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21/08/2014

300 soldati Usa in Iraq Svelato il fallito blitz per liberare Foley


Gli Stati Uniti non trattano con i sequestratori e non pagano riscatti, ma fanno di tutto per liberare gli ostaggi e per farla pagare ai loro assassini. C’avevano provato con Folley ma il blitz non ha avuto successo. Il boia che sgozza Foley sarebbe un britannico che si fa chiamare John.

Il Pentagono ‘sta studiando’ un piano per l’invio di “un piccolo numero di truppe addizionali” in Iraq. Si tratterebbe di “meno di 300 soldati” soprattutto per rafforzare la sicurezza attorno a Bagdad. Un ritorno.

«Gli Stati Uniti hanno recentemente condotto un’operazione per liberare alcuni ostaggi americani detenuti in Siria dall’Isis», rivela il portavoce del Pentagono, l’ammiraglio Kirby, «Sfortunatamente la missione non ha avuto successo: gli ostaggi non erano nel luogo preso di mira. «Abbiamo ripetutamente detto – ha affermato ancora Kirby – che il governo americano è impegnato nella sicurezza di tutti i suoi cittadini, in particolare di quelli tenuti in prigionia. In questo caso è stato dispiegato il meglio delle forze militari statunitensi per tentare di portare a casa i nostri cittadini».

Alti esponenti dell’amministrazione Obama rivelano al Washington Post che al blitz per liberare Foley hanno partecipato diversi elementi delle forze speciali e che uno di loro è rimasto ferito. Il blitz è stato tentato questa estate, dopo che almeno sei ostaggi occidentali erano stati liberati dai militanti islamici e avevano fornito indicazioni. «Avevamo informazioni sufficienti per agire. Il presidente, all’inizio dell’estate ha autorizzato l’operazione. I militari si sono mossi quindi in modo davvero aggressivo e veloce, ma purtroppo gli ostaggi non erano detenuti nel sito dell’operazione».

Questi i dettagli più ad uso interno statunitense per calmare la rabbia dell’opinione pubblica di fronte all’orrore della decapitazione e alle spinte a un'adeguata reazione violenta. Obama cerca di andare oltre l’occhio per occhio. «L’Isis non parla di religione. Le loro vittime sono in massima parte musulmani e nessuna fede insegna a massacrare gli innocenti». Sugli Yazidi Obama denuncia il tentativo di genocidio contro un antico popolo. Infine l’ammonimento chiave: «Quando viene fatto del male a degli americani noi facciamo ciò che è necessario perché venga fatta giustizia».

Ed ecco la prima risposta concreta, prova di forza, come nella cultura anglosassone. Il Pentagono starebbe studiando un piano per l’invio di “un piccolo numero di truppe addizionali” in Iraq. Lo riportano i media americani citando fonti dell’amministrazione. Si tratterebbe di “meno di 300 soldati” che - si dichiara - dovrebbero rafforzare la sicurezza attorno a Baghdad, ma forse non soltanto. A farsi scappare di bocca qualcosa in più, il primo ministro inglese. «Appare sempre più probabile che la mano che ha ucciso Foley sia quella di un cittadino britannico», ammette Cameron.

«E’ una cosa scioccante - dichiara Davod Cameron - ma sappiamo che fin troppi britannici sono andati in Siria e in Iraq coinvolti in atti di estremismo e violenza e quello che dobbiamo fare è incrementare gli sforzi per fermarli». L’estremista inglese che ha decapitato il reporter americano James Foley sarebbe infatti il leader di una cellula di combattenti britannici che operano in Siria dove tengono stranieri in ostaggio. Lo scrive il Guardian online riferendo informazioni raccolte da fonti dirette. Secondo un ex ostaggio, l’estremista si fa chiamare John e pare provenire da Londra.

Foley è stato rapito il 22 novembre 2012. Fino al giorno prima aveva inviato reportage e video dal nordovest della Siria, teatro di violenti scontri tra ribelli e regime di Damasco. Foley venne catturato insieme al suo autista e al suo traduttore che sono poi stati rilasciati. Reporter di guerra esperto, Foley aveva già coperto i conflitti in Afghanistan e Libia. Nell’aprile 2011 era già stato stato catturato e detenuto durante una controffensiva governativa nell’est della Libia. La famiglia Foley ha creato un sito web (www.freejamesfoley.com) a cui poter indirizzare i propri messaggi.

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