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29/01/2015

Giordania accetta scambio di prigionieri con Isis

Si apre uno spiraglio nella vicenda del pilota giordano nelle mani dell’Isis. Oggi Amman ha aperto alle richieste dei jihadisti, accettando di rilasciare l’irachena Sajida al-Rishawi, coinvolta nell’attentato suicida del 2005 nella capitale giordana che fece 60 morti, in cambio della liberazione del pilota Muath al-Kasaesbeh che fa parte di un potente clan giordano vicino alla monarchia hashemita. Il suo aereo era precipitato in Siria a dicembre, durante una missione anti-Isis nell’ambito delle operazione della coalizione internazionale.

Lo scambio potrebbe avvenire nelle prossime ore, mentre resta incerta la sorte del giornalista giapponese Kenji Goto, anche lui nelle mani dell’Isis. La scorsa settimana i jihadisti avevano diffuso un video della decapitazione di un altro cittadino giapponese, Haruna Yukawa, un imprenditore della sicurezza e amico di Goto, ucciso perché Tokyo aveva rifiutato il pagamento del riscatto di duecento milioni di dollari. Il reporter era entrato in Siria a ottobre per mediarne la liberazione ed era caduto nella mani dell’Isis. In un video diffuso di recente, i miliziani davano tempo fino alle 15 italiane di oggi per accettare le proprie condizioni e salvare la vita degli ostaggi.

Dopo l’annuncio del portavoce del governo giordano, si sono rincorse le voci sul destino dell’ostaggio giapponese che non è chiaro se sia incluso nello scambio. Tokyo ha subito rifiutato di trattare con i terroristi, ma negli ultimi giorno il viceministro degli Esteri giapponese, Yasuhide Nakayama, è ad Amman a capo di un team di alti funzionari nipponici per gestire in loco la crisi. Una delle peggiori che sta vivendo il Giappone.

Intanto, di crisi siriana si parla a Mosca, dove si sono aperti i colloqui sponsorizzati dal Cremlino tra gli inviati del presidente siriano Bashar al Assad e l’opposizione, una parte in realtà, che da quasi quattro anni cerca di cacciarlo dal potere. È un negoziato cui partecipano 32 esponenti dell’opposizione, quelli tollerati da Damasco, ma sono gli assenti quelli che contano.

In primis, manca la Coalizione nazionale siriana, quella sostenuta dall’Occidente. Inoltre, non ci sono i gruppi affiliati ad al Qaeda, tra cui il Fronte al Nusra. Dalle indiscrezioni, è chiaro che l’opposizione presente a Mosca non insisterà sul piano di transizione del potere, che porti all’uscita di scena di Assad. Un’opzione che a Damasco avevano già detto non sarebbe stata presa in considerazione. In questa situazione, è difficile immaginare che l’iniziativa russa porti a una qualsiasi forma di accordo. Come non ci sono riusciti i colloqui di Ginevra mediati dall’Onu.

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