di Jonathan Steele Middle East Eye*
Mentre la Turchia aumenta
il numero dei suoi tank nel nord della Siria, il governo iraniano sta
mantenendo un evidente ma indicativo silenzio. Le notizie
dell’incursione [turca] sono state ampiamente trattate dai media locali,
ma non c’è stata alcuna reazione da parte degli ufficiali [della
Repubblica islamica].
Le relazioni dell’Iran con la Turchia si sono molto intensificate nelle ultime settimane
e gli analisti suggeriscono che esista una sorta d’imbarazzo a Teheran su
come dover gestire pubblicamente l’avanzata turca. I media iraniani
hanno riportato la condanna dell’attacco da parte del governo siriano
che la considera una “aggressione”, ma non hanno ancora riferito di
alcuna dichiarazione del loro governo.
Le relazioni tra Iran e Turchia sono in una fase delicata.
Il vice ministro degli Esteri iraniano, Houssein Jaberi Ansari, era ad
Ankara martedì poche ore prima che la Turchia inviasse i suoi primi carri
armati in territorio siriano. Non è ancora chiaro se sia stato avvisato
in anticipo [della penetrazione turca]. La sua visita giungeva dopo uno
scalo a sorpresa fatto a Teheran la scorsa settimana dal ministro degli
Esteri turco Mevlut Cavusoglu prima di visitare l’India. Questo evento,
a sua volta, aveva fatto seguito ad un incontro ad Ankara tra il
ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, con il presidente turco
Recep Tayyip Erdogan lo scorso 12 agosto.
L’inedita serie frenetica di visite tra le due parti dal fallito
colpo di stato in Turchia non si limita soltanto a questioni bilaterali.
La visita di Ansari si è focalizzata ufficialmente sul futuro della
Siria. Middle East Eye ha appreso che l’Iran è diventato il
principale canale per i contatti tra Erdogan e il presidente siriano
Bashar al-Asad. Una fonte vicina alla leadership iraniana ha
rivelato a MEE che “i turchi e i siriani si stanno coordinando grazie
agli iraniani”.
Per più di quattro anni dall’inizio della guerra civile siriana, la
Turchia ha insistito sulle dimissioni di al-Asad. Tuttavia, ha cominciato a modificare la sua posizione prima del fallito golpe del
15 luglio. Dopo il colpo di stato questi cambiamenti hanno avuto
un’accelerazione al punto che il primo ministro turco Binali Yildirim ha
dichiarato che al-Asad potrà rimanere durante il periodo di
transizione.
Il futuro dei curdi siriani è chiaramente parte di questa nuova equazione.
Gli attacchi compiuti recentemente dall’esercito siriano e dalla sua
aviazione sui combattenti della difesa popolare curda (Ypg) nella città
di Hasakah potrebbero essere visti come un segnale che al-Asad sta
lanciando a Erdogan: il presidente siriano starebbe condividendo le
preoccupazioni del suo pari turco circa la forza crescente dei curdi
siriani in un’ampia sezione di territorio al confine meridionale con la
Turchia. Fino a poco tempo fa, l’esercito siriano aveva ignorato le Ypg
considerandole perfino un alleato potenziale nella guerra contro lo
Stato Islamico (Is).
L’ultimo obiettivo di al-Asad è convincere Erdogan a fermare
gli armamenti che dalla Turchia giungono ai gruppi di opposizione che
non appartengono all’Is e che combattono Damasco ad Idlib e ad Aleppo. “La Turchia non fermerà immediatamente il rifornimento di armi ai ribelli, ma a poco a poco ci sarà un quid pro quo con gli attacchi di al-Asad sulle Ypg ad Hasakah” ha detto la fonte a MEE parlando in condizioni di anonimato.
La fonte ha anche rivelato alcuni dettagli relativi alla rapida
reazione iraniana al golpe turco nonostante questo fosse ancora in
corso. La stampa ha ampiamente riferito come il ministro degli
Esteri iraniano Zarif abbia espresso solidarietà ad Erdogan con un tweet
in cui condannava il golpe ancora prima che questo fallisse.
Una mossa che ha colpito il leader turco e che è stata molto diversa da
quella europea e statunitense che è stata pacata [inizialmente] salvo
poi trasformarsi in condanna dopo che è apparso chiaro quale sarebbe
stato l’esito del tentato colpo militare.
Secondo la fonte, i tweet di mezzanotte di Zarif sono stati
indotti dall’ufficio della Guida suprema iraniana, l’Ayatollah Ali
Khemenei. “Zarif e Ruhani sono stati molto cauti e hanno
esitato inizialmente alla notizia del golpe. Prima che venisse
pubblicato il tweet, saranno stati pressati più volte dall’ufficio della
Guida suprema” ha aggiunto. La rapida condanna iraniana del tentato
golpe si è basata su uno dei principi fondamentali della politica estera
dell’Iran, sostiene Foad Izadi, professore alla Facoltà di studi
mondiali dell’università di Teheran. “I golpe sono inaccettabili” ha
detto a MEE. “Un secondo principio è che non si mandano forze al di là
dei confini internazionali senza prima aver raggiunto un accordo con un
governo di un paese”.
Ciononostante, l’Iran è rimasto in silenzio sull’incursione turca nel
nord della Siria, con i soli suoi alleati a Damasco a denunciare la
penetrazione di Ankara nel territorio sovrano siriano.
Questo articolo è disponibile in francese sull’edizione francese di Middle East Eye.
* (Traduzione a cura della redazione di Nena News)
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