Sul caso Marra ho già anticipato alcune cose nella trasmissione l’”Aria che tira” di venerdì scorso, ma qui posso articolare meglio quel che penso. Iniziamo dalle responsabilità della Raggi.
Già da settembre molti (ero fra questi) restarono assai perplessi di fronte alla nomina della Muraro e di Marra
che sembravano poco coerenti con la promessa di discontinuità che era
stata fatta e che lasciavano presagire guai imminenti per la neo nata
giunta (dell’avviso di garanzia alla Muraro si ventilava già da luglio, quanto a Marra era chiacchieratissimo da anni),
ma la Raggi difese a spada tratta i due, peraltro senza mai spiegare
per quali motivi fossero così insostituibili. Poi vennero i casi Frongia
e Romeo, il balletto degli assessori, la questione irrisolta del
segretario generale e, soprattutto, l’assenza di segnali di svolta nella
gestione dei rifiuti e in quella dell’Atac.
Dopo, è iniziata la campagna
dell’Espresso che ha rivelato documenti come quelli relativi
all’acquisto “scontato “ della casa da parte di Marra. Una semplice
visura catastale che avrebbe potuto (e dovuto, sottolineo: dovuto) fare
la Raggi che, invece, si intestardiva a difendere Marra, sempre senza
spiegare quali fossero le eccelse virtù che lo rendevano insostituibile e
nonostante le resistenze nel movimento si infittissero.
Dunque, la Raggi si è assunta in pieno la responsabilità di aver nominato e difeso un alto dirigente amministrativo
nonostante ci fossero elementi molto concreti per sospettare che fosse
un corrotto. Che gli eventuali reati risalgano a prima della sindacatura
Raggi non ha nessun rilievo: tu non puoi nominare dirigente un
personaggio sospetto e se lo fai, quando poi il bubbone esplode, sul
piano politico, rispondi al pari dell’inquisito.
Ora arrivano insieme le due tegole di Muraro e Marra e le giustificazioni offerte dalla Raggi peggiorano ancora le cose. Era un tecnico? No, era un alto dirigente amministrativo con evidente, dichiarata, rivendicata influenza sul sindaco. Era
uno dei 23.000 dipendenti fra i tanti? E’ una frase così spudorata che
basterebbe da sola a chiedere le immediate dimissioni della Raggi: crede
che gli elettori siano tutti imbecilli disposti a bersi qualsiasi cosa
dica?
A parte il fatto che aveva mansioni che
non erano quelle di un qualsiasi dipendente del comune, la sindaca si
sarebbe spesa così tanto per un qualsiasi dipendente che conosceva
appena?
Meglio ancora: “era un dirigente comunale da 10 anni e ci siamo fidati”.
Cioè ti sei fidata di un dirigente amministrativo che ha collaborato
con le giunte di Mafia Capitale? Se fosse vero, la Raggi andrebbe
mandata via a pedate per l’assoluta imbecillità dimostrata.
Se si trattasse di una partita a
tressette si direbbe che “stiamo già fuori con l’accuso”. Basta così, ci
sono tutto gli elementi per lasciare la poltrona ed, ovviamente, non
basta dire “mi dispiace”.
Il M5s ha ricevuto un danno di immagine immenso dalla Raggi, ciononostante, Beppe Grillo e Davide Casaleggio hanno deciso di graziarla ad alcune condizioni: rimozione di Frongia e Romeo, nomina a vicesindaco di Colomban.
Il senso della decisione è troppo chiaro, per dover essere illustrato:
ammettere il fallimento su Roma, alla vigilia di elezioni politiche
potrebbe essere rovinoso (stesso timore che ebbero a suo tempo Di Maio e
Di Battista che ora pagano un prezzo eccessivo per quei timori), per
cui teniamo su le pareti ma liquidiamo tutti i resti del “raggio
magico”, ristrutturiamo l’interno. Colomban è uno bravo e si spera che,
mentre la signora si occupi un po’ di più del suo bambino, il suo vice
riesca a mettere a posto un po’ di cose, a prendere le misure necessarie
e magari fare qualche miracolo sui punti deboli di ambiente e traffico,
così da riscattare l’immagine della giunta.
Riconosco che la liquidazione del raggio
magico è stata veloce e che Colomban sia una persona di onestà e
abilità manageriale indiscussa, ma temo che si sia già fuori tempo
massimo. Mi auguro (ed auguro al M5s) di stare sbagliando e che la loro
manovra riesca, ma temo che la scelta possa rivelarsi un
rimedio peggiore del male e che il povero Colomban si trovi di fronte ad
una situazione disperata.
In primo luogo Roma è di per sé un caso
difficilissimo ed ora più che mai. Poi è evidente che il pressing dei
media ostili, degli altri partiti eccetera, si farà ancora più
stringente.
Cosa accadrebbe nel caso, tutt’altro che impossibile, ci fosse un avviso di garanzia alla stessa Raggi?
A questo punto a finire nel tritacarne non sarebbero solo Di Maio o Di
Battista ma direttamente Grillo e Casaleggio e questo non deve
assolutamente accadere. Inoltre, dopo il disastro di immagine subito,
qualsiasi raffreddore diventa polmonite ed il rischio è di travolgere
anche Colomban.
Capisco che ammettere lo sbaglio
abbia un costo molto alto, ma non ammetterlo potrebbe avere un costo
ancora peggiore, soprattutto perché dobbiamo fare attenzione all’insidia
maggiore: quello che dirà Marra che, per difendersi, trovare
attenuanti, fare scaricabarile, trovare indulgenze ecc. chissà cosa
tirerà fuori (vero o falso non ha assolutamente nessuna importanza in
questo contesto). E l’aperitivo è già arrivato con le dichiarazioni di
Rodolfo Murra (avvocato del comune) che riferisce pretese frasi di Marra
e che leggiamo sui giornali di domenica: da due anni lavoravo per i 5
stelle per le nomine. Già, ma lavorava per il M5s o lavorava sul M5s per
espugnarlo? E’ un quesito che dobbiamo porci.
E tutta questa vicenda ci
rimanda ad un problema più generale: il modello organizzativo del M5s
che è il suo vero tallone d’Achille. L’assenza di una struttura
organizzativa pur minima, l’eccessivo affidamento fatto sulla rete, la
scelta di candidati improvvisati e di nessuna affidabilità sono
formidabili punti di debolezza. Questo è un modello che rende troppo
fragile e scalabile il movimento. Ma ne parleremo prossimamente in un
pezzo ad hoc, per ora ci limitiamo ad osservare che cavare un dente
irrimediabilmente guasto può essere doloroso, ma aspettare che monti
l’ascesso e vada in suppurazione può essere molto più doloroso e
pericoloso.
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