L’antivigilia di ferragosto dall’agenzia adnkronos è stato diffuso un comunicato della SItI (Società Italiana Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica) con 7 “verità” a supporto della presunta utilità e innocuità degli inceneritori di nuova generazione,
posizione che sarebbe condivisa anche dall’Istituto Superiore di
Sanità. Purtroppo sul sito ufficiale della SItI non è reperibile il
comunicato originale e quindi ci si deve limitare a quanto diffuso da
adnkronos e ampiamente ripreso dai media.
C’è da rimanere profondamente sconcertati davanti alle “7 verità” perché non solo nessuna di esse è scientificamente supportata, ma
addirittura alcune affermazioni sono in netto contrasto con ciò che
emerge dalla letteratura scientifica. Non sono mancate pronte repliche
sia da parte dell’Isde (l’Associazione dei Medici per l’Ambiente) che di Medicina Democratica, ma alcune considerazioni della SItI meritano di essere prese in esame.
Si afferma ad esempio che gli inceneritori “non provocano rischi sanitari
acuti e cronici per chi vive in prossimità degli impianti” e che dallo
studio epidemiologico Moniter “una delle più sofisticate ricerche al
mondo sul rischio connesso alle emissioni di inceneritori […] si
evidenzia chiaramente la assenza di rilevanti rischi sanitari acuti e
cronici per chi vive in prossimità degli impianti”. Come già tante volte
ho avuto modo di scrivere sono viceversa numerosi gli studi
scientifici (anche recentissimi) che dimostrano esattamente il contrario
e descrivono effetti sia a breve (esiti riproduttivi, malformazioni,
esiti cardiovascolari, respiratori) che a lungo termine (soprattutto
tumori). E’ vero che per la gran parte (ma non per la totalità) si
tratta di studi che riguardano impianti di “vecchia generazione”, ma
dove sono studi epidemiologici che valutano gli effetti a lungo termine
degli inceneritori di “nuova” generazione?
Quanto poi al Moniter – condotto dopo
gli allarmanti risultati per la salute femminile emersi dall’indagine
sugli inceneritori di Forlì, e costato ben 3 milioni e
400.000 euro di soldi pubblici – si fa presente che sono solo 2 gli
studi usciti da questo immane lavoro che sono stati pubblicati su
riviste internazionali. Tali studi segnalano un incremento
statisticamente significativo del rischio di nascite pre-termine e di abortività spontanea
in relazione alle emissioni degli impianti. Abortività spontanea e
prematurità sono quindi per la SItI inquadrabili come “assenza di
rilevanti rischi sanitari”? Ancora si afferma che le discariche
inquinano più degli inceneritori, dimenticando che gli inceneritori
(anche di terza generazione) necessitano di discariche speciali per le
ceneri leggere, quelle che residuano dai filtri e dai processi di
lavaggio dei fumi, residui tossici che non ci sarebbero senza la combustione.
Ancora si parla di “un bilancio
energetico complessivo positivo, con produzione di energia e sistemi di
teleriscaldamento come accade virtuosamente da anni in città come Brescia, Lecco e Bolzano”. In
realtà dal punto di vista energetico, anche con le migliori tecnologie
disponibili, si raggiunge un rendimento pari al 40% dell’energia
associata ai rifiuti in ingresso, risultato che si può ottenere solo
attraverso un uso efficiente del teleriscaldamento e di fatto realizzato solo nelle 3 città citate. In realtà secondo i dati della Epa a
parità di materiale l’energia risparmiata con il riciclo è da due a sei
volte superiore a quella recuperata con l’incenerimento!
E’ davvero deprimente constatare che si ridicolizza il concetto di “rifiuti zero”, non si conosce il concetto di “economia circolare” e si dipinge l’incenerimento come soluzione del problema rifiuti.
Sono invece proprio questi impianti che ostacolano la soluzione
dell’“emergenza rifiuti” perché – una volta costruiti – devono essere
alimentati per decine di anni con grandissime quantità di rifiuti,
impedendo riduzione, riuso e riciclo dei materiali. C’è quindi una
“caccia” ai rifiuti per ogni dove – con ovvio aggravio del traffico
pesante – o addirittura si assimilano i rifiuti speciali non pericolosi (prodotti da utenze commerciali e produttive) ai rifiuti urbani (gli unici di cui dovrebbe farsi carico l’amministrazione pubblica) pur di avere quantità adeguate da bruciare.
La pratica della assimilazione è ampiamente diffusa in Emilia Romagna e Toscana
e questo anche se la normativa comunitaria prevede che i rifiuti
speciali siano gestiti a mercato libero, in quanto per la massima parte
facilmente riciclabili. Si dimentica che gli inceneritori sono
finanziati ogni anno con 500 milioni di euro pagati da tutti noi con la
bolletta elettrica e questo trasforma l’incenerimento in un ottimo
investimento per i gestori, ma non certo per la salute e l’occupazione.
Non è certo da oggi che andiamo ribadendo questi concetti: se fossimo
stati ascoltati e le risorse spese a favore degli inceneritori fossero
state impiegate per raccolta domiciliare e centri di riciclo, quanti
problemi avremmo risolto? Quanti ricoveri ospedalieri, sofferenze e
morti avremmo risparmiato?
Davanti ad argomentazioni così banali e superficiali della SItI c’è solo da arrossire: come si può pretendere
che i cittadini abbiano fiducia nella classe medica se una parte
qualificata di essa si dimostra quanto meno così poco informata?
Personalmente voglio ancora credere nel ruolo dei medici e della sanità pubblica
e non rassegnarmi davanti a quella che vorrei fosse solo superficialità
e incompetenza, ma non vorrei nascondesse intrecci con interessi che
nulla hanno a che fare con la tutela della salute.
23 agosto 2016
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