Titoli a cinque colonne sull’ennesima gaffe della giunta grillina romana: dilettanti allo sbaraglio, il senso dei commenti alla bocciatura del bilancio comunale da parte dell’ente revisore Oref. Eppure mai come in questo caso il diavolo è nei dettagli. E il dettaglio, dalle sembianze del vero e proprio baratro liberista, è la motivazione della bocciatura: troppe spese in deficit, poca politica di rientro finanziaria, poche cessioni e cartolarizzazioni del patrimonio immobiliare, e così via. In altre parole, alla giunta Raggi viene additato il mancato obiettivo del pareggio di bilancio. L’Oref è uno dei molteplici organi che sostanziano a livello locale (nazionale, regionale o cittadino) le volontà politiche dell’Unione europea. Accerta che, al di là delle differenze politiche di chi di volta in volta vince le elezioni, il percorso di stabilizzazione finanziaria proceda secondo quanto stabilito dalla Ue e recepito obbligatoriamente nelle legislazioni nazionali. E’ la faccia che assume concretamente il vincolo europeista dietro le chiacchiere retoriche sull’integrazione e “l’abbattimento delle frontiere”. E’ il potere dei mercati contro le diverse volontà politiche. Sarebbe suicida accodarsi, anche solo per ragioni di tattica anti-grillina, alla volontà di un ente revisore non eletto, non espresso dalla politica, ma nominato dalla Prefettura a prescindere dalla politica stessa. Anche perché la visione del mondo di questo ente è smascherata: “il piano Tronca era migliore[…]L’amministrazione non si è espressa in modo così chiaro nella direzione intrapresa da Tronca”. La gestione commissariale del Prefetto-commissario è l’obiettivo al quale ridurre tutte le differenze politiche.
In questa vicenda si inserisce anche la manifesta volontà grillina di non rompere i vincoli di bilancio ma di adeguarsi forzatamente allo stato di cose presenti. Vinte le elezioni sulla parola d’ordine dell’audit sul debito, questo non solo non è stato mai avviato, ma su tutto il tema del bilancio comunale è scesa una cappa di silenzio peggiore del peggior Marino. E infatti, alla bocciatura dell’Oref fanno seguito le dichiarazioni di Andrea Mazzillo, assessore al bilancio del Comune: “criticità ereditate dalle passate amministrazioni. Raccoglieremo la sfida al rigore”.
Al vincolo europeista si aggiunge il vincolo di stupidità politica della giunta, che insegue la sfida del rigore su di un terreno che per forza di cose la vede perdente. La sfida del M5S a Roma non è quello di “fare meglio di Tronca”, ma di ribaltare il ragionamento per cui i diritti inalienabili sanciti in Costituzione sono vincolati al pareggio di bilancio, rivoluzionando l’approccio politico impresso dalla Costituzione stessa nel 1948 per cui i diritti prevalgono sulle ragioni di politica finanziaria. Invece di capovolgere l’approccio liberista della finanza che prevale sui diritti, il M5S si mette in scia di un’ideologia di mercato che è quella del partito unico liberista.
Oggi più che mai è allora venuto il tempo di aprire una battaglia politica sul debito cittadino, che imponga al cadavere grillino di aprire quantomeno una discussione pubblica sul bilancio comunale. L’eredità finanziaria delle giunte liberiste è un terreno di scontro politico, non un dato di natura al quale adeguarsi. Quel debito, accumulato da anni di privatizzazioni e alienazioni del proprio patrimonio immobiliare, è stata una scelta politica del Pd-Pdl. Chiedere ai cittadini romani di dover saldare il conto di quelle gestioni criminali significa adeguarsi alle volontà del suddetto partito unico. In tal caso, il vincolo di stupidità supererebbe quello europeista.
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