E’ finita con duri scontri la grande manifestazione che ieri ha sfilato nel centro della capitale belga (ed europea). Al termine della protesta convocata a Bruxelles dai sindacati contro le ultime controriforme a base di tagli e privatizzazioni del governo, la polizia ha arrestato 17 persone.
Secondo le autorità, gli scontri sarebbero iniziati dopo che circa “200 anarchici”, incappucciati o col volto coperto, avrebbero cominciato a lanciare pietre contro i cordoni di polizia. In realtà le immagini riprese durante gli scontri con i reparti antisommossa mostrano anche molti lavoratori impegnati a lanciare oggetti o a difendersi dalle cariche.
Ad un lancio di sassi e cartelli stradali divelti, gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e cannoni ad acqua utilizzando una decina di idranti.
Che la situazione sociale nel paese sia incandescente lo dimostra anche il fatto che nel primo pomeriggio altri scontri, anche se meno violenti, si erano registrati sempre a Bruxelles tra polizia e scaricatori di porto di Gand e Anversa, sostenuti da alcuni agricoltori, altra categoria da tempo sul piede di guerra.
Fino a quel momento la manifestazione, alla quale hanno partecipato circa 100 mila persone (80 mila per la polizia) senza che fosse tra l’altro stato convocato lo sciopero generale, si era svolta in maniera tranquilla ma determinata all’insegna dello slogan “Solo briciole per noi”. I partecipanti, soprattutto lavoratori giunti da tutto il paese nonostante la pioggia battente, hanno sfilato per ore dalla Gare du Nord fino alla Gare du Sud, passando davanti a numerosi palazzi governativi, inscenando l’ennesima protesta contro le politiche neoliberiste e rigoriste imposte dal governo guidato dal liberale Charles Michel. Mentre il corteo paralizzava il centro della città, anche il trasporto pubblico è stato bloccato dalla protesta dei lavoratori: hanno funzionato solo 20 linee di autobus e hanno viaggiato solo il 50% dei convogli della metropolitana.
In particolare i sindacati denunciano il programma antipopolare alla base dell’accordo che esattamente un anno fa ha fatto da sfondo alla costituzione della maggioranza parlamentare che sostiene l’esecutivo. Un programma che mira esplicitamente a far pagare la crisi ai settori più deboli della società e a scaricare sui lavoratori dipendenti la riduzione dell’alto deficit pubblico del paese. Tra le misure più contestate l'aumento dell'età pensionabile a 67 anni.
“Ai lavoratori e a coloro che ricevono i sussidi rimangono solo le briciole dopo un anno di governo” hanno denunciato i promotori della manifestazione di ieri, preceduta negli ultimi dodici mesi da numerosi scioperi e proteste territoriali e nazionali. I manifestanti hanno chiesto un aumento dei salari, una riforma del sistema fiscale che faccia pagare più tasse ai ricchi e programmi di assistenza ai settori più deboli della popolazione.
I sindacati - Fgtb, Csc e Cgslb - denunciano anche la decisione da parte del governo di imporre i provvedimenti senza cercare alcun confronto con le parti sociali, in nome di una sorta di 'pilota automatico' che va implementato al di là del consenso di cui le misure previste godono o meno tra la popolazione.
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