Prima decidono il cessate il fuoco poi riprendono a litigare sull’uso delle parole: ‘C’è un accordo per la tregua’, è una versione, oppure, ‘C’è un accordo per ottenere una tregua’ è la seconda. Dettagli ad uso politico: Russia che formalmente non c’entra e Ucraina che la tira in mezzo.
I sette punti della proposta Putin.
Al fine di fermare lo spargimento di sangue e di stabilizzare la situazione nel sud-est dell’Ucraina, entrambe le parti – Kiev e separatisti – dovrebbero concordare e attuare una serie di azioni, secondo Putin.
1) Fermare le operazioni offensive delle forze armate e delle milizie nel Sud-Est dell’Ucraina nelle direzioni di Donetsk e Lugansk.
2) Ritirare le unità armate delle strutture di sicurezza ucraine, precludendo la possibilità di sparare con artiglieria e con tutti i tipi di lanciarazzi.
3) Prevedere l’attuazione di un controllo internazionale, completo e imparziale istituendo una zona di sicurezza.
4) Escludere l’uso di aerei militari contro i civili e gli insediamenti umani nella zona di conflitto.
5) Organizzare la liberazione degli ostaggi, grazie allo scambio di persone forzatamente detenute, senza precondizioni.
6) Aprire corridoi umanitari per il movimento dei profughi e la consegna di aiuti umanitari per le città e cittadine del Donbass, Donetsk e Lugansk.
7) Fornire la possibilità d'inviare alle località colpite nel Donbass squadre di riparazione per ripristinare le infrastrutture distrutte, necessarie per il supporto alla vita di tutti i giorni e per gli aiuti.
Il colpo di scena tocca al presidente ucraino Petro Poroshenko, che annuncia di avere raggiunto un accordo per una tregua con i separatisti filorussi nell’Ucraina orientale, dopo averne discusso con il presidente russo Putin. Agenzie stampa di tutto il mondo a diffondere la lieta nuova, e subito dopo una ‘quasi smentita’ da parte del governo di Mosca, che ha spiegato di non avere concordato nulla non essendo parte del conflitto. L’Ucraina ha riformulato il suo comunicato parlando di ‘progressi verso un cessate il fuoco’. Il giochino del ‘c’è’ e ‘non c’è’ tra Russia ed Ucraina nelle regioni ribelli.
Poroshenko aveva parlato a lungo con Putin nella mattina di mercoledì, trovandosi d’accordo su diversi punti - aveva spiegato in precedenza il portavoce di Putin - precisando subito ad un’agenzia di stampa russa che Putin e Poroshenko avevano discusso “di come risolvere il conflitto. Nessun accordo di tregua perché la Russia non è coinvolta nel conflitto”. Una precisazione non di dettaglio, sulla partecipazione ufficiale russa a una trattativa su quello che succede in Ucraina. La controparte di Kiev, i leader dei separatisti in Ucraina, per ora non si sono pronunciati forse in attesa di dettagli.
Due gli elementi che probabilmente hanno aiutato il compromesso tra le parti in campo. Da un lato la sconfitta militare di Kiev e un bilancio umanitario catastrofico. Circa 2600 morti e quasi un milione di profughi verso ovest od oltre il confine con la Russia a est. Secondo elemento, le spinte Nato verso preoccupanti scenari di scontro. Barack Obama, a Tallin con i leader delle repubbliche baltiche, Estonia, Lituania e Lettonia, ad annunciare le decisioni della Nato che formalmente arriveranno domani in Galles. Un piano di ‘pronto intervento’ proprio sul fronte est a fronteggiare e stuzzicare il Cremlino.
Poco dopo l’annuncio di tregua il premier dell’Ucraina Arseni Iatseniuk ha comunica al consiglio dei ministri di un non meglio precisato ‘Progetto Muro’ per “costruire una vera frontiera con la Russia”, Paese che dovrebbe essere indicato come “aggressore” nella nuova dottrina di difesa ucraina. Intanto diventano note le condizioni di Putin per la pace: ritiro delle truppe ucraine dal sud-est, esclusione dell’uso dell’aviazione contro i civili, oggettivo controllo internazionale del cessate del fuoco, scambio di prigionieri e l’apertura di corridoi umanitari alla popolazione del Donbass.
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