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05/03/2017

Fidarsi dei carabinieri? Non ci riescono più neanche i magistrati...

Lasciamo perdere la telenovela Renzi-padre-figlio-Romeo-Lotti e frattaglie varie. Ne emerge, come abbiamo scritto, un quadro da fine impero, con boss politici di terz’ordine e “squadre di governo” fatte di gruppi familistico-amicali che in nessun modo può essere oggetto di analisi di lungo periodo. Giustamente, se ne può occupare solo la cronaca. Non a caso soprattutto giudiziaria.

Sia che si parli di Italia, di Stati Uniti o di Francia, la politica è una zona contendibile affollata di mezze figure, prive di qualsiasi visione progettuale sul futuro, sottoposta ai diktat dell’economia finanziaria globale ed esposta a ricatti, indagini, accuse. Esemplare in questo senso la vicenda Usa, con un neopresidente apertamente osteggiato per mesi dalla Cia – la Cia! – che ora accusa il predecessore di averlo tenuto sotto intercettazioni durante la campagna elettorale.

La magistratura, in questo vuoto programmaticamente voluto – basti guardare al cosiddetto “parlamento europeo”, l’unico al mondo privo di qualsiasi potere legislativo – emerge un po’ dappertutto come potere residuale (stante l’antica tripartizione tra esecutivo, legislativo e giudiziario), ma con alcuni pesanti handicap: assenza di legittimazione popolare, frequente dipendenza dal potere esecutivo, forte “sensibilità” verso i poteri economici. Eccezioni a parte, naturalmente...

Sembrerebbe dunque che al cittadino bisognoso di legalità non sia rimasto che aggrapparsi alle strutture poliziesche, alle cosiddette “forze dell’ordine”. Anche qui, noi comuni cittadini non sudditi, troviamo ogni giorni forti motivi di sarcasmo, diffidenza, estraneità e – in molti casi – ostilità reciproca (cariche in piazze, pestaggi nei commissariati, uccisioni frequenti e immotivate di poveri cristi).

Dal lato dell’establishment, comunque, si è continuato a incensare questo presunto “presidio di legalità” a dispetto di evidenti dipendenze partitiche, corruzione dilagante (gli appalti dell’esercito riservano più sorprese della media nazionale, pare...). In testa a tutte le classifiche sulla residua “fiducia degli italiani” campeggia da sempre la Benemerita, ovvero i Carabinieri.

La notizia del momento – non a caso pressoché silenziata sulla stampa di regime – è che proprio un ramo dei Carabinieri è stato sollevato da un’indagine affidatagli dalla magistratura.

Stiamo parlando del Noe (Nucleo operativo ecologico), cui gli inquirenti napoletani avevano affidato le indagini sull’imprenditore Alfredo Romeo, poi allargatasi al “gliglio magico” renziano e al padre dell’ex premier. I giudici romani, guidati dall’esperto Giuseppe Pignatone (che si era fatto le ossa e la blindatura in quel di Reggio Calabria), hanno osservato che ogni loro iniziativa destinata a restar riservata (fin da quando l’indagine era ancora napoletana) finiva immancabilmente sui tavoli dei cronisti e nelle orecchie degli indagati. Non essendoci altri a conoscenza di certi dettagli, a causa di “ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto, sia prima che dopo la trasmissione degli atti a questo ufficio, la procura di Roma ha revocato al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri la delega per ulteriori indagini, che è stata affidata al Nucleo investigativo di Roma dell’Arma”.

Direte: sempre di carabinieri si tratta. Ed è vero. Ma i nuovi inquirenti partono con gli occhi addosso, devono misurare ogni passo. E anche il giro degli inquisiti più potenti deve cambiare in corsa il giro delle conoscenze che possano portare agli stessi risultati (soffiate che consentano loro di difendersi da intercettazioni o pedinamenti).

C’è un ma, comunque. Nell’inchiesta ci sono i nomi anche di due esponenti di vertice dei carabinieri: il comandante provinciale di Firenze, Emanuele Saltalamacchia, e addirittura il comandante generale, Tullio Del Sette. Quest’ultimo è sospettato di aver comunicato a Luca Lotti – ex sottosegretario alla presidenza del consiglio, attuale ministro dello Sport, da sempre considerato “spicciafaccende” per conto di Matteo Renzi – che esisteva un’indagine a carico del padre del premier o comunque a ridosso dei vertici della Consip.

Anche le “forze dell’ordine” sono insomma un pilastro pesantemente tarlato.

Resta da vedere se questo “Stato” abbia ancora qualche anticorpo in circolazione. I marcatori tumorali, invece, proliferano alla grande...

Ultimo'ora: La Procura di Roma ha avviato una serie di procedimenti contro ignoti. Ma dopo la revoca delle indagini al Noe dei carabinieri, a nessuno sfugge che l'obiettivo degli inquirenti è individuare quei "pubblici ufficiali" che hanno avuto a che fare con l'inchiesta, sospettati come responsabili della fuga di notizie.

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