Si apre uno spiraglio nella vicenda del pilota giordano nelle mani dell’Isis.
Oggi Amman ha aperto alle richieste dei jihadisti, accettando di
rilasciare l’irachena Sajida al-Rishawi, coinvolta nell’attentato
suicida del 2005 nella capitale giordana che fece 60 morti, in cambio
della liberazione del pilota Muath al-Kasaesbeh che fa parte di un
potente clan giordano vicino alla monarchia hashemita. Il suo
aereo era precipitato in Siria a dicembre, durante una missione
anti-Isis nell’ambito delle operazione della coalizione internazionale.
Lo scambio potrebbe avvenire nelle prossime ore, mentre resta incerta la sorte del giornalista giapponese Kenji Goto,
anche lui nelle mani dell’Isis. La scorsa settimana i jihadisti avevano
diffuso un video della decapitazione di un altro cittadino giapponese, Haruna Yukawa,
un imprenditore della sicurezza e amico di Goto, ucciso perché Tokyo
aveva rifiutato il pagamento del riscatto di duecento milioni di
dollari. Il reporter era entrato in Siria a ottobre per mediarne la
liberazione ed era caduto nella mani dell’Isis. In un video
diffuso di recente, i miliziani davano tempo fino alle 15 italiane di
oggi per accettare le proprie condizioni e salvare la vita degli
ostaggi.
Dopo l’annuncio del portavoce del governo giordano, si sono rincorse
le voci sul destino dell’ostaggio giapponese che non è chiaro se sia
incluso nello scambio. Tokyo ha subito rifiutato di trattare con i
terroristi, ma negli ultimi giorno il viceministro degli Esteri
giapponese, Yasuhide Nakayama, è ad Amman a capo di un team di alti
funzionari nipponici per gestire in loco la crisi. Una delle peggiori
che sta vivendo il Giappone.
Intanto, di crisi siriana si parla a Mosca, dove si sono aperti
i colloqui sponsorizzati dal Cremlino tra gli inviati del presidente
siriano Bashar al Assad e l’opposizione, una parte in realtà, che da
quasi quattro anni cerca di cacciarlo dal potere. È un
negoziato cui partecipano 32 esponenti dell’opposizione, quelli
tollerati da Damasco, ma sono gli assenti quelli che contano.
In primis, manca la Coalizione nazionale siriana, quella
sostenuta dall’Occidente. Inoltre, non ci sono i gruppi affiliati ad al
Qaeda, tra cui il Fronte al Nusra. Dalle indiscrezioni, è
chiaro che l’opposizione presente a Mosca non insisterà sul piano di
transizione del potere, che porti all’uscita di scena di Assad.
Un’opzione che a Damasco avevano già detto non sarebbe stata presa in
considerazione. In questa situazione, è difficile immaginare che
l’iniziativa russa porti a una qualsiasi forma di accordo. Come non ci
sono riusciti i colloqui di Ginevra mediati dall’Onu.
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