L’Egitto è tornato bruscamente a fare i conti con la sua zona di vulnerabilità: il Sinai.
Sarebbero una trentina i soldati e i poliziotti uccisi in una ondata di attacchi coordinati con colpi di mortaio e autobomba nel Sinai settentrionale. L'attacco è stato rivendicato dal gruppo Ansar Beït al-Maqdess, affiliato allo Stato islamico.
Ad essere colpita è stata di nuovo la cittadina di Sheikh Zuwaid, dove risultano essere stati centrati una decina di obiettivi, oltre alle località di Arish e della parte egiziana di Rafah, al confine con la striscia di Gaza palestinese. Sono stati colpiti anche una base militare, il vicino quartier generale della polizia e un complesso residenziale per i soldati. Nel mirino anche posti di blocco, la redazione di un giornale governativo e un museo.
Appare verosimile che, nella complessa operazione militare, sia coinvolto 'Ansar Bait al-Maqdis', principale gruppo jihadista egiziano basato nella penisola del Sinai e da poco ribattezzatisi "Stato del Sinai" nel quadro di una sorta di confluenza con l'Isis annunciata in novembre.
L'instabilità nel Sinai ormai appare come un dato strutturale della situazione egiziana nonostante la forte militarizzazione della penisola e il regime militare di Al Sisi.
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