La riforma della scuola non è razionale in senso strettamente illuministico.
Essa non modernizza la formazione, ma la riporta indietro di secoli creando innanzitutto rapporti di lavoro servo/padrone non sottoposti al controllo dello stato di diritto (il DS non deve motivare il rifiuto del docente, per esempio).
Precarizza un lavoro, quello del docente, che per garantire la continuità didattica dovrebbe al contrario essere tutelato sotto l'aspetto del ricongiungimento alla famiglia ecc; tanto più che la maggioranza dei docenti è sotto ogni evidenza fatto di donne.
Non stanzia fondi per la formazione in itinere dei docenti, millantando al contrario di avere come obiettivo il merito.
Punta tutto sull'alleggerimento dei contenuti disciplinari aggravando l'analfabetismo di ritorno di cui soffrono gli italiani con la scuola della distrazione progettuale e dell'alternanza scuola lavoro.
Con questa riforma lo Stato si sfila e si libera dal peso della formazione nazionale pubblica.
Il capitale italiano non ha bisogno di forza lavoro qualificata. Solo di servi e soprattutto di serve generiche e di camerieri al servizio del turismo di lusso straniero.
Sarà un caso il master sulla "filosofia del cibo e del vino" attivato al San Raffaele?
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