Naturalmente non è così.
Ma andiamo per gradi. Prima di tutto cerchiamo di capire se il QE è
utile all’economia che viene definita come reale ovvero quella
produttiva. Anche qui la risposta è negativa. Per una serie di motivi.
Vediamone qualcuno.
- pochi giorni prima del QE la Banca d'Italia rivede al ribasso, di quasi un punto, le stime di crescita per il 2015.
Segno che allo stimolo economico della manovra di Draghi ci hanno
creduto giusto a Repubblica o al Corriere. O al Manifesto quando hanno
titolato che Draghi sconfiggeva i falchi.
- uno degli obiettivi del QE è la lotta alla deflazione
aumentando la velocità di circolazione della moneta (come da mandato
Bce). Non sarebbe male dare un'occhiata agli esiti dei 3 QE americani a
quello giapponese e a quello inglese dalla crisi del 2008 ad oggi. In
tutti questi casi, da statistiche ufficiali, la velocità di circolazione
della moneta, dopo il QE, è diminuita. Accadrà anche con quello della
BCE. Perché l’inflazione si aumenta facendo crescere i salari. Mentre
qui si vuol combattere la deflazione facendoli scendere (le famose
“riforme” invocate da Draghi).
- il super QE dei giapponesi,
le ondata di immissione di liquidità nei mercati decise dal primo
ministro Abe, ha portato a una diminuzione del Pil secondo gli ultimi
dati. A naso qualcosa dovrebbe ricordarci: si tratta di un QE aggiunto
ad un aumento delle tasse. Basta guardare alle renziane clausole di
salvaguardia (tra cui l'Iva al 25 per cento) per rendersi conto quali
sono i rischi che corriamo. Una liquidità immessa in una economia
contratta che finisce per alimentare le bolle.
- il QE ha stimolato il PIL negli Usa
ma per un motivo: le aziende si finanziano direttamente dalla borsa in
modo maggiore, e più capillare, rispetto che da noi. Giusto Ezio Mauro
può pensare che i soldi che girano finiscono per le imprese che
finanziano la "crescita". Il mortifero sistema bancario nazionale, per
fermarsi a noi, non è in grado di fornire alle imprese quel genere di
capitale che invece arriva dalla borsa come in USA
Più che un QE di sinistra si tratta
quindi di un clamoroso fallimento delle politiche di destra. Ovvero della
centralità della politica monetaria, e della governance finanziaria,
nelle politiche economiche. E’ una nuova puntata delle crisi
capitalistiche, con le banche centrali che non sono elemento di
regolazione, come da mitologia di sinistra, ma strumento di crescita
delle borse a qualsiasi costo. Anzi, diviene non più possibile speculare
con le bolle finanziare senza i QE delle banche centrali che gonfiano
questo genere di bolle. Dinamica che, come giustamente hanno detto in
molti, trasforma le banche centrali in hedge-fund. Ovvero istituti
che devono creare rischi, di ogni genere, nei mercati per far crescere
l’indice delle borse. Niente male per una manovra “di sinistra” come
quella della Bce.
Siccome il FMI, non Battaglia Comunista, ha segnalato che la mancata sincronia tra banche centrali
è fattore di instabilità segnaliamo che se la Federal Reserve decide di
alzare i tassi (come previsto da molti analisti), i capitali finiscono
verso il dollaro e dalle nostre parti ci sono problemi proprio per
questa fuga. Come se il QE non ci fosse stato. E se la banca centrale
svizzera ha deciso di sganciarsi dall'euro, sacrificando un terzo del
valore della borsa di Zurigo in un giorno, per rimanere attaccata al
dollaro qualche ragione in queste previsioni sulla mancata sincronia
(dove una banca centrale alza i tassi quando una li abbassa) ci sarà
proprio. Ma a cosa serve allora il QE?
Ad abbassare l’euro favorendo una economia delle esportazioni e quindi, per quanto riguarda il nostro paese ma non solo, un mancato allargamento del mercato interno
(quello che si riduce perché trova tutto più caro).
Molto poco di sinistra davvero. Poi serve, e parecchio, a ritirare un
sacco di titoli pubblici che oggi non servono a nulla. Quali? Quelli
acquistati dalle banche con l’operazione LTRO, un rifinanziamento delle
banche voluto dalla Bce in un momento di crisi di liquidità, e che ora
non rendono più. Si capisce quindi che la Bce prima (2011) ha finanziato le banche ora fa il QE che acquista i loro titoli,
anche attraverso l’operazione ABS (acquisto titoli in sofferenza da
parte della Bce) quando non servono più. In entrambi i casi l’operazione
è stata fatta sull’onda dell’emergenza e con il pretesto di fornire
liquidità all’economia “reale”. Tutti gli opinionisti mainstream
insistono, come facevano tre anni fa, sul fatto che le banche adesso non
hanno scuse per non fornire liquidità alle imprese. C’è un però: non
sono obbligate a farlo. E infatti, specie in Italia, non lo faranno.
Anzi, basta guardare alla legge Renzi che obbliga le banche cooperative a divenire azionarie favorita dal solito banchiere Serra, quello con il fondo alle Cayman
che sponsorizza il presidente del consiglio, per capire che si apre una
nuova ondata di speculazioni finanziarie contro l’economia “reale”.
Una banca centrale che prefigura
un QE che richiede “riforme”, tagli e intervento sul costo del lavoro,
che favorisce un’economia dell’export a deterioramento del mercato interno,
che serve alla borsa e alle banche, fa sicuramente politiche di destra. Ma
si tratta di istituzioni di destra per il semplice fatto che,
costitutivamente, sono costruite per favorire le concentrazioni da
capitale. A prescindere da qualsiasi cosa accada. Poi se nel
lessico politico di oggi le istituzioni sono classificate come “né di
destra né di sinistra”, se alcune manovre di Draghi vengono classificate
come “di sinistra” se in entrambi i casi prevale il delirio rispetto al
reale, noi non possiamo farci niente.
Certo, resta la questione tedesca. Ma la Germania,
che ha la questione dei fondi pensione che con questi tassi di
interesse bassi non riescono a fare profitti, si trova con una borsa di
Francoforte molto alta. E’ la speculazione dovuta alla manovra delle
banche centrali, bellezza.
Il mito di un Europa che cavalca un toro
è tipico del periodo pre-ellenistico. Poi c'è quello di Europa che
cavalca il toro di borsa. Nel primo caso si dimentica che Europa fu
indotta a cavalcare il toro per un inganno di Zeus. Nel secondo l'Europa
che cavalca il toro, specie a Francoforte, deve molto agli artifici
delle banche centrali.
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