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17/08/2016

Vignette e sessismo: la polemica sulla vignetta de Il Fatto

Intervengo a freddo sulla questione della vignetta pubblicata da Mannelli sul Fatto schierandomi decisamente dalla parte di Travaglio: le accuse di sessismo a Mannelli non stanno in piedi.

Stiamo ai fatti: il Ministro Boschi si è recata in una manifestazione per il Si al referendum ed è stata fotografata seduta con una gonna cortissima che scopriva generosamente le gambe ed in atteggiamento procace. La vignetta che avete visto è esattamente la versione a disegno di quella foto, né più né meno. Unico rilievo possibile, la battuta “Lo stato delle cos(c)e” che francamente trovo un po’ banale, da goliardia d’antan,  ma mi spiegate dove è il “sessismo” contro cui si urla?

A me pare che sia il ministro a fare un uso improprio di certi argomenti, usando la sua indubbia capacità seduttiva in ambiti in cui questo non dovrebbe esser fatto. Certo, non è reato e ad alcuni potrà sembrare perfettamente lecito che un ministro della Repubblica si presenti anche in bikini ad un comizio, non eccepisco, ma se poi qualcuno rimarca la cosa segnalando (in questo caso con una vignetta) questo comportamento un po’ insolito, non se la prenda. E dunque, se la ministra se ne va a manifestazioni ufficiali conciata da soubrette, si convinca che la vignetta se l’è andata a cercare.

Qualche tempo fa il trattamento “anti sessista” venne riservato al presidente della Regione Campania, De Luca per una innocua battuta sulla Raggi (“bambolina imbambolata”): fu subito sommerso dal coro delle donne del suo partito: “Devi scusarti... devi avere rispetto... questo è sessismo” eccetera. Era difesa di una donna, anche se politicamente di altro partito? Quanta sensibilità! E come mai non ci fu una reazione analoga, quando, con il suo consueto coloritissimo linguaggio, insolentì la Bindi (pure compagna di partito) che lo aveva incluso fra gli “impresentabili”? Difesa cavalleresca delle minoranze? Ma nemmeno per sogno: semplicemente De Luca mostra da qualche tempo un atteggiamento troppo indipendente nei confronti di Renzi e, talvolta, azzarda critiche, pur essendo del correntone di maggioranza, per cui dargli una ridimensionata usando questo facile argomento tornava utile e faceva anche fare bella figura.

Il fatto è che qui il sessismo non c’entra nulla. Si tratta solo di una volgare speculazione politica avvolta in una versione un po’ rancida del femminismo. Pruriti censori in carta rosa. E’ solo una delle tattiche preferite dalle (da una parte delle) donne del Pd. La cosa sta diventando assolutamente insopportabile, una forma di censura isterica ed inquisitoria.

Capiamoci: so perfettamente che nei confronti delle donne gli uomini hanno spesso abusato, che troppo spesso, nella polemica politica, si affacciano effettivamente pregiudizi anti femministi a volte con sgradevoli punte di volgarità maschilista. Sono perfettamente d’accordo con il rispetto delle persone, ma in politica è normale che ci siano polemiche anche aspre ed allora, se del ministro tal dei tali posso dire che è un somaro calzato e vestito ed un cretino assoluto (salvo poi dimostrare il perché di queste qualifiche), perché di una ministra non posso dire che è una incompetente totale ed un’oca? Non stiamo dicendo che è oca perché donna, ma che lo è perché persona poco intelligente. E ci sono donne intelligentissime e maschi  totalmente imbecilli: siamo d’accordo. Ma perché, grazie al femminismo, non esistono più cretine, arrampicatrici sociali, corrotte, intriganti e meretrici varie? Esistono come sono sempre esistite. Certo, un po’ di cautela nell’usare certi argomenti nei confronti di una donna è opportuna (e non solo per ragioni di ordine penale).

Le parole vanno pesate e le qualifiche dimostrate. Insomma, io storico posso dire che la famiglia Petacci (e il fratello in particolare) usò il rapporto che Claretta aveva con il Duce per arricchirsi o faccio del sessismo? Poi è giusto avere rispetto anche di Claretta che subì la sorta che sappiamo perché amante del Duce, il che è da condannare.

Insomma il rispetto che si deve (si deve, sottolineo) alle donne non può diventare un argomento censorio per imbavagliare il dibattito politico.

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