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23/08/2014

Gaza - È ancora crisi umanitaria, mentre il mondo affonda nello stallo

Quattro morti questa mattina all’alba hanno aperto il 46esimo giorno dell’offensiva Margine Protettivo: colpito dalle bombe israeliane il campo profughi di Al Nuseirat e il centro di Gaza. Tra le quattro vittime, anche il 14enne Mahmoud Talaat Shreiteh. Ieri erano state 38 le vittime, per un bilancio totale che è salito a 2.087, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute.

Non cessa la crisi umanitaria, infiammata dai nuovi raid dopo una settimana di cessate il fuoco: i feriti hanno superato le 10.500 unità, gli ospedali sono affollati e costretti a lavorare con scarsità di materiali e medicinali: secondo l’Onu sono 3mila i bambini feriti, di cui mille con disabilità gravi, 1.500 orfani e 373mila con immediata necessità di supporto psicologico.

Strapieni anche i rifugi Onu che ospitano 435mila sfollati – poco meno di un terzo della popolazione gazawi – a cui se ne aggiungono tanti altri che hanno trovato riparo a casa di amici o parenti o che stanno dormendo tra le macerie delle proprie case. La vita nelle scuole dell’UNRWA è invivibile: in ogni classe dormono decine e decine di persone, i bagni non sono sufficienti così come il cibo e l’acqua e quei rifugi stanno diventando un pericoloso focolaio di malattie.

E mentre la popolazione palestinese paga l’ennesimo prezzo dei giochi di potere, proseguono i tentativi di trovare un accordo, nonostante il palese fallimento di negoziati lunghi quasi 10 giorni. Ieri la delegazione palestinese aveva presentato tramite il negoziatore egiziano una nuova proposta di tregua a Israele, senza ricevere risposta. Le richieste restano le stesse: fine del blocco di Gaza, riapertura di porto e aeroporto, liberazione dei prigionieri, tra gli altri. Israele non cede di un passo e insiste sulla completa demilitarizzazione della Striscia di Gaza.

Per ora a proseguire è il dialogo tra Ramallah e Gaza, tra il presidente dell’Anp Abbas e il leader politico di Hamas, Meshaal. I due si sono incontrati ieri a Doha, in Qatar, per due volte, in quella che è stata descritta da alcune fonti presenti al meeting una conversazione “difficile”, da altre “positiva”. Diversa la versione dei servizi segreti israeliani: secondo lo Shin Bet, durante l’incontro Abbas ha accusato Meshaal di essere un bugiardo e di aver tentato di ordire un complotto contro l’Anp in Cisgiordania. Da parte palestinese non è giunto alcun commento in merito alle presunte rivelazioni israeliani.

Si muove intanto anche la comunità internazionale: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania stanno discutendo della possibilità di andare in Consiglio di Sicurezza per produrre una risoluzione che chieda il cessate il fuoco. Un’iniziativa che sarebbe apprezzata da entrambe le delegazioni, dicono al Palazzo di Vetro, che avrebbero separatamente chiesto al Consiglio di prendere misure immediate per rompere lo stallo.

Le parole che piovono sull’offensiva sono tante, le promesse e gli impegni ancora di più. Nessuno però intende compiere il passo in più, ovvero prendere in considerazione le reali condizioni di vita del popolo di Gaza. Quello che le fazioni palestinesi chiedono – come ha spiegato bene Gideon Levy in diversi editoriali – non è nulla di assurdo o ingiusto: chiedono la fine dell’embargo e maggiore libertà.

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