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29/01/2015

Nell'Italia di Renzi è boom del baratto anche tra le imprese

Ne eravamo certi: una volta dissoltasi la propaganda, l'effetto slide, gli hashtag da ragazzini eccitati al primo grande smartphone regalati dal governo Renzi, la realtà sarebbe uscita in tutta la sua dimensione.
Ecco infatti che nelle imprese italiane è boom del baratto nelle piattaforme digitali. Intendiamoci, si devono vedere con favore tutte le forme di moneta e di scambio in alternativa alla finanza globale. Ma troviamo significativo che proprio il soggetto privilegiato dalla retorica di Renzi, le imprese, siano costrette a ricorrere al baratto. Certo il volume degli scambi è di nicchia ma è anche un indice della persistenza della crisi. Renzi ad agosto disse che, per settembre, si sarebbe atteso una "ripartenza col botto". Il botto c'è stato, per le ripartenze probabilmente a febbraio. Quando ricomincia la Champions.

Redazione, 29 gennaio 2015

La fonte

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Marco Gschwentner, uno dei fondatori di iBarter
In tempi di crisi, è boom del baratto tra le aziende

Lo dimostra la crescita di iBarter, prima piattaforma online di barteraggio: +50% annuo. Per il 2015 atteso scambio di beni e servizi per 3 milioni di euro.

NEW YORK (WSI) - In tempi di crisi, il baratto diventa sempre più popolare anche tra le aziende. Lo testimonia il boom di crescita di iBarter (www.ibarter.com), prima piattaforma italiana per il baratto multilaterale online dedicata alle imprese, nata nel 2010.

Dall’anno di fondazione, il circuito ha registrato un tasso di crescita annuo del 50%. E i piani di crescita sono ambiziosi: nel 2015 il gruppo conta di superare le mille aziende con una controvalore di scambi superiore ai 3 milioni di euro.

"Il baratto è una forma di scambio antichissima. Il baratto tra imprese è invece una realtà relativamente giovane in Italia" ha spiegato Marco Gschwentner, tra i fondatori del circuito. "Viene stimato che solamente negli Stati Uniti siano circa 400mila le imprese che si appoggiano ad un sistema di barteraggio, sviluppando un controvalore pari a oltre 12 miliardi di dollari".

Nata con l’obiettivo di andare incontro alle aziende in difficoltà, i Barter ha creato una moneta complementare: l’iBcredit. "Davanti ad una crisi che ha acuito i problemi di liquidità ed evidenziato la necessità di trovare nuovi clienti, il baratto rappresenta una possibile risposta" spiega Gschwentner: "Innanzitutto perché non costringe le imprese a mettere mano al portafoglio, ma queste possono utilizzare come merce di scambio i propri prodotti/servizi per l’acquisto dei beni di cui hanno bisogno.

In secondo luogo, le aziende si ritrovano su un’unica piattaforma che ha il preciso scopo di creare una rete dedicata allo scambio, permettendo di trovare nuovi fornitori e nuovi clienti".

Come funziona? Per ciascuna azienda che aderisce al sistema iBarter viene aperto un conto in crediti (iBcredit), come fosse un classico conto corrente bancario. Ogni azienda ottiene un fido commerciale, ovvero una disponibilità ad andare in negativo sul proprio conto in crediti per acquistare ancor prima di aver venduto i propri prodotti o servizi.

Ciascuna azienda propone i propri prodotti o servizi sia mettendosi in contatto con altre aziende e presentando direttamente proposte. A ogni vendita o acquisto, il pagamento verrà effettuato in iBcredits, accreditati o addebitati sul proprio conto. L’unità di misura, ovvero la moneta complementare di iBarter, per semplicità nelle transazioni è equiparata all’euro: 1 iBcredit = 1 euro.

Così per esempio. Un albergo che rinnova il parco televisori in dotazione, paga i nuovi tv con un numero di stanze messe a disposizione; ma anche l’elettricista si avvale di una consulenza specialista marketing e mette sulla piattaforma un impianto antifurto che può essere acquistato da un’azienda terza.

Ma chi sono le aziende che aderiscono? Nella maggior parte - il 90% - si tratta di imprese di piccole e medie dimensioni, con un fatturato che non supera i 10 milioni di euro. Le categorie merceologiche sono varie: si spazia dalla chimica alla meccanica all’arredamento, passando dai servizi alle assicurazioni. Non mancano settori come l’alimentare, l’informatica, la stampa, le energie alternative, l’oggettistica da regalo e il tempo libero. (mt)

29 gennaio 2015

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