Non ci sarà più nessun armistizio, ha detto il Presidente della Repubblica popolare di Donetsk Aleksandr Zakharcenko, all'indomani dell'ennesima strage di civili nel centro di Donetsk, causata da quelli che, stando alle prime ipotesi, sembravano essere stati colpi di mortaio sparati da gruppi di sabotatori che agivano non lontano dal centro della città, ma che poi lo stesso Zakharcenko ha attribuito a proiettili di obice. Il vice Ministro della Difesa della Repubblica di Donetsk, Eduard Basurin, ha dichiarato all'agenzia Novorossija che i colpi sono partiti, con molta probabilità, dall'area di Elenovka, in cui sono dislocate forze ucraine e che è più prossima al quartiere Leninskij, dove il tram è stato colpito. In ogni caso le milizie, mentre nelle ultime ventiquattro ore lamentano la perdita di 24 combattenti e di 16 civili (ai 13 rimasti uccisi ieri nel tram se ne sono aggiunti altri 3 nella notte colpiti dalle artiglierie governative), oltre a 18 feriti tra la popolazione e circa 30 tra i combattenti, continuano a sostenere le ondate d'urto dei battaglioni ucraini e a respingerli.
Da Donetsk quantificano anche in circa 600 i morti tra i soldati ucraini che, dal momento dell'occupazione del nuovo terminal dell'aeroporto da parte delle milizie, sabato scorso, stanno insistentemente tentandone la riconquista. La maggior parte delle vittime governative si è avuta, naturalmente, nella zona dell'aerostazione, ma significative sono state anche le perdite nelle aree della cittadina di Avdeevka e del villaggio di Peski. Quarantaquattro uomini della guardia nazionale ucraina si sarebbero arresi nelle ultime ore e i miliziani avrebbero anche distrutto una cinquantina di carri armati e altrettanti blindati ucraini. Secondo Basurin, le truppe governative stanno continuando a bersagliare scientemente obiettivi civili: nel corso della notte passata, a Gòrlovka è andato completamente distrutto un asilo e seriamente danneggiati un ospedale e un'abitazione di cinque piani. Sempre Basurin ha dichiarato che con il sistema a reazione “Grad” sono stati colpiti Krymskoe, Tonenkoe, Debaltsevo e, con tiri di mortaio o di obice Stanitsa Luganskaja, Junokommunarovsk, Prishib, Petrovka, Trekhizbenka, Opytnoe, Marynka e altre cittadine, sia della Regione di Lugansk sia in quella di Donetsk.
Nonostante ciò, naturalmente, Kiev continua ad accusare le milizie di violazione del cessate il fuoco. Il rappresentante permanente russo presso l'Osce, Aleksej Kelin, ha definito ‘vergognose e ciniche’ le accuse lanciate ieri da Kiev, subito dopo la strage del tram, secondo cui le milizie stesse sparerebbero sui propri cittadini. Kiev lo aveva già fatto la scorsa settimana, dopo che una mina a tempo dell'esercito ucraino, fatta brillare al passaggio alla fermata di un autobus fuori della città di Volnovakha, aveva causato la morte di 12 persone. “A Gòrlovka, in cinque giorni, sono morte oltre cento persone; altri morti a Stakhanov, tra cui una madre col suo bambino nei pressi dell'asilo ‘Margherita’. Ma a Kiev, per questi morti, nessuno organizza una marcia funebre, come è stato fatto dopo Volnovakha”. Kelin si riferisce al fatto che Kiev, attribuendo la responsabilità del massacro di Volnovakha alle milizie, aveva organizzato una veglia con tanto di cartelli “Ja suis Volnovakha”, accostando in modo cinico l'atto terroristico del 7 gennaio a Parigi al massacro dei passeggeri dell'autobus e scaricando quindi la responsabilità sui combattenti del Donbass. Appena tornato dalla marcia di Parigi, cui aveva partecipato a braccetto dei propri tutori occidentali, Poroshenko, con l'azione di Volnovakha aveva dato il via a quelle che si sono rivelate essere le due settimane forse più sanguinose, per intensità di combattimenti e per bombardamenti di popolazione civile, del conflitto in atto nel Donbass, almeno fino a questo momento.
L'accanimento contro i civili e l'appoggio che Kiev continua a ottenere nelle cancellerie europee ricorda molto, con tutte le differenze del caso, i bombardamenti dal cielo da parte della Legione Condor nazista e i cannoneggiamenti dal mare da parte della marina italiana, con cui le potenze fasciste terrorizzarono le inermi popolazioni dello Stato Spagnolo e concessero l'aiuto decisivo a Franco nel 1937-1938.
Anche oggi, nonostante Kiev lo neghi, l'aviazione ucraina continua a bombardare le città del Donbass e le artiglierie non smettono di sparare proiettili di grosso calibro contro obiettivi civili. Secondo le ultime notizie, contro la città di Gòrlovka sarebbero stati impiegati oggi proiettili a grappolo, proibiti dalle convenzioni internazionali; colpiti dalle artiglierie anche Bessarabka, Nikitovka, Korolenko, Stritel e Aleksandria.
Ed ecco che oggi dunque, Aleksandr Zakharcenko, intervenendo di fronte agli studenti dell'Università di Donetsk, ha detto che la Repubblica non sottoscriverà più “nessun accordo sul cessate il fuoco con Kiev; ci saranno solo scambi di prigionieri. Kiev non capisce che ora siamo in grado di attaccare lungo tre direttrici contemporaneamente. Continueremo a combattere finché non raggiungeremo il confine della Repubblica di Donetsk”.
Le autorità del Donbass insorto hanno anche affermato la propria volontà di attaccare le linee nemiche per spostare il fronte a qualche chilometro di distanza dalle principali città, Donetsk in particolare, in modo da evitare che i tiri di artiglieria dei governativi ucraini continuino a massacrare i civili.
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