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31/12/2016

Repressione e solidarietà: aggiornamento a due mesi dagli scontri di Magliana

E’ necessario vigilare sulle ripercussioni repressive dei fatti di Magliana, visto che – per l’ennesima volta – Polizia e Magistratura, in assenza di prove dimostrabili, stanno procedendo alla rappresaglia economica sui compagni. Un copione già ampiamente visto in molti altri casi, che aggira il normale corso giudiziario e procede vendicandosi sugli imputati. Oltre ad un aggiornamento sulla questione repressiva, in coda all’articolo daremo conto (ancora parziale, per fortuna), come sempre fatto, della nostra solidarietà economica. Una mini-campagna (qui a lato trovate il manifesto) che ha dato i suoi frutti e che contribuirà alla difesa di tutti i compagni coinvolti nei processi.

L’epilogo della giornata ha visto il trasferimento presso gli uffici della Questura e l’identificazione per 53 compagni fermati per le strade del quartiere, e, in seguito, per 10 di loro (suddivisi in due diversi filoni di indagini) è stata ordinata la perquisizione dell’abitazione e la conseguente traduzione in carcere in attesa di convalida dell’arresto. Le ipotesi di reati, tutti in circostanze aggravanti, spaziavano dalla resistenza e dalle lesioni a pubblico ufficiale, fino al danneggiamento (per questi reati si sono costituiti parte civile sia alcuni agenti delle FFOO che alcuni proprietari di autovetture parcheggiate lungo il percorso del corteo) a cui fa da cornice l’ormai consueta accusa di devastazione e saccheggio. Dinanzi al Gip, che ha convalidato l’arresto per tutti gli indagati (com’è prassi che avvenga), sono state revocate le misure cautelari per 7 dei soggetti sottoposti a interrogatorio, mentre per gli altri 2 è stata predisposta la custodia cautelare in carcere e solo per uno di loro presso il domicilio, a loro dire poiché sussisterebbero i rischi di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove; precisiamo che la fondatezza dei suddetti presupposti, nello specifico il rischio di reiterazione della condotta che ha originato il reato, non è motivata da gravi e comprovati indizi di reato (di cui si è ammesso che l’impianto accusatorio è manchevole) ma fa leva sulle arbitrarie segnalazioni, le denunce o (di rado) i fermi effettuati dalla Digos nel corso della loro attività politica, e per molte delle quali non è mai giunti a giudizio. Semmai a pregiudizio. A circa due settimane di distanza dall’interrogatorio dinanzi al Gip, giunti in sede di riesame, il castello accusatorio del Pm ha perso un importante pezzo, concorrendo a decostruire parte della narrazione deforme e sproporzionata che questi aveva esposto rispetto alla giornata: il Tribunale in questione ha infatti escluso la sussistenza dell’ipotesi di reato di devastazione e saccheggio poiché, appunto, sproporzionata rispetto alla rilevanza dei danni materiali che si suppone siano stati arrecati dal corteo; nonostante ciò, restando in piedi le ipotesi di reato residuali, a tutti i ricorrenti è stata imposta la misura cautelare presso il domicilio. Da allora tre compagni continuano ad essere privati della loro libertà.

Nel contempo, ormai circa un mese fa, sono state notificate a più di un centinaio di compagni (tra cui praticamente tutto il nostro collettivo) verbali di accertamento di violazione amministrativa, redatti peraltro in maniera generalizzata per tutti i “contravventori” e adducendo motivazioni sommarie a riguardo, per “aver impedito ed ostacolato la libera circolazione per le vie di Magliana durante il corteo”, violazione che prevede la comminazione di una sanzione tra i €2582,28 e i €10329,14. E’ evidente che l’operazione, sommata agli atti di costituzione di parte civile avanzate dagli agenti delle Forze dell’ordine, mira a fungere da repressore per il passato e da deterrente per il futuro, come già si è avuto modo di notare in altre occasioni, facendo leva, non solo e non principalmente attraverso le implicazioni e le conseguenze penali che potrebbero scaturire a seguito di processi che si protraggono spesso per molti anni, ma riservando importanti conseguenze economiche sicuramente più rapide, certe e personalmente afflittive. In assenza di imputazioni efficaci e comprovate e davanti alla prospettiva di sentenze scagionanti, come al solito i Pm pretendono con le misure cautelari e con le pene pecuniarie e amministrative ciò che sanno di non poter raggiungere in sede penale. Ma questo, lungi dal preservare le garanzie giuridiche degli inquisiti, le restringe ulteriormente attraverso l’abuso di misure e sanzioni che non rispettano i normali iter giudiziari. Strategia molto in voga in questi anni, dalla val di Susa alla lotta per la casa.

Politicamente, abbiamo avviato sin dalle ore successive alla manifestazione una concreta solidarietà economica, consapevoli che a fianco – e forse al di sopra – del problema penale, c’è un grave problema economico. Delle spese processuali, da una parte; delle sanzioni amministrative, dall’altra. Rispetto alle seconde, sarà decisivo non solo difendersi dalle stesse, ma anche organizzare momenti di raccolta fondi in grado di garantire ogni compagno sanzionato: questo sarà per forza di cose possibile solo in forma congiunta, visto che le multe assommano a centinaia di migliaia di euro. Staremo però a vedere se e quando dovremo pagare. Rispetto alle spese processuali e degli avvocati, abbiamo organizzato la vendita di magliette per finanziare soprattutto gli studi di tutti i compagni coinvolti. Abbiamo stampato prima 100 magliette, subito terminate, ristampandone successivamente altre 100. Il guadagno lordo della vendita delle magliette è stato di 2364 euro. Il calcolo non si basa esclusivamente sulle magliette vendute: alcune le abbiamo donate alle donne e agli uomini conosciuti in carcere e che hanno solidarizzato coi nostri compagni; altre sono state donate ai compagni coinvolti nella repressione. Al contrario, molti compagni hanno donato volontariamente somme di denaro a prescindere dall’acquisto della maglietta stessa. Il guadagno netto è di circa 1554 euro, somma che destineremo per intero agli studi degli avvocati coinvolti nella difesa dei compagni. Questo è però un dato ancora parziale: ci sono ancora altre magliette da vendere e contiamo in un saldo definitivo migliore. Già così, però, rappresenta un piccolo successo di questa sorta di “mini-campagna” economica. Solidarietà vera, concreta, materiale, verso tutti i coinvolti, nonostante le diverse valutazioni politiche sulla giornata. Fatti, non chiacchiere da facebook. Questo è d’altronde lo stile di un collettivo politico comunista.

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