16/02/2016
Sapessi come è strano votare per un sindaco a Milano…
Inizia a chiarirsi il quadro dello scontro per il comune di Milano: Sala per il centro sinistra, Parisi per il centro destra, Bedoni per il M5s e, con ogni probabilità un candidato della sinistra non Pd (ammesso che si possa pensare che il Pd abbia ancora qualcosa a che fare con la sinistra, soprattutto con un candidato come Sala).
Sala ed il Pd erano trionfanti la sera di domenica scorsa, a primarie fatte, anche se il risultato non era affatto eccezionale: decisamente sotto il 50% pronosticato dai sondaggi, il che vuol dire che la somma (puramente aritmetica) dei due candidati di sinistra aveva la maggioranza assoluta. Però, il calcolo era questo: l’area di sinistra sarebbe stata garantita da Balzani e Majorino nelle liste di coalizione, il centro era già assorbito con Passera destinato a prendere meno del 4%, la destra ridotta a candidati di bandiera (tipo Sallusti) e schiacciata sull’impresentabile Salvini, un candidato debolissimo dei 5 stelle, praticamente è fatta: anche se la sinistra presenta qualche candidato, la vittoria è sicura già dal primo turno. Al massimo, se manca qualche voto, basterà imbarcare Passera. Persino Grillo, nel concerto milanese, aveva dato per scontata la vittoria del protagonista di Expo.
Poi sono iniziate ad arrivare le cattive notizie. In primo luogo il centro destra che non si arrende affatto e presenta un candidato come Parisi che ha un profilo identico a quello di Sala: city manager che hanno lavorato con la Moratti e culturalmente del tutto omogenei. Una candidatura che azzera l’indigeribilità di Salvini, che parla alla stessa borghesia liberale milanese che Sala riteneva acquisita. Almeno su questo fianco, la battaglia non è affatto vinta.
Poi, Passera ha dato qualche segno di vita ed, anche lì, le cose non sono scontatissime, anche se, alla fine, l’ex ministro di Monti prenderà pochi voti, ma il segno della sua campagna elettorale fa pensare che, in caso di ballottaggio, le sue simpatie pendono a destra.
Da ultimo, inizia a profilarsi una lista di sinistra ben più ampia delle previsioni e con candidati di peso: non sono pochi gli ex alleati della coalizione Pisapia che guardano con interesse da quella parte, e persino esponenti di area Pd: da Basilio Rizzo a Diana De Marchi, da Gherardo Colombo a Cecilia Strada ecc. e con nomi molto pesanti come candidato sindaco, in particolare Pippo Civati e Nando Dalla Chiesa.
Civati ha già il sostegno (oltre che, ovviamente, di “Possibile”, la sua formazione) di Rifondazione, dei Comunisti Italiani, e dei socialisti e radicali. Soprattutto è un nome che mette nei pasticci Sinistra Italiana che già si trova nei guai con Sel che ha una zampa nella trappola del Pd e l’altra che vorrebbe starne fuori ma non sa come fare. Quanti elettori di Sel (e quindi di Sinistra Italiana) sono disposti a votare per Sala quando c’è un candidato di sinistra che può raggiungere risultati significativi? Peraltro, Civati viene dalle battaglie fatte nel Pd insieme a Fassina.
Anche Nando Dalla Chiesa sarebbe un ottimo candidato capace di mietere consensi in campo Pd: è stato parlamentare e sottosegretario di quel partito, non ha una organizzazione sua come Civati ma è molto noto, ha una credibilità anche accademica (essendo docente nel suo stesso corso di laurea, posso attestare che gli studenti lo adorano).
D’altra parte, se la sinistra non coglie un momento come questo per fare il massimo sforzo, vuol dire che si suicida: in una città come Milano, dove ha tradizionalmente un seguito, in presenza di un candidato del Pd come Sala e di una candidata del M5s così poco conosciuta come la Bedoni, si aprono praterie immense. Se non ora, quando?
E la cosa mette in moto dinamiche molto pericolose per Sala. Infatti, in condizioni del genere diventa molto difficile per lui vincere al 1 turno: considerando il blocco Sinistra-M5s che, mal che vada, si attesterà complessivamente sul 15-18%, e che Passera ed i candidati minori probabilmente avranno intorno al 4-5%, se il Pd dovesse avere il 50%, vorrebbe dire che la destra non supererebbe il 30%. Il che è piuttosto difficile con un candidato come Parisi. Se Sala, per non lasciare spazio a Parisi e Passera, dovesse accentuare la sua coloritura di destra, questo spalancherebbe le porte alla eventuale lista di sinistra (e non basterebbero certo Balzani e Majorino a contrappesare) al primo turno e renderebbe difficile un accordo al secondo. Se, invece, nel tentativo di ingraziarsi l’elettorato di sinistra e frenare l’emorragia verso la lista concorrente, dovesse ostentare tinte sinistrorse, come ha fatto nelle primarie, lascerebbe molto spazio a Parisi e Passera. E correrebbe anche il rischio di fare la fine dell’asino di Buridano.
A proposito, permettetemi una piccola divagazione: nel tentativo di accreditare una sua antica ed inconcussa fede di sinistra, Sala, un mesetto da, acconsentì a farsi fotografare mentre levava la mano a pugno chiuso nel tradizionale saluto di socialisti e comunisti. Però, lo faceva con la mano destra, mentre si sa che il saluto si fa con il braccio sinistro. Capita…
Insomma, la battaglia è molto meno scontata di quello che pareva. Mi aspetto che il primo tentativo del Pd sarà quello di sabotare la lista di sinistra: manderanno infiltrati per aizzare spaccature, bloccare i candidati più pericolosi, soffiare su vecchi odi, ispirare clamorosi “rientri” ecc. Cari compagni, non fatevi fregare e questa di Milano potrà essere l’occasione per la rinascita di una vera sinistra in Italia. Datevi da fare.
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