
internazionale verso il regime di Assad, con la firma di un accordo
importante con cui il presidente ha accettato lo smantellamento
dell'arsenale chimico in suo possesso sotto la supervisione
internazionale e la partecipazione alla conferenza di pace Ginevra 2.
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