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27/01/2015

Quirinale: alla vigilia

Non avevamo previsto male, a dicembre, quando sostenemmo che lo scontro sul Quirinale si sarebbe incentrato sulla questione del Nazareno: da una parte l’alleanza strategica fra Renzi e Berlusconi (con l’umile codazzo centrista), dall’altro gli oppositori del Nazareno esterni ed interni a Pd e Fi.

Non si tratta solo dell’elezione del Presidente, ma anche degli sviluppi della politica italiana per i prossimi anni e, forse, per il prossimo decennio. In primo luogo l’elezione di un Presidente del Nazareno significa che la legislatura andrà avanti sino al 2018, salvo eccezionali incidenti di percorso. In secondo luogo, in questi due o tre anni prenderà forma la costituzione materiale della terza repubblica.

Il sistema politico della seconda repubblica si è basato sull’alternanza fra le due coalizioni di centro sinistra e centrodestra (peraltro, molto meno diverse fra loro di quanto non proclamassero), lo schema della terza repubblica si profila molto diverso: un partito di centro egemone, probabilmente chiamato “Partito della Nazione” che comprende gran parte del Pd, il rimasuglio di centro attuale e Forza Italia, o quel che ne rimane, con una opposizione di destra  (Lega, Fd’I,  probabilmente anche i fittiani), e due collocate a sinistra (M5s e l’eventuale fusione fra Sel ed attuale sinistra Pd). Date le caratteristiche del sistema elettorale che si sta approvando, questo garantirebbe una lunghissima permanenza al potere del partito di centro, anche con percentuali di voto poco inferiori al 40%. Infatti basterebbe arrivare al secondo turno per vincere, giocando sulla reciproca esclusione delle sue ali. Il tutto in un sistema che concentra nelle mani del partito egemone il controllo assoluto di Presidenza della Repubblica, Corte Costituzionale, e Governo. Un regime che più regime non si potrebbe.

Di qui l’importanza eccezionale di questa tornata di elezioni presidenziali.

L’asse del Nazareno il suo nome – già concordato fra Renzi e Berlusconi – già lo ha, probabilmente si tratterà di Amato o Veltroni: le “consultazioni” di Renzi sono solo manfrina.

L’opposizione al nazareno un nome non lo ha e deve costruire una candidatura, ma non ci vuol molto a capire che, così stanti le cose, l’unico nome che può essere speso, per incidere profondamente nel Pd è quello di Prodi. Potrebbe avere i consensi di Bersaniani, Cuperliani e Civatiani ma, potrebbe anche raccogliere nell’area cattolica di Fioroni e fra singoli notabili (Bindi, D’Alema), un blocco che potrebbe superare i 200 voti e con l’aggiunta di Sel, potrebbero salire a circa 240, per poi cercarne altri fra M5s, fittiani, Sel e Gal. Staremo a vedere.

Intanto osserviamo che Renzi sta dimostrando di avere una ben strana idea della democrazia. In primo luogo, è uomo che ama i segreti e la souspance: ha un nome ma è blindato, non lo dice a nessuno, sino al momento del voto.

Nella mai abbastanza compianta Prima Repubblica, la scelta del candidato al Colle spettava ai gruppi parlamentari di ciascun partito, qui abbiamo fatto un triplo salto mortale: il potere di scelta passa al segretario del partito, che, per di più,  decide da solo e, infine, non comunica quello che ha in testa nemmeno al suo partito, sino a un’ora prima del voto. Quindi niente discussione né con gli altri gruppi parlamentari, né con gli alleati e neppure nel proprio: mai vista una cosa del genere, nemmeno nel partito azienda di Berlusconi che, almeno, informava delle sue decisioni i suoi dipendenti un po’ di tempo prima.

L’allievo ha superato il maestro che oggi lo segue sulla strada della suspance. Perché – mi pare chiaro – il Cavaliere sa cosa ha in mente il suo migliore allievo anche se fa finta di non saperlo. Dunque, i suoi parlamentari hanno un solo diritto: obbedirgli.

In secondo luogo, Renzi ha una idea particolare della democrazia perché pensa che le altre forze politiche abbiano un solo diritto: prendere o lasciare. E, infatti, si parla di un nome secco e non di una rosa. Ma se hai in mente un nome solo, significa che non c’è alcuna consultazione: tu metti in pista un nome il giorno stesso votandolo, poi chi ci sta ci sta. Si chiama “contratto per adesione”, ma con la dialettica democratica mi pare che abbia poco a che fare.

Peraltro, siccome da solo non ce la farebbe mai, è evidente che il nome ha già l’adesione di qualche altro. Indovinate chi? Ma allora perché non dirlo subito chiaramente? E che siamo in una loggia massonica con nomi “all’orecchio del Gran Maestro”?

Insomma, sembra che la democrazia, per Renzi, sia la decisione di un monarca assoluto dato in forma di contratto per adesione formato in una loggia massonica.

Ovviamente scherzo. Ma è così che si elegge un Capo dello Stato?

Fonte

L'Italia è un paese democratico più o meno nella medesima misura in cui lo è l'Egitto...

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