Come fortemente voluto dalla Cia e dall’amministrazione Usa, è stato dichiarato colpevole per spionaggio Jeffrey Sterling, un ex agente della Cia. Sterling aveva rivelato a un giornalista del "New York Times" i dettagli di un'operazione segreta degli Usa per distruggere il programma nucleare iraniano. La condanna di Sterling rappresenta un precedente pesante nei casi in cui funzionari dell'intelligence rivelano notizie ed informazioni senza l'approvazione del governo americano. Adesso Sterling, che ha lavorato alla Cia tra il 1993 e il 2002, rischia una pena pesantissima, la sentenza è stata fissata per il 24 aprile. "L'imputato ha anteposto il proprio egoismo e la propria vendetta agli interessi del popolo americano", ha affermato il procuratore federale davanti alla giuria di un tribunale di Washington. I procuratori hanno descritto Sterling come un uomo rancoroso e frustrato per via di quella che riteneva una discriminazione di tipo razziale sul posto di lavoro (Sterling è un afroamericano). Al contrario, riporta il "New York Times", riferendo la tesi difensiva degli avvocati di Sterling, l'intero caso è basato sul sospetto: "Il governo ha dei grandi avvocati, ha una grande teoria e ha creato un grande caso. Ciò che manca sono le prove", ha dichiarato al NYT Barry Pollack, avvocato difensore di Sterling.
La lunga e durissima battaglia legale ha coinvolto anche il giornalista e premio Pulitzer James Risen, il quale si è sempre rifiutato di rivelare le proprie fonti. Il caso è esploso nel 2006 quando il giornalista, specializzato in questioni di sicurezza nazionale, pubblica un libro "State of War". In un capitolo, Risen fa riferimento a un piano segreto della Cia finalizzato a sabotare il programma nucleare iraniano. La fonte di quella rivelazione emerge come interna all’agenzia ed è una diretta conoscenza del giornalista. Le autorità americane riesce ad identificare ben presto la "talpa" in Sterling aprendo contro di lui un procedimento giudiziario che a questo punto si concluderà con una pesante condanna.
Ma anche nel 2007 ci furono altre rivelazioni su un altro giornale relative ai piani segreti della Cia contro l'Iran. Il noto reporter investigativo Seymour Hersh, in un'inchiesta pubblicata dalla rivista New Yorker, aveva descritto con dovizia di particolari le attività della Cia e del Pentagono. Lo scenario descritto da Hersh era piuttosto complesso e parlava di attività clandestine che gli Usa avrebbero avviato in Medio Oriente per isolare Teheran, compresi blitz militari in Iran e finanziamenti segreti a estremisti sunniti - con la complicità dell'Arabia Saudita - per contrastare l'influenza sciita dal Libano all'Iraq. Alle rivelazioni di Hersh ci fu un'immediata e irritata reazione del Pentagono, che le aveva seccamente smentite. Secondo Hersh, la Casa Bianca avrebbe quantità enormi di denaro in Medio Oriente, con l'aiuto dei sauditi, per tagliar fuori Teheran. L'allora vicepresidente Dick Cheney e il principe saudita Bandar erano i protagonisti dell'operazione. I soldi però sarebbero finiti in tasche sbagliate, comprese quelle di sunniti in Libano vicini ad Al Qaeda.
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