di Federica Iezzi
A sorpresa ha vinto l’opposizione nel piccolo stato anglofono dell’Africa Occidentale a maggioranza islamica. Il
voto presidenziale del primo dicembre ha spazzato via l’autoritario
governo di Yahya Jammeh in piedi dal 1994, quando un colpo di stato
militare lo incoronava Presidente. A vincere le elezioni il candidato dell’opposizione Adama Barrow. Basso il margine di vittoria del neoeletto presidente Barrow su Jammeh: solo il 4%.
Perdita scioccante che all’inizio sembrava essere stata accettata dal
presidente uscente Jammeh. Dichiarazione ritrattata solo dopo una
settimana, contestando sia il processo che l’esito del voto
presidenziale. Secondo Jammeh a invalidare le elezioni ci
sarebbero state numerose irregolarità. Le ore successive all’annuncio
hanno gettato il Paese in una profonda crisi politica interna. Jammeh
chiede di tornare alle urne.
Gli Stati Uniti hanno criticato immediatamente la proposta di Jammeh a
nuove elezioni, significherebbe “rimanere al potere illegittimamente”,
ha sottolineato il Dipartimento di Stato in un comunicato.
Human Rights Watch, ECOWAS (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) e Unione Africana, hanno iniziato le proteste contro ogni tentativo illegale di sovvertire la volontà del popolo del Gambia. “Detenere, torturare e uccidere dissidenti e oppositori politici era abitudine del governo di Jammeh” ricordano a gran voce.
Il ministro degli esteri del Senegal, Mankeur Ndiaye, ha richiesto
una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
visto che in questo momento il Senegal è uno dei membri non permanenti
del Consiglio.
Nel 1981 l’esercito dello stesso Senegal era intervenuto in
Gambia per impedire un tentativo di colpo di stato contro l’allora
presidente Dawda Jawara. Secondo Jammeh il Senegal avrebbe poi sostenuto un tentativo di colpo di stato contro di lui nel 2006.
La portavoce dell’opposizione Isatou Touray, ha criticato la decisione di Jammeh descrivendola come una ‘violazione della democrazia’.
Alcuni ufficiali militari si sono intanto già schierati con
la decisione del Presidente in carica. Dunque fino a gennaio un governo
di transizione traghetterà Barrow verso la presidenza e verso la prima
finestra democratica dal 1965.
Ciò è in linea con una recente tendenza nella politica africana, dove
baroni indipendenti si avventurano sempre più spesso nello spazio
politico, a sostegno delle opposizioni.
L’esito del Gambia ripercorre i cambiamenti in atto nel continente africano.
Sulla scia di Paesi come Nigeria, Ghana, Tanzania, Namibia, Kenya,
Zambia, Capo Verde, Mauritius e Malawi, si continuano a seguire processi
di transizione politica per la costruzione di istituzioni democratiche
stabili. Ma il percorso resta tortuoso e l’instabilità regna.
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