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04/05/2014

Guerra mangia guerra. Ucraina cancella Siria dove è sempre morire


Notizie attraverso il Libano ci dicono di almeno 60 mila civili fuggiti dalle città della provincia di Deir Ezzor, est della Siria, dove infuriano i combattimenti fra le opposte fazioni di ribelli jihadisti, i qaedisti di Al Nusra e le formazioni dello ‘Stato islamico in Iraq e Siria’, l’Isis.

Da Beirut ci dicono che più di 60 mila civili sono in fuga dalle città e villaggi della provincia di Deir Ezzor, nell’est della Siria, dove infuriano i combattimenti fra opposte fazioni di ribelli jihadisti, i qaedisti di Al Nusra e lo Stato islamico in Iraq e Siria, l’Isis. Lo denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani. I combattimenti fra Al-Nusra e l’Isis, che infuriano da gennaio in varie parti della Siria, si sono concentrati nella provincia di Deir Ezzor e si sono intensificati nelle ultime giornate. Sembra che il gruppo jihadista dello Stato Islamico d’Iraq e del Levante, sconfitto, si stia ritirando.


Nel frattempo la situazione umanitaria in quel Paese disperato ormai al terzo anno di guerra, si fa drammatica. Da quanto denuncia l’associazione “Un ponte per..”, almeno 10 milioni di siriani sono fuggiti dalle loro case per rifugiarsi in altre città del paese. I continui combattimenti tra fazioni degli stessi ribelli e i bombardamenti del regime di Damasco stanno radendo al suolo il paese creando le condizioni per una vera e propria catastrofe umanitaria. Ogni giorno migliaia di persone, soprattutto donne, bambini e vecchi, varcano o cercano di farlo il confine con Giordania, Iraq, Libano e Turchia.

Profughi siriani a Dahuk, 430 chilometri da Bagdhad
Se l’Acnur, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha finora registrato più di 2 milioni e mezzo di rifugiati, i governi dei Paesi che li ospitano ne valutano almeno 3 milioni, senza contare che nelle previsioni dell’ONU potrebbero presto diventare molti di più. All’interno della Siria la situazione è disperata con città sotto assedio, epidemie e l’80% delle scuole e degli ospedali distrutti. La comunità internazionale fatica a raccogliere i fondi necessari per rispondere a tutte le emergenze legate ai traumi da guerra. Paesi donatori avari in aiuti ma sempre pronti nel vendere armi.

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