Questa mattina è stato notificato al dirigente sindacale dell’Usb, Guido Lutrario, un “avviso
orale” da parte della questura di Roma.
Guido Lutrario, membro
dell’Esecutivo Confederale e responsabile regionale dell’USB Lazio, ha
ricevuto questo gravissimo provvedimento previsto dal Codice antimafia
ed utilizzato in questo caso per intimidire e poi reprimere coloro che
si rendono colpevoli del reato di “offesa o messa in pericolo... della
sicurezza del Paese”, per la sua partecipazione in prima fila a tutte le
iniziative di lotta e di protesta organizzate da USB sul territorio
romano.
I reati di cui il sindacalista romano si sarebbe macchiato sono
molteplici ma tutti interni alla modalità con cui il sindacalismo
antagonista e conflittuale si esprime: manifestazioni, blocchi,
scioperi, occupazioni simboliche, sit-in eccetera.
Quindi ad essere messo sotto accusa non è Guido Lutrario ma un modo di fare sindacato.
Non esitiamo a definire allucinante il dispositivo legislativo
utilizzato (articolo 3 D.lgs. 6/9/2011 n° 159 – Decreto antimafia) che
nell’utilizzo specifico è finalizzato a consentire l’irrogazione di
prescrizioni limitative della libertà al compimento di qualsiasi
ulteriore atto venga ritenuto, a giudizio delle forze dell’ordine,
pericoloso per la sicurezza del Paese.
L’Esecutivo nazionale USB e la USB tutta respingono al mittente questa
gravissima provocazione e, ribadendo la propria determinazione a
proseguire nella difesa strenua dei diritti dei lavoratori e delle
lavoratrici con le modalità e gli strumenti che ritiene necessari,
chiede l’immediato ritiro di questo odioso provvedimento intimidatorio e
invita tutte le forze sindacali, politiche e sociali ad esprimere
solidarietà e a mobilitarsi in difesa della possibilità di organizzare e
praticare il conflitto sindacale.
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