23/08/2014
Aiuti umanitari: Kiev grida all’invasione, reazione isterica di Ue e Usa
Potrà sembrare assurdo ma l’improvvisa decisione da parte del governo di Mosca di ordinare al convoglio umanitario carico di 2000 tonnellate di aiuti umanitari diretti alle martoriate popolazioni del Donbass di non aspettare l’ok di Kiev – che non sarebbe mai arrivato – e di dirigersi a Lugansk, ha scatenato un vero e proprio putiferio.
Mentre tutti e 280 i tir bianchi giungevano a Lugansk, cominciando la distribuzione di acqua, generi alimentari, medicinali, sacchi a pelo e generatori agli abitanti della città assediata e bombardata dalle truppe ucraine, contro Mosca si sono mobilitate praticamente tutte le cancellerie occidentali e le istituzioni internazionali. E’ stato un coro unanime contro l’azione di Mosca: “violazione, invasione, provocazione”. Reazione isterica comprensibile viste le crescenti difficoltà da parte del regime nazionalista di Kiev e del suo sgangherato esercito, che alla vigilia di una festa dell’indipendenza nazionale che non potrà festeggiare, come previsto, all’insegna della ‘liberazione del Donbass’ deve subire lo smacco dell’iniziativa umanitaria russa.
Naturalmente la propaganda dei golpisti si è scatenata, affermando che il convoglio di tir bianchi inviati dalla Russia nascondeva chissà quali insidie: militari con documenti falsi, doppi fondi con sofisticate armi per i ribelli e quant’altro. Il capo del servizio di sicurezza di Kiev Valentyn Nalivaychenko, alla notizia che il lungo serpentone di tir si era mosso dal posto di frontiera di Izvarino scortato da alcuni veicoli con a bordo i miliziani delle repubbliche popolari è andato su tutte le furie e ha parlato di una “invasione diretta” da parte dei russi.
Poi, a catena, una sfilza di prese di posizione di condanna da parte dei vari governi. L'Unione europea ha condannato la decisione russa di far entrare il suo convoglio umanitario in Ucraina «senza scorta della Croce Rossa nè accordo ucraino», riscontrando in questa iniziativa «una chiara violazione della frontiera ucraina». «Esortiamo la Russia a riconsiderare la sua decisione» ha dichiarato quando tra l’altro era troppo tardi la signora Ashton, che ha elogiato quello che ha definito “l'autocontrollo delle autorità ucraine”.
Anche il governo italiano, da sempre schierato con i nazionalisti di Kiev – Mogherini promise anche un intervento militare di Roma se fosse stato necessario – non ha saputo evitare di rendersi ridicolo. In una dichiarazione la Farnesina afferma di considerare «gravissimo» che un convoglio di veicoli russi sia entrato in territorio ucraino, pur con dichiarati scopi umanitari, senza la necessaria autorizzazione di Kiev. Si è trattato di «un'azione unilaterale e contraria al quadro normativo e di sicurezza» ha tuonato la titolare della diplomazia italiana.
Non è mancata la presa di posizione della cancelliera tedesca Angela Merkel – in arrivo oggi a Kiev per dar man forte ai golpisti – che ha telefonato prima al presidente russo Vladimir Putin e poi a quello ucraino, l’oligarca Petro Poroshenko, per esprimere «grande preoccupazione» per l'iniziativa russa e lodare “l’assennata risposta ucraina” (cioè la decisione di non attaccare il convoglio). La Merkel ha pure intimato a Mosca di ritirare “immediatamente” gli aiuti, pena il varo di nuove sanzioni.
Al coro si sono naturalmente uniti il portavoce del Pentagono, John Kerry e il consigliere per la sicurezza della Casa Bianca Ben Rhodes, senza grande fantasia, a dir la verità. Mentre ieri sera, su richiesta del ministro degli esteri di Kiev, è stato convocato d’urgenza addirittura il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Quello che da mesi permette a Israele di massacrare migliaia di civili innocenti nella Striscia di Gaza e che però si mette sull’attenti quando si tratta di difendere i golpisti di Kiev e gli interessi di Stati Uniti e Unione Europea nell’area.
Fatto sta che ieri pomeriggio i camion sono arrivati a destinazione e dopo aver consegnato il loro carico alle autorità cittadine, alcune decine questa mattina hanno già fatto ritorno in territorio russo. "I camion hanno attraversato la città" - ha raccontato Alexander Lanskov, l’inviato del canale russo LifeNews. "Per le strade di Lugansk in questi giorni circolano pochissime auto perché la città è regolarmente bombardata dall'esercito ucraino" ma ieri gli abitanti sono scesi in strada con bandiere e cartelli per accogliere il convoglio di camion bianchi carichi di preziosi aiuti. “Le milizie popolari hanno scortato il convoglio fino a Lugansk con una deviazione di 170 chilometri da Krasnodon per il pericolo di finire sotto i bombardamenti delle truppe ucraine” ha raccontato il giornalista. Oleg Tsarev, Presidente del Parlamento della Novorossiya (l’Unione tra le Repubbliche di Lugansk e Donetsk), ha informato che è già stata preparata una lista con le persone più bisognose di assistenza. "I primi ad essere assistiti saranno i pensionati, le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano nel settore pubblico, i rifugiati, le vittime dei bombardamenti, i disabili ed i pazienti degli ospedali" - ha detto Tsarev.
Fonte
Pazzesco, siamo riusciti nella quasi impossibile opera di rendere la Russia di Putin un baluardo dell'umanitarismo internazionale.
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