E’ necessario vigilare sulle ripercussioni repressive dei fatti di
Magliana, visto che – per l’ennesima volta – Polizia e Magistratura, in
assenza di prove dimostrabili, stanno procedendo alla rappresaglia
economica sui compagni. Un copione già ampiamente visto in molti altri
casi, che aggira il normale corso giudiziario e procede vendicandosi
sugli imputati. Oltre ad un aggiornamento sulla questione repressiva, in
coda all’articolo daremo conto (ancora parziale, per fortuna), come
sempre fatto, della nostra solidarietà economica. Una mini-campagna (qui
a lato trovate il manifesto) che ha dato i suoi frutti e che
contribuirà alla difesa di tutti i compagni coinvolti nei processi.
L’epilogo della giornata ha visto il trasferimento presso gli uffici
della Questura e l’identificazione per 53 compagni fermati per le strade
del quartiere, e, in seguito, per 10 di loro (suddivisi in due diversi
filoni di indagini) è stata ordinata la perquisizione dell’abitazione e
la conseguente traduzione in carcere in attesa di convalida
dell’arresto. Le ipotesi di reati, tutti in circostanze aggravanti,
spaziavano dalla resistenza e dalle lesioni a pubblico ufficiale, fino
al danneggiamento (per questi reati si sono costituiti parte civile sia
alcuni agenti delle FFOO che alcuni proprietari di autovetture
parcheggiate lungo il percorso del corteo) a cui fa da cornice l’ormai
consueta accusa di devastazione e saccheggio. Dinanzi al Gip, che ha
convalidato l’arresto per tutti gli indagati (com’è prassi che avvenga),
sono state revocate le misure cautelari per 7 dei soggetti sottoposti a
interrogatorio, mentre per gli altri 2 è stata predisposta la custodia
cautelare in carcere e solo per uno di loro presso il domicilio, a loro
dire poiché sussisterebbero i rischi di reiterazione del reato o di
inquinamento delle prove; precisiamo che la fondatezza dei suddetti
presupposti, nello specifico il rischio di reiterazione della condotta
che ha originato il reato, non è motivata da gravi e comprovati indizi
di reato (di cui si è ammesso che l’impianto accusatorio è manchevole)
ma fa leva sulle arbitrarie segnalazioni, le denunce o (di rado) i fermi
effettuati dalla Digos nel corso della loro attività politica, e per
molte delle quali non è mai giunti a giudizio. Semmai a pregiudizio. A
circa due settimane di distanza dall’interrogatorio dinanzi al Gip,
giunti in sede di riesame, il castello accusatorio del Pm ha perso un
importante pezzo, concorrendo a decostruire parte della narrazione
deforme e sproporzionata che questi aveva esposto rispetto alla
giornata: il Tribunale in questione ha infatti escluso la sussistenza
dell’ipotesi di reato di devastazione e saccheggio poiché, appunto,
sproporzionata rispetto alla rilevanza dei danni materiali che si
suppone siano stati arrecati dal corteo; nonostante ciò, restando in
piedi le ipotesi di reato residuali, a tutti i ricorrenti è stata
imposta la misura cautelare presso il domicilio. Da allora tre compagni
continuano ad essere privati della loro libertà.
Nel contempo, ormai circa un mese fa, sono state notificate a più di
un centinaio di compagni (tra cui praticamente tutto il nostro
collettivo) verbali di accertamento di violazione amministrativa,
redatti peraltro in maniera generalizzata per tutti i “contravventori” e
adducendo motivazioni sommarie a riguardo, per “aver impedito ed
ostacolato la libera circolazione per le vie di Magliana durante il
corteo”, violazione che prevede la comminazione di una sanzione tra i
€2582,28 e i €10329,14. E’ evidente che l’operazione, sommata agli atti
di costituzione di parte civile avanzate dagli agenti delle Forze
dell’ordine, mira a fungere da repressore per il passato e da deterrente
per il futuro, come già si è avuto modo di notare in altre occasioni,
facendo leva, non solo e non principalmente attraverso le implicazioni e
le conseguenze penali che potrebbero scaturire a seguito di processi
che si protraggono spesso per molti anni, ma riservando importanti
conseguenze economiche sicuramente più rapide, certe e personalmente
afflittive. In assenza di imputazioni efficaci e comprovate e davanti
alla prospettiva di sentenze scagionanti, come al solito i Pm pretendono
con le misure cautelari e con le pene pecuniarie e amministrative ciò
che sanno di non poter raggiungere in sede penale. Ma questo, lungi dal
preservare le garanzie giuridiche degli inquisiti, le restringe
ulteriormente attraverso l’abuso di misure e sanzioni che non rispettano
i normali iter giudiziari. Strategia molto in voga in questi anni,
dalla val di Susa alla lotta per la casa.
Politicamente, abbiamo avviato sin dalle ore successive alla
manifestazione una concreta solidarietà economica, consapevoli che a
fianco – e forse al di sopra – del problema penale, c’è un grave
problema economico. Delle spese processuali, da una parte; delle
sanzioni amministrative, dall’altra. Rispetto alle seconde, sarà
decisivo non solo difendersi dalle stesse, ma anche organizzare momenti
di raccolta fondi in grado di garantire ogni compagno sanzionato: questo
sarà per forza di cose possibile solo in forma congiunta, visto che le
multe assommano a centinaia di migliaia di euro. Staremo però a vedere
se e quando dovremo pagare. Rispetto alle spese processuali e degli
avvocati, abbiamo organizzato la vendita di magliette per finanziare
soprattutto gli studi di tutti i compagni coinvolti. Abbiamo stampato prima 100 magliette, subito terminate, ristampandone successivamente altre 100. Il guadagno lordo della vendita delle magliette è stato di 2364 euro.
Il calcolo non si basa esclusivamente sulle magliette vendute: alcune
le abbiamo donate alle donne e agli uomini conosciuti in carcere e che
hanno solidarizzato coi nostri compagni; altre sono state donate ai
compagni coinvolti nella repressione. Al contrario, molti compagni hanno
donato volontariamente somme di denaro a prescindere dall’acquisto
della maglietta stessa. Il guadagno netto è di circa 1554 euro,
somma che destineremo per intero agli studi degli avvocati coinvolti
nella difesa dei compagni. Questo è però un dato ancora parziale: ci
sono ancora altre magliette da vendere e contiamo in un saldo definitivo
migliore. Già così, però, rappresenta un piccolo successo di questa
sorta di “mini-campagna” economica. Solidarietà vera, concreta,
materiale, verso tutti i coinvolti, nonostante le
diverse valutazioni politiche sulla giornata. Fatti, non chiacchiere da
facebook. Questo è d’altronde lo stile di un collettivo politico
comunista.
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