Brancaccio a tutto campo sul tema della permanenza nell'Euro, sulla monopolizzazione dell'argomento da parte delle destre e sull'ascesa di Syriza in Grecia.
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Biasco e Brancaccio su Euro e Syriza
Radio Popolare, 20 gennaio 2015. Evocare la “catastrofe” in caso di uscita dall’euro non contribuisce ad affrontare razionalmente un problema che va imponendosi soprattutto in virtù di tendenze oggettive. Il pericolo principale è che la crisi dell’eurozona rappresenti un’occasione di successo per forze politiche ultranazionaliste e xenofobe, o per quei gattopardi disposti a cambiare persino la moneta pur di non cambiare nulla delle politiche liberiste e di austerity. E il più grande rischio, per un eventuale governo guidato da Syriza, è di esser schiacciato nella stessa tenaglia di austerity che ha distrutto il Pasok. Uno spezzone del dibattito tra Salvatore Biasco (Università La Sapienza) ed Emiliano Brancaccio (Università del Sannio) andato in onda su “Radio Popolare”.
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Mieli e Brancaccio su banche e debito
Agorà, Rai Tre, 20 gennaio 2015. Le politiche economiche europee deprimono i redditi dei paesi più deboli e quindi indeboliscono anche i sistemi bancari di questi paesi. La soluzione dell’Unione bancaria, per come è stata congegnata, prevede una profonda ristrutturazione del settore bancario europeo e l’acquisizione estera o la chiusura di molte banche periferiche. In questo scenario andrebbe letta anche la recente riforma delle banche popolari in Italia. Chi oggi difende le attuali politiche evocando il problema del debito pubblico sembra non voler riconoscere che l’austerity ha depresso il reddito e ha portato alla esplosione del rapporto tra debito pubblico e reddito. Con l’economista Emiliano Brancaccio ne discutono Paolo Mieli (gruppo Rcs), Gennaro Migliore (PD), Mario Giordano (Tg4).
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La Grecia al voto
Radio 24 – 24 gennaio 2015. Domani la Grecia va al voto. Se Syriza riuscisse a ottenere la larga maggioranza che servirebbe per governare in autonomia, le tensioni tra il governo greco e le autorità europee potrebbero diventare insostenibili. Da un lato, la vittoria della sinistra greca non modificherebbe i rapporti di forza ai tavoli delle trattative europee: ciò significa che anche una nuova rinegoziazione del debito non sarebbe di portata tale da cambiare il profilo della politica di austerity. Dall’altro lato, i dirigenti di Syriza sanno che il loro successo è in larga misura frutto del tracollo del Pasok: se Tsipras non saprà segnare una svolta rispetto alle politiche di Papandreou, Syriza rischia di subire un destino simile a quello del partito socialista greco. L’economista Emiliano Brancaccio dell’Università del Sannio intervistato da Oscar Giannino e Carlo Alberto Carnevale.
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